Merano

L'allarme dello chef stellato: «Così si rischia un nuovo lockdown» 

Ripresa e timori per le varianti, il monito di Andrea Fenoglio: «Noi ristoratori fino a poco più di un mese fa protestavamo per poter lavorare. Ora vedo comportamenti che mi fanno tremare» 


Jimmy Milanese


MERANO. L'esperienza dovrebbe essere una buona consigliera ma, offuscata la mente dall'inebriante ripresa dei consumi e dall'inaspettata performance della nazionale di Mancini, sempre più le misure sanitarie che ancora oggi impongono il distanziamento sociale e l'uso della mascherina sono state recentemente eluse da comportamenti collettivi dalle conseguenze ancora difficili da prevedere. È questo l'allarme lanciato dallo chef stellato Andrea Fenoglio che in un post si chiede dove siano ora i colleghi ristoratori che «fino a poco più di un mese fa protestavano per poter lavorare», scrive lo chef stellato che aggiunge: «Come si fa ad accettare una situazione così male gestita che sta già cominciando a prendere una brutta piega, senza esprimere una chiara preoccupazione nelle giuste sedi?».

Sono parole che esprimono dispiacere nel constatare che quei ristoratori i quali fino a un mese fa erano chiusi e protestavano per poter aprire, oggi non siano i primi a lamentarsi per il diffuso mancato rispetto delle normative sanitarie, nonostante i dati dimostrino una ripresa dei contagi legati anche alla variante Delta.

«Come categoria i ristoratori non hanno una rappresentanza a loro esclusivamente dedicata e oggi che dopo mesi torniamo a poter lavorare, molti di noi vedono i clienti, quindi l'incasso, dimenticando di far rispettare le regole, come nelle serate di calcio abbiamo visto. È tutto comprensibile ma qualcuno sopra le nostre teste dovrebbe intervenire. Invece, chi ci rappresenta porta avanti gli interessi contemporaneamente di ristoratori, baristi e negozianti che spesso divergono in modo palese. E il risultato è l'inerzia di fronte a comportamenti che rischiano di ritornarci addosso come un boomerang», sottolinea Fenoglio che ci tiene a chiarire ulteriormente la sua posizione.

«Sono fortemente preoccupato da quello che vedo in giro: un film già andato in onda con in più gli Europei che si sono aggiunti alla sceneggiatura del 2020. Sono terrorizzato che in autunno si arrivi di nuovo a chiudere le aziende, e i ristoranti per primi, come sempre è successo in questa pandemia. Per questo motivo, vorrei essere rassicurato dalle istituzioni che permettono il secondo tempo del film dell'anno scorso e hanno permesso i maxischermi per gli Europei. Da loro vorrei sapere che si sta facendo tutto a ragion veduta e quindi non ci saranno contagi e lockdown», chiosa Fenoglio che però suggerisce ironicamente al governo nazionale o locale di prepararsi questa volta per tempo e per ogni evenienza. «Un altro modo per tranquillizzarmi è trovare i modi e le risorse per sostenere i ristoratori in caso di ulteriore lockdown in egual misura come è stato fatto in Austria», aggiunge il titolare del ristorante Sissi.

«La paura di un nuovo e imminente lockdown sta spingendo molte persone oggi in disoccupazione a non accettare lavori per paura di un'ulteriore chiusura e quindi essere costretti ad entrare di nuovo in cassa integrazione: perché tutti oggi sanno che la disoccupazione ti arriva subito mentre la Cig ci mette mesi», spiega Fenoglio.

«Viviamo di pubblico che è mancato ma questi comportamenti collettivi irresponsabili che si vedono in giro non vorrei ci riportasse all'autunno del 2020», specifica Fenoglio che conclude con uno confidenza preceduta però da uno sfogo: «Noi ristoratori siamo gli unici a dover tenere il distanziamento e le mascherine nei nostri locali, ma basta guardarsi in giro e anche per i festeggiamenti per gli Europei si è visto di tutto. Lo dico da tifoso ma vedere certi assembramenti mi ha fatto male. Pochi giorni fa ho avuto a cena un notissimo giocatore di una nazionale eliminata a sorpresa dalla competizione continentale e abbiamo discusso anche della decisione presa dai vertici Uefa per quanto riguarda la presenza dei tifosi negli stadi. Questo calciatore che ha vissuto quei momenti mi ha confessato di essere rimasto lui stesso senza parole di fronte a stadi stracolmi, in quanto non capiva come le istituzioni avessero potuto permettere una situazione del genere con la variante Delta sempre più galoppante».













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