La “Cantina di montagna” nel club Cembrani doc 

Nuovo salto di qualità della “filiale” della cantina LaVis che entra nel consorzio nato nel 2012 per valorizzare l’unicità territoriale e le produzioni di eccellenza


di Daniele Erler


CEMBRA . Ora è ufficiale: Cembra cantina di montagna – la “filiale valligiana” della cantina LaVis – è entrata a far parte del consorzio “Cembrani doc”. Se ne parlava da almeno un anno, ma solo nei giorni scorsi l’ingresso è diventato ufficiale. È un passo importante e un ulteriore salto di qualità per un consorzio nato nel 2012 dalla volontà delle cantine e distillerie a conduzione famigliare della valle, con l’obiettivo di promuovere l’unicità territoriale della val di Cembra, dei suoi agricoltori e delle sue produzioni di eccellenza.

Anche perché la cantina di montagna porta con sé in dote trecento agricoltori con trecento ettari di vigneti terrazzati. Sono l’espressione di una storia decennale che ora si cercherà di promuovere anche dal punto di vista turistico.

L’idea è semplice da teorizzare, ma più difficile da mettere in pratica.

C’è solo un modo per mantenere viva la tradizione, promuovere la propria identità, e superare i rischi di globalizzazione e crisi economiche: bisogna fare rete e sviluppare sinergie fra realtà diverse. Per questo oggi il consorzio ha messo in campo una serie di rapporti, creando una rete di ventuno “amici Cembrani doc”. Ne fanno parte macellerie, alberghi, aziende di erbe officinali e confetture, agriturismi, ristoranti, rifugi e persino un caprificio e un birrificio. Con l’ingresso della cantina della LaVis i soci veri e propri del consorzio salgono invece a otto.

«Fra le numerosi valli del Trentino forse nessuna come la val di Cembra ha un legame così profondo con la terra», ha scritto Giuliana Andreotti, professoressa dell’Università di Trento, fra i massimi esperti di geografia culturale e architettura del paesaggio. Il problema è che la val di Cembra è sempre sospesa fra il rischio di isolamento o spopolamento e invece la volontà di rilanciarsi. Superando la crisi del porfido e affiancando all’agricoltura una nuova vocazione turistica. Gli appigli non mancano: a partire ovviamente dalla bellezza dei paesaggi. Poi di recente l’Unesco ha riconosciuto l’arte di costruire i muretti a secco come patrimonio immateriale dell’umanità.

È un riconoscimento generale, non legato territorialmente alla sola val di Cembra. Ma qui i muretti a secco sono un po’ ovunque, costruiti per la sopravvivenza di un’agricoltura eroica. Solo che al capitale del paesaggio bisogna affiancare la promozione del capitale umano: l’unione fra territorio, persone e prodotti. Ed è proprio quello che cerca di fare il consorzio, promuovendo eventi in valle e nel mondo virtuale di internet.

Ma anche, dal 2013, con una linea di prodotti del consorzio: “708km bianco”, “708km rosso” e “708km grappa”. I 708 chilometri sono quelli di estensione lineare dei muretti a secco della vallata. È una scelta di marketing territoriale. Un modo per unire, appunto, territorio, persone e prodotti.

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