Vino santo doc e Reboro in vetrina a Bruxelles 

Marco Pisoni, per l’associazione che riunisce i vignaioli della Valle dei Laghi,   li ha presentati nell’Ufficio provinciale per i rapporti con l’Unione europea


di Daniele Erler


VALLE DEI LAGHI. Dalla Valle dei Laghi all’Europa: i vini locali hanno avuto una vetrina eccezionale nei giorni scorsi a Bruxelles. Il Vino santo trentino doc e il Reboro sono stati presentati nella sede dell’Ufficio per i rapporti con l’Unione europea della Provincia autonoma di Trento, dove erano stati invitati giornalisti belgi del settore e rappresentanti di alto livello delle istituzioni comunitarie.

A rappresentare l’associazione che riunisce i vignaioli del Vino santo c’era Marco Pisoni, titolare con il fratello dell’omonima azienda agricola. «È un onore poter raccontare il nostro lavoro e far assaggiare i nostri vini in un contesto importante come quello delle istituzioni europee – ha detto Marco Pisoni –. Il Vino santo è un vino straordinario che merita di essere conosciuto in tutto il mondo: pochi altri vini dolci hanno queste caratteristiche, e dobbiamo fare di tutto per inserirlo nell’olimpo delle eccellenze enologiche mondiali. Così come il Reboro, vino che incarna perfettamente quella dialettica tra innovazione e tradizione che è sempre il cardine dell’agricoltura: un progetto collettivo basato sull’amicizia e sulla condivisione dei saperi. Rappresenta un unicum assoluto, di cui tutto il mondo del vino trentino deve andare fiero».

In effetti la storia che sta dietro al Reboro merita di essere riscoperta, al di là dell’incontro promozionale di Bruxelles. I primi esperimenti sono di dodici anni fa, quando un gruppo di agricoltori e amici della Valle dei Laghi hanno unito le loro conoscenze, facendo i primi tentativi di appassimento dell’uva Rebo. Si tratta di un nuovo vitigno, creato negli anni Cinquanta da Rebo Rigotti, ricercatore di Padergnone. Il Rebo nasce dall’incrocio del fiore del Teroldego con quello del Merlot. Il resto – come già avveniva storicamente per il Vino santo – lo fa la tipica brezza dell’Ora del Garda. Dopo la vendemmia le uve biologiche raccolte in piena maturazione vengono lasciate appassire sulle “arele”, i graticci tipici della valle. Dopo la spremitura e la successiva vinificazione, il reboro matura per tre anni in botte di rovere, dove acquisisce eleganza e struttura. Ne risulta un vino importante, di colore rosso rubino, con un profumo floreale intenso, con note di liquirizia e confettura di frutti rossi. Il sapore è pieno, morbido e avvolgente: ricorda la frutta di sottobosco, con sfumature di caffè e un sentore di vaniglia.

Ma al di là del gusto e della qualità, forse l’aspetto più interessante – sottolineato anche a Bruxelles – è proprio la storia dietro al vino. L’idea imprenditoriale di creare qualcosa di nuovo, per rispondere alle richieste del mercato, mantenendo però immutata l’identità propria della Valle dei Laghi. Dopo i primi esperimenti, la produzione vera e propria è iniziata con la vendemmia del 2011.













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