lo studio

Guerra in Ucraina: impatto più alto sui costi dell'energia in Trentino

«Solo il 3,8% delle imprese non reputa importante il problema dei costi dell’energia» spiega Carlo Busato di Confindustria. Che evidenzia che qui c’è una più forte resilienza 



TRENTO. Un impatto più marcato che nel resto d'Italia dell'aumento dei costi dell'energia, catene di fornitura più robuste e diversificate, una più forte resilienza.

Sono queste le principali evidenze relative allo scenario in Trentino emerse dall'indagine diffusa da Confindustria per valutare le principali ripercussioni del conflitto tra le imprese nazionali.

"Rispetto al dato nazionale - rileva il direttore generale Roberto Busato - il nostro dato provinciale evidenzia che il problema dei costi dell'energia risulta accentuato rispetto a quello dei costi delle materie prime. Solo il 3,8% delle imprese trentine non lo reputa importante.

Oltre il 16% delle imprese trentine invece non giudica importante l'impatto dell'aumento del costo delle materie prime".

Questo aspetto, unitamente alla difficoltà di approvvigionamento di materie prime, sta causando l'interruzione, anche solo parziale, della produzione nel 16% circa delle imprese italiane e nel 15% delle imprese provinciali.

Il dato nazionale e quello provinciale si sovrappongono inoltre sulla percentuale di riduzione complessiva della produzione, che nella quasi totalità dei casi rimane sotto il 20% sul totale produttivo.

Rispetto alla media nazionale, le imprese trentine capaci di far fronte a questa situazione senza sostanziali interruzioni di produzione registrano un grado di resilienza più alta: in Trentino, circa il 50% delle imprese afferma di avere un orizzonte di tenuta di oltre un anno, contro il 33,8% del dato nazionale.

A livello nazionale il 36% delle imprese afferma di essere coperto fino a tre mesi, contro il 18% di quelle provinciali.

L'85% delle imprese ha rivisto i prezzi di vendita ed il 42% ricerca nuovi mercati di approvvigionamento: sinonimo di catene di fornitura provinciali più robuste e diversificate rispetto alla media nazionale, viene spiegato.

Il 26% delle imprese nazionali ha utilizzato il credito e la ricerca di linee finanziarie e agevolative per riuscire a far fronte alla mancanza di liquidità.

"Anche in questo caso - conclude Busato - le aziende trentine risultano essere più prudenti, con la percentuale che si attesta al 18%, sinonimo di un maggior ricorso all'utilizzo di mezzi propri nel caso di situazione impreviste". 













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