IL DOLORE

Coronavirus, bare sui camion militari portate via da Bergamo: l'Italia sotto shock

I commenti: "Una delle immagini più tristi della storia del nostro paese". L'impresario di pompe funebri: "Sono tre giorni che non dormo, lunedì abbiamo seppellito 40 persone, solo noi"

LE FOTO: Camere mortuarie nelle palestre e nei tendoni



BERGAMO. Hanno causato grandi impressione e dolore sul web le immagini dei camion militari che da Bergamo portano le salme di malati di coronavirus in altre province per essere cremate in quanto nei cimiteri bergamaschi non c'è più posto.

«Questa dei camion dell'esercito che portano via i cadaveri da Bergamo è una delle foto più tristi della storia del nostro paese. Siamo italiani ed è in momenti come questi che tiriamo fuori il meglio di noi. Ne usciremo e lo faremo anche per loro. Tutti insieme», scrive Orazio su Twitter.

Scrive un altro: «Bergamo Mia questa notte non ho più parole, non ho più forza, non ho più nemmeno un "andrà tutto bene". Questa notte ho solo lacrime, ho solo dolore. Bergamo mia ti ho dato troppe volte per scontata. E stanotte pure l'anima urla di dolore».

«È una foto di guerra. L'esercito che porta via le bare in esubero al cimitero monumentale di Bergamo», commenta un altro utente.

 

Coronavirus, camere mortuarie in palestre e tendoni. Le bare trasportate dall'esercito fuori Bergamo

Immane la tragedia del centro lombardo. Nella prima immagine l'ospedale di Ponte San Pietro in Provincia di Bergamo la zona in Italia dove si sono registrati il maggiore numero di contagi: la palestra dell'ospedale è stata adibita a camera mortuaria in assenza di posti (Carlo Cozzoli/Fotogramma). Poi le bare nella chiesa di Ogni Santi nel cimitero di Bergamo e nella tenda protezione civile e il trasporto con le camionette (Ansa / Tiziano Manzoni). Infine l'agenzia funebre a Madone in provincia di Bergamo: "Sono tre giorni che non dormo, lunedì sera ho avuto una crisi di nervi, abbiamo seppellito 40 persone, solo noi», dice l'impresario Nicolas Facheris (foto ag. funebre Facheris)

 

La testimonianza dell'impresario di pompe funebri. «Sono tre giorni che non dormo, lunedì sera ho avuto una crisi di nervi, abbiamo seppellito 40 persone, solo noi», ha la voce rotta Nicolas Facheris, impresario di agenzia funebre a Madone in provincia di Bergamo. Ha 28 anni, troppo pochi per tutto il dolore che gli sta piovendo addosso, anche se fa questo lavoro da 10 anni. È lui che sabato ha scattato le foto delle bare allineate nella cappella al cimitero di Bergamo e nel tendone dell'ospedale Gavazini. «Siamo sommersi dal lavoro - racconta con il tono sbrigativo di chi non può prendersi una pausa neanche per raccontare la situazione drammatica in cui sta lavorando -. È una cosa che non si riesce a spiegare, non riusciamo a fermarci». Fa una pausa, poi aggiunge: «È pesante, è stancante, non vediamo la fine e viviamo con il terrore che il telefono continui a suonare. Molti sono i servizi a cui rinunciamo per la mancanza di tempo, di casse o di accessori». In questi casi le agenzie funebri si passano i servizi fra di loro per riuscire a rispondere a tutte le richieste. «La cosa peggiore però è continuare a dire ai parenti che non possono rivedere il loro caro per via della chiusura immediata del feretro. Tutti i funerali sono tristi, ma quelli delle persone che conosciamo lo sono di più. Ora devo andare, non ho tempo» conclude e chiude la telefonata, e nel suo caso non è difficile credere che di tempo davvero non ne abbia.













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