Il Comune chiede all’A22  60 mila euro di Cosap 

Lavis, dopo il contenzioso per la raccolta dei rifiuti si apre un nuovo fronte tra l’ente e la società. E tutto per un terreno che non è stato accatastato



LAVIS. Sarà un caso o forse no ma i contenziosi tra il Comune di Lavis e l’A22 si moltiplicano. Dopo il caso della raccolta dei rifiuti dalle piazzole e dall’area di sosta che la società di via Berlino ha deciso di appaltare tramite bando escludendo il Comune lavisano (come altri) sul cui territorio passa un tratto di autostrada (sulla scorta di una sentenza della Cassazione), ora si profila la “guerra” della Cosap, il canone per l’occupazione del suolo pubblico. Tantoché dalla sede municipale di via Matteotti è stato messo insieme l’incartamento per richiedere all’A22 la riscossione coatta di 60mila 483,22 euro netti, non proprio due “lire”, per il canone non ancora versato che si riferisce al 2012. E se ne affida il compito a Trentino riscossioni, società in house partecipata dal Comune di Lavis e con la quale è attiva un’apposita convenzione.

Una determina in tal senso, firmata dal responsabile del settore ragioneria del Comune, è ormai agli atti. Cosa c’entri poi la Cosap con l’A22, e come la società sia stata tirata in ballo nuovamente è presto detto. Secondo la ricostruzione del sindaco Andrea Brugnara, al centro della querelle è un terreno che si trova tra Lavis e Zambana, ma su territorio lavisano, che all’epoca della costruzione dell’Autobrennero, correvano gli anni Sessanta, venne espropriato alla bisogna. Peccato che qualcosa sarebbe andato storto, tra una carta e l’altra e all’esproprio non sarebbe seguito l’accatastamento. Il che sta a significare che per quanto l’A22 ci abbia fatto quel che ci doveva fare utilizzando l’area, la proprietà sarebbe rimasta ancora in capo al Comune di Lavis. Per tutti questi anni. Senza che qualcuno se ne accorgesse o perlomeno avesse dato un’occhiata al brogliaccio, sapendo dove cercare, ovviamente.

Si sa che in questi periodi di bilanci pubblici tirati all’osso a quattro soldi in più non si rinuncia, potendo. Tantoché qualche solerte funzionario comunale, ricordandosi anche di vecchie e più recenti sentenze in tal senso, per quanto contradditorie, magari ricordandosi di voci che giravano a proposito di quel fantomatico terreno, deve aver messo le “mani in pasta” nella pratica suggerendo al primo cittadino la possibilità, l’eventualità che si potesse fare qualcosa. Avendone il via libera.

Da quanto abbiamo capito, più in là del 2012 non si poteva andare essendo le precedenti annate ormai in “prescrizione”, per così dire, con termine certo improprio ma tanto per capire. Ma da lì si è partiti. E magari si proseguirà. E con tutta probabilità potrebbe nascerne un contenzioso, di quelli che portano alle calende greche, a meno che via Berlino non decida di pagare pronta cassa. Per quanto il sindaco qualche dubbio ce l’abbia, anche di riscuotere effettivamente, almeno a tempi brevi. Oppure sia mai che tra un contenzioso e l’altro non si arrivi a qualche forma di transazione. Ma sono voci maliziose. Che però in paese già girano. Chiacchiere da bar, come è ovvio che sia. (pa.pi.)













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