«Tigli, ci hanno impedito il referendum» 

Mezzolombardo, la Provincia dà ragione alle minoranze: non si può vanificare il potere dell’istituto


di Marco Weber


MEZZOLOMBARDO. L'Ufficio affari giuridici e personale degli enti locali della Provincia dà ragione alle minoranze relativamente alla mancata effettuazione del referendum consuntivo sull'abbattimento dei tigli di via Degasperi. Perché se è vero che, trattandosi di un referendum consultivo, l'esito non avrebbe vincolato la giunta capitanata da Christian Girardi: ovvero i tigli avrebbero potuto comunque essere abbattuti anche se il referendum avesse dato ragione a chi l'abbattimento non lo voleva. Rimane il fatto che il comportamento della giunta ha provocato come conseguenza il fatto che il referendum non si è potuto fare. La giunta infatti ha “deciso di non decidere” quando è stato il momento di stabilire se il quesito referendario era ammissibile o meno. Avvalendosi da quanto previsto nel regolamento comunale, infatti, un gruppo di cittadini aveva raccolto un numero di firme sufficiente per chiedere all'amministrazione comunale di indire un referendum attraverso il quale verificare se la decisione di abbattere i tigli era appoggiata effettivamente dalla maggior parte della popolazione, come sostenuto dal sindaco e dai suoi. Il referendum invece non si è fatto.

Il motivo? Quando è stata ora di decidere, in consiglio comunale, se dire si o no al secondo quesito referendario (il primo era stato bocciato) la maggioranza non ha votato, si è astenuta. I soli voti delle minoranze ovviamente non potevano essere sufficienti per far passare la mozione e conseguentemente il quesito. Astenendosi quindi, ovvero non approvando né disapprovando il quesito, nei fatti il referendum è saltato.

«È grave sia stato leso il diritto dei cittadini di esprimersi attraverso il referendum!», affermano tutti i consiglieri di minoranza. Nella lettera, ricevuta anche dal sindaco, spedita dall'ufficio affari giuridici della Provincia in risposta a una sollecitazione delle minoranze, è scritto chiaramente che «non si ritiene possibile che il consiglio abbia il potere di vanificare l'istituto (del referendum, ndr)» . Nella missiva si chiedono lumi al comune di Mezzolombardo «in merito alla vicenda e al suo svolgimento, soprattutto relativamente ai profili di legittimità riguardanti il mancato rilascio del giudizio di ammissibilità». Traducendo dal burocratese, la domanda è questa: in base a quali motivi e appigli avete deciso, sindaco e consiglieri di maggioranza, di non autorizzare, nei fatti, lo svolgimento del referendum consultivo riguardante l'abbattimento dei tigli? Tigli che nel frattempo sono stati abbattuti, ma non è questo il punto. I tigli potevano essere abbattuti, qualunque esito il referendum avesse avuto. Ma il referendum, dice la Provincia, andava fatto.













Scuola & Ricerca

In primo piano