Lascia il decano degli allevatori 

Il condinese Donato Galante, 73 anni, vende i propri capi alla Federazione: «Questa vita mi mancherà»


di Aldo Pasquazzo


BORGO CHIESE. Nel 2002 a Cavalese l’allevatore condinese Donato Galante aveva vinto il primo premio nel concorso formaggi di malga. Poi in occasione di altre selezioni era sempre approdato nei primi cinque posti. Non c’era manifestazione casearia in cui i suoi formaggi non andassero per la maggiore: era una produzione “doc” che già aveva mercato molto prima di essere stagionata. Ora però, dopo mezzo secolo di lavoro in stalla, Donato ha deciso di gettare la spugna e vendere così le proprie bovine da latte (20) alla Federazione provinciale degli allevatori: «Una decisione sofferta ma oramai inderogabile - afferma - considerato che non avevo un successore ma anche perché le mie condizioni fisiche sono un po’ malandate. Ho qualche problema nel camminare e nello stare sulle gambe».

Con settantatré anni compiuti sulle spalle, non avendo figli Donato ha deciso dunque di farsi in disparte. «Qualche giorno fa ho svuotato gli scantinati di via Sassolo dai formaggi rimasti, considerato che quando ero in attività di forme ne facevo una o due al giorno e per lo più destinate a privati - racconta - quanta tristezza, quanta desolazione nel vedere svuotare quelle scaffalature solitamente cariche di forme da stagionare». In passato Galante aveva fatto “casarada” presso le malghe di Romanterra, Cengledino, Lodranega e Bondolo. In quest’ultimo alpeggio aveva conosciuto Franca Antoniolli, con la quale oramai convive da 20 anni. «Lei, vedova e di origini triestine, con bestie e latte si era sempre adattata», dice Donato.

Inizialmente l’allevatore condinese aveva lavorato come segantino nell’azienda di quella famiglia allargata (Graria e Giacomo Galante ), poi seguendo le orme di mamma Marianna aveva continuato a gestire le bovine prima nella stalla di casa e poi a Mon, a due passi dalla locanda Borgo Antico, il cui caseggiato rimarrà ora abbandonato. «Molto probabilmente mi andrò ad accasare da Franca che ha casa a Cimego». Nostalgia, Donato ? «Un po’ sì, soprattutto quando penso alle mie bestie con le quali convivevo quasi 24 ore su 24. Poi mi mancheranno la mungitura, la lavorazione del latte e quella sveglia mattutina quasi sempre prima delle cinque». Con la chiusura di questa azienda contadina anche la Valle del Chiese perde un suo riferimento storico nell’ambito dell’attività praticata rigorosamente a mano. Da quelle parti, la zona di Mon, ora a fare allevamento e formaggelle restano i fratelli Radoani, il casato Pizzini e la bresciana donna Macarinelli.

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