mezzolombardo 

Livio Ghezzi, entusiasta della vita 

Chiesa parrocchiale affollata ieri per il funerale dell’ex assessore 


di Marco Weber


MEZZOLOMBARDO. Erano in tanti nella chiesa parrocchiale coloro che hanno voluto stringersi attorno ai famigliari di Livio Ghezzi, classe 1937, morto nei giorni scorsi dopo una lunga malattia. Persona molto conosciuta in paese per la sua attività di imprenditore nel campo dei trasporti su ruote, negli anni Ottanta era stato anche assessore allo sport nella giunta capitanata dal sindaco Umberto Vanzi. Figlio di Giuseppe Ghezzi e di Angelina Albertini, Livio Ghezzi iniziò giovanissimo a viaggiare a bordo dei camion della ditta di famiglia e per parecchi anni ha girato in lungo e in largo l'Italia trasportando merci di ogni tipo. I camion di allora, parliamo degli anni 50 e 60 del secolo scorso, erano molto più difficili da guidare e molto meno confortevoli (per non dire che non lo erano affatto) dei camion attuali. Però viaggiare, sia pure per lavoro, per il giovane Livio Ghezzi era comunque una bella avventura. «Raccontavi la parte positiva dei tuoi viaggi – ha detto il figlio Giorgio dal pulpito alla fine della cerimonia funebre -, la possibilità di vedere tante cose che tanti tuoi paesani allora non avrebbero potuto vedere. Infatti quando andavi a Roma con il camion a consegnare le mele, prendevi con te il vestito buono e approfittavi dell'occasione per andare a teatro. Dicevi anche che una delle cose belle dell'autista era la possibilità di conoscere e apprezzare le varie specialità culinarie d'Italia. Eri un buongustaio».

Subentrato al papà Giuseppe nel 1957 alla guida della ditta di famiglia, nel 1962 Livio Ghezzi ha costituito una società con Gianni Luchin, la Ghezzi & Luchin appunto, e per più di trent'anni assieme i due amici hanno portato avanti e ingrandito la loro ditta di trasporti. Sposato con Rita Wegher, ha avuto tre figli maschi i quali lo hanno fatto diventare nonno di sei nipoti, tutti molto affezionati a quest'uomo «sempre attivo e costantemente entusiasta della vita», come ha ricordato la nipote Chiara, figlia di Ennio. Anche lei ha voluto infatti salutare l'amato nonno dal pulpito: «Ciò che lo rendeva veramente felice era l'affetto per la famiglia e per gli amici. Pensando a lui lo vediamo felice seduto a tavola con le persone alle quali voleva bene». Nel 1994, quando Gianni Luchin decise di andare in pensione, Livio prese la decisione di cedere la maggior parte delle quote della società ai figli Giorgio e Giuseppe mentre Ennio decise di intraprendere in autonomia un'attività sempre nel mondo delle spedizioni su ruote.

Livio Ghezzi, anche da pensionato non ha comunque mai mancato di essere vicino ai propri figli continuando ad essere costantemente un punto di riferimento, un importante ed esperto consigliere. «Non esiste viaggio che non abbia termine». Con queste parole di Seneca, Giorgio ha voluto iniziare il saluto rivolto pubblicamente al suo papà. Saluto concluso così: «Grazie papà, il tuo è stato un viaggio molto movimentato. Riposa in pace».















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