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In Trentino i primi profughi dall’Ucraina: 16 attesi per oggi, c’è un bimbo di un mese e mezzo

Sono ancora in viaggio, bloccati per ore alla frontiera ungherese. La Provincia pronta ad altri arrivi, in particolare donne e bambini. Il Comune apre l’ostello della gioventù



TRENTO. Sei persone sono già arrivate, accolte da parenti e amici che avevano qui in Trentino. Il gruppo più consistente, 16 persone, dovrebbero arrivare invece oggi (27 febbraio): sono i primi profughi ucraini in fuga dalla guerra. Tra loro anche un bambino di solo un mese e mezzo.

Per questi ultimi il viaggio si è complicato, erano attesi già ieri ma sono rimasti per ore bloccati al confine con l’Ungheria, ancora non è chiaro se a causa dell’alto numero di persone in fuga che cerca di varcare le frontiere in queste ore, scappando dalla guerra scatenata da Putin.

Nella mattinata di oggi sono ripartiti e la macchina dell’accoglienza trentina è pronta a mettersi in moto.

“Il settore delle politiche sociali della Provincia è stato attivato per contribuire all’accoglienza dei primi richiedenti asilo provenienti dall’Ucraina”, ha confermato ieri il presidente della Provincia Maurizio Fugatti con riferimento ai primi due nuclei familiari in fuga dal conflitto. Si tratta di sei persone, legate fra loro da vincoli di parentela e che stanno facendo tappa a Trento dove, affrontando non poche difficoltà, si sono ricongiunti con altri parenti già presenti nella nostra provincia.
“Siamo in contatto con il Commissariato del Governo ed il Comune di Trento - aggiunge Fugatti - ed abbiamo attivato anche Cinformi dal momento che ci attendiamo nuovi arrivi in Regione, in particolare donne con bambini al seguito”.

E il sindaco Franco Ianeselli, intervenuto ieri alla manifestazione che in piazza Dante ha raccolto 2 mila persone contro la guerra in Ucraina, ha annunciato che il Comune riaprirà l’Ostello della gioventù proprio per accogliere i profughi: “Qualcuno mi ha chiesto “pensate di accoglierli?”. Non ha senso neanche chiederlo. Il nostro Ostello si aprirà a queste persone, serve solidarietà concreta”. 













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