L’anniversario

Cento anni fa nasceva Lidia Menapace: una vita di impegno civile e antifascista

Nacque il 3 aprile 1924, a Bolzano arrivò anche per amore. Fu la prima eletta in consiglio provinciale e la prima assessora. Partigiana e poi senatrice, morì nel 2020 a causa del Covid. A Bolzano gli eventi per ricordarla


Sara Martinello


BOLZANO. È come se non se ne fosse mai andata, Lidia Menapace. In 96 anni di vita - sarebbero cento oggi - ha lasciato dietro di sé l'immagine vivida dell'impegno civile, antifascista, pacifista. Il suo modo nuovo di fare politica. Dentro le istituzioni come innovatrice, e fuori a consumare le scarpe nelle piazze. Nel centenario dalla sua nascita, il 3 aprile del 1924, il ricordo è più vivo che mai.

Cent'anni oggi, 3 aprile

«Mi posso dimettere da tutto ma non da partigiana», aveva detto di sé. Nata a Novara, prima della Resistenza tra la Valsesia e la val d'Ossola (come partigiana Bruna) Lidia Brisca aveva studiato al liceo Carlo Alberto. La laurea con lode, alla Cattolica, l'avrebbe presa dopo la guerra.«Una ragazza cresciuta nel ventennio fascista in una famiglia progressista e laica, che per spontanea necessità interiore diviene antifascista e partigiana», scrive Sandro Forcato. Titolo: «Assoluta coerenza». Fu così, sotto il segno della coerenza di un marxismo critico e di un femminismo reattivo e puntuale, che avvennero i passaggi successivi dalla Dc (dalla quale Lidia Menapace uscì «per non far violenza alla mia coscienza») al Pci, al gruppo del Manifesto, dal Pdup a Rifondazione comunista, di cui fu senatrice tra il 2006 e il 2008. «Senza mai perdere di vista i movimenti», come dice Guido Margheri.

La prima assessora

A Bolzano Lidia Menapace ci arrivò anche per amore: nel 1951 sposò il medico Nene Menapace. Insegnò Lettere allo scientifico e al classico. Ed entrò nella Dc. Era il 1961 quando al convegno sull'Alto Adige voluto dalla rivista Il Mulino delineò una prospettiva di convivenza e di sviluppo dell'autonomia innovativa ancora oggi. Fu la prima donna eletta in Consiglio, nel 1964, e fu assessora regionale ad Affari sociali e Sanità. Assessora supplente era Waltraud Gebert Deeg, della Svp, che alcuni anni più tardi avrebbe dato alla luce Waltraud Deeg. Al tempo, con il primo statuto di autonomia, le competenze della Regione prevalevano su quelle della Provincia. L'Italia stava andando verso la riforma della sanità, il Sistema sanitario nazionale della ministra Tina Anselmi. Waltraud Deeg racconta: «Avevano un retroterra diverso, ma la vita politica in un mondo maschile non fu facile per nessuna delle due. Eppure fecero molto. L'impronta che insieme diedero al sociale si ravvisa ancora nello statuto di autonomia». Lidia Menapace aveva iniziato a segnare la strada ben prima del 1968. È quanto emerge da un aneddoto di Vanda Carbone: «Sarà stato il '65. Ero in prima o seconda superiore. A Merano al tempo si teneva un corso della parrocchia sull'educazione sessuale. La conferenziera - parlava della nascita - era proprio lei, Lidia Menapace».

Una scelta marxista

Più tardi, Vanda Carbone la votò: «Era una dei nostri che si era emancipata dalla Dc. Per me cresciuta all'oratorio, era l'icona eretica che meglio mi rappresentava». Perché il Sessantotto venne e per liberarsi del «disagio di stare con la Dc» Lidia Menapace fece la scelta marxista. Nel 2020 Toni Serafini parlò di quella conversione come di «un viaggio dentro la sua coscienza e la sua cultura». Quella decisione le costò il contratto di lettrice alla Cattolica. Ma le stava stretto anche il Pci, che nel 1968 la candidò alle regionali. Così rispose alla chiamata del Manifesto, nel 1969, nel nucleo fondatore con Rossana Rossanda e Luciana Castellina.Più tardi aderì al Pdup, fondò il Movimento politico per l'alternativa, nel 2006 fu eletta senatrice da indipendente con il Prc. «Con la famosa polemica sulle Frecce tricolori», soggiunge Margheri.Diede un contributo puntuale anche sui vari referendum, dalla «devolution» di Berlusconi alla riforma Renzi-Boschi, fino alla riduzione del numero dei parlamentari. Secondo Margheri, «sarebbe stata critica anche sugli attuali tentativi di stravolgere la Costituzione: l'autonomia differenziata, che è il contrario di un federalismo solidale, e il premierato, lei convinta parlamentarista».

Per le donne, con le donne

Lidia Menapace fu una femminista. Si impegnò per la legge 194, entrò nel comitato per i diritti civili delle prostitute. Apprezzava il lavoro di Alma Sabatini, le sue raccomandazioni per un uso non sessista della lingua. «Sapeva che non basta essere biologicamente donne per essere innovative. Ci vuole la cultura del cambiare i modi di fare politica, facendo rete», nota Grazia Barbiero, che nel 1979 fu la prima donna tra le file dell'opposizione in Consiglio, con il Pci. Alla sua elezione ricevette una telefonata: «Era Lidia Menapace. Mi fece i complimenti. Lo trovai un gesto di grande solidarietà, un omaggio sostanziale, un complimento di contenuto. Aveva capito che per fare politica bisognava muoversi oltre i confini dei partiti e dell'appartenenza a maggioranza e opposizione».

La memoria

Non furono le fucilate dei nazisti, ma il Covid a colpire Lidia Menapace. Morì il 7 dicembre 2020 al San Maurizio, assistita fino a poco prima da Pierpaolo Dalla Vecchia. Piovvero i messaggi di cordoglio: dal presidente Sergio Mattarella, dal Parlamento, dal Manifesto. Perfino il New York Times ne scrisse. Le misure per contenere la pandemia impedirono a tante e tanti - tra loro, l'amica Luciana Castellina - di partecipare ai funerali celebrati da don Jimmy Baldo nella chiesa di Tre Santi. Riposa accanto al marito Nene Menapace nel cimitero di Tassullo. Subito si levarono più voci autorevoli: «Presto, una via per Lidia Menapace». Luca D'Andrea propose di cambiare il nome di via Cadorna. Poi ci si accordò per un albero sulla Collina delle sagge, a Firmian. Renzo Caramaschi ipotizzò una deroga per accelerare i tempi. Oggi una via Lidia Menapace ancora non c'è. «Si potrebbe realizzare un parco delle resistenti e dei resistenti, non solo del Cln ma anche dell'Andreas Hofer Bund, in piazza Adriano», spiega Margheri, «Oppure un luogo legato alla formazione di bambini e ragazzi».

 

Gli eventi

"Buon compleanno, Lidia Menapace” è il titolo dell’evento organizzato per oggi, 3 aprile dall’Anpi, alle 18 a Bolzano nello Spazio Resistenze di via Torino 31, dove sarà proiettato il filmato “Le ragazze del 1943 e la bicicletta” con interviste a Menapace e ad altre partigiane.

Oggi, proprio nel giorno del suo compleanno, al Teatro Comunale di Gries si terrà un evento dal titolo “Fatta a modo mio”, con brani tratti da due dei suoi libri “Io, partigiana” e “Canta il merlo sul frumento”. La serata è organizzata dall’Associazione “Arte del Far Ridere”













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