Sanità

Istituzione dello “psicologo di base”: dibattito al Consiglio di Trento, critiche da parte dell'Apss, d'accordo Ordini e Consulta salute

I due ddl si riferiscono al servizio di psicologia di base e a quello di psicologia delle cure primarie. Per Elena Bravi, direttrice dell'Integrazione socio-sanitaria e già direttore dell'Unità operativa psicologia: “Rischio di sovrapporre interventi a un costo elevatissimo”



TRENTO. La quarta commissione del Consiglio provinciale di Trento ha effettuato le audizioni relative ai disegni di legge 1 e 13 di istituzione di un servizio di psicologia di primo livello, presentati dai consiglieri di minoranza.

In particolare - informa una nota - sono stati sentiti i portavoce dell'Azienda provinciale per i servizi sanitari, gli Ordini degli psicologi, dei Medici e degli odontoiatri, della Consulta provinciale per la salute, della Federazione della cooperazione, di Consiglio delle autonomie locali e del Consorzio dei Comuni. I due ddl - riferiti al servizio di psicologia di base e al servizio di psicologia delle cure primarie - sono stati firmati rispettivamente da Lucia Coppola (Verdi e Sinistra) e da Paola Demagri (Casa autonomia), Francesco Valduga, Michele Malfer e Chiara Maule (Campobase), Paolo Zanella, Francesca Parolari, Lucia Maestri, Mariachiara Franzoia, Michela Calzà e Alessio Manica (Pd).

Per l'Apss è intervenuta Elena Bravi, direttrice dell'Integrazione socio-sanitaria e già direttore dell'Unità operativa psicologia, che ha parlato del rischio di "sovrapporre interventi a un costo elevatissimo: la psicologia è già di primo livello con i consultori, con uno psicologo ogni 100.000 abitanti".

"Prevedere a pioggia una cosa del genere rischia di essere una manovra molto costosa e poco efficace. Le prestazioni già garantite, ha aggiunto, sono 60.000 all'anno, con una media di circa otto prestazioni per utente. L'Unità operativa, ha aggiunto, è uno degli esempi unici in Italia, il Trentino è indicato altrove come esempio di eccellenza", ha affermato, definendo la una proposta "molto populista ma molto rischiosa".

Al contrario, si sono detti d'accordo con la proposta i portavoce dell'Ordine degli psicologi, dell'Ordine dei medici e della Federazione delle cooperative, mentre il presidente della Consulta provinciale per la salute ha parlato della necessità di "trovare strumenti innovativi per far fronte a fenomeni relativamente nuovi". 













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