All’assessora Frigotto il “Premio Solidarietà” 

Il concorso provinciale. La responsabile delle politiche sociali di Caderzone Terme ha ottenuto il riconoscimento per aver approntato il “Corridoio umanitario” per la famiglia afgana


Walter Facchinelli


Caderzone terme. Flavia Frigotto, assessora alle politiche sociali il Comune di Caderzone Terme, nel Palazzo Lodron Bertelli ha ricevuto il “Premio solidarietà 2018” di Ipsia Trentino e “Fondazione Trentina per il Volontariato Sociale”, per il progetto “Un corridoio umanitario a Caderzone”. «Un risultato inaspettato, un primo premio che ci fa molto onore», dichiara la stessa Flavia Frigotto. Un risultato eccezionale, se si considera che il “Premio Solidarietà” è un concorso provinciale promosso dalla Fondazione Trentina per il Volontariato Sociale che nel 2018 ha selezionato ben 27 progetti umanitari. Questo paese “Bandiera Arancione” per l’attenzione nell'accoglienza turistica, la valorizzazione e conservazione del territorio e per la promozione dei prodotti locali, si è caratterizzato per aver vinto una nuova sfida legata all'accoglienza dei rifugiati.

Sistema d’accoglienza

A tempo di record e con tenacia Flavia Frigotto nel 2017 ha approntato un sistema di accoglienza per il nucleo familiare di sette persone composto dal padre Jawdat (36 anni), la madre Chirine (30) e dai loro cinque figli, due maschietti Abdallah (8), Hikmat di otto mesi e tre femminucce Doaa (7), Walaa (5) e Siba (2), che oggi coinvolge una famiglia afgana.

Il progetto/intervento di solidarietà “Un corridoio umanitario a Caderzone” è stato ritenuto meritevole di attenzione, perché ha dato un nuovo volto all'accoglienza. «Un’accoglienza, è stato detto, fatta senza fondi specifici e senza aiuti istituzionali». L'unico punto di riferimento l’appartamento messo a disposizione dei migranti da Bruno Masè, mentre tutti gli aiuti sono stati affidati a un vero e proprio “welfare di comunità”. «Un gruppo di volontari molto affiatato che, coordinato da Flavia Frigotto, è riuscito in poco tempo ad avviare un pregevole processo di integrazione, che ha permesso l'inclusione sociale della famiglia, con la possibilità di usufruire di servizi come la scuola, l'accesso ai viveri e la ricerca dell'abbigliamento.

La targa dorata

Nicoletta Molinari, presidente della “Fondazione Trentina per il Volontariato Sociale”, insieme a Giuliano Rizzi presidente di Ipsia che ne ha segnalato validità e originalità, hanno consegnato a Flavia Frigotto coordinatrice del “corridoio umanitario a Caderzone” l’elegante targa dorata raffigurante un albero di melograno. «un simbolo fin dall’antichità di unità, concordia e unione» è stato detto, frutto «in grado di generare amicizia, suscitare concordia, conservare l’unione tra i popoli, allontanare il male e portare benessere».

Sull’iniziativa è intervenuto il sindaco Marcello Mosca che ha ricordato la serata informativa dell’aprile 2017 che ha presentato alla popolazione il Progetto umanitario e comunicato l’arrivo della famiglia siriana. «Ricordo le domande scomode, gli interventi più duri, paradossalmente, ci hanno aiutati a ritrovarci qui a ritirare questo premio».

Sull'onda dell'entusiasmo del progetto umanitario di Caderzone Terme, in Giudicarie è nato il Comitato “Sopra il Ponte”, una rete di tutte le Associazioni di volontariato giudicariesi che non solo si occupano di migranti ma ampliano gli orizzonti anche a chi si occupa di altre fragilità. Ilaria Pedrini e Walter Berghi hanno presentato questa nuova realtà e si sono complimentati per il traguardo raggiunto.

La famiglia afgana attualmente ospitata a Caderzone Terme ha voluto esprimere gratitudine per l'affetto che la comunità ha loro riservato. Mamma Sara, con un discreto italiano, ha chiamato «famiglia allargata» il gruppo “Accoglienza e Solidarietà”. E Madhjie, la figlia di sette anni, si è detta «felice di essere arrivata in Italia e grata per tutto il bene che circonda lei e la sua famiglia».

Caderzone Terme si può fregiare del titolo di “Comunità accogliente” e può essere annoverata tra i Comuni virtuosi del Trentino perché «promuove solidarietà, inclusione e rispetto» oltre a un’innovativa e alternativa forma di accoglienza.













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