Montagna

Bonatti, a Bolzano c'è il mito in mostra

Per celebrare i dieci anni dalla scomparsa del celebre alpinista ed esploratore bergamasco, il Cai di Bolzano propone una mostra alla Galleria Civica di Piazza Domenicani e una al museo civico con vari eventi collaterali


Fabio Zamboni


BOLZANO. Appena prima della pandemia, nell'autunno del 2019, il Cai Bolzano organizzò una grande mostra al Centro Trevi - con le immagini firmate da Fosco Maraini - dedicata alla storica spedizione del 1958 al Gasherbrum IV e dunque anche a Walter Bonatti e Carlo Mauri protagonisti di quell'impresa. Archiviata la pandemia, la sezione bolzanina del Club Alpino Italiano annuncia ora un'altra grande iniziativa, ancora legata al nome di Bonatti. Una doppia iniziativa - con una mostra alla Galleria Civica di Piazza Domenicani e al Museo Civico - con vari eventi collaterali in altri spazi bolzanini. Dal Museo della Montagna di Torino arriva alla Galleria Civica l'esposizione creata lo scorso anno per celebrare i dieci anni dalla scomparsa del celebre alpinista ed esploratore bergamasco, frutto coronamento del lavoro - sostenuto da: Club Alpino Italiano, Regione Piemonte, Fondazione CRT, Fondo Europeo Sviluppo Regionale - di riordino, catalogazione e digitalizzazione dell'Archivio Walter Bonatti, donato al Museo l'8 agosto 2016 dagli eredi del mitico scalatore.

Alla Civica si inaugura l'8 novembre e si va avanti fino a fine dicembre, mentre al Museo Civico si inaugura il 29 novembre uno spazio intitolato "Senza Posa" e dedicato a Mario Fantin , il cineasta che documentò la spedizione italiana del 1954 al K2. La prima ascensione di quella storica montagna, la seconda più alta al mondo, era guidata da Ardito Desio, con la partecipazione di forti alpinisti italiani tra i quali anche il bolzanino Erich Abram. Una spedizione che doveva dimostrare al mondo che l'Italia era in grado di compiere un'impresa così difficile.

TUTTO SU BONATTI.

La mostra programmata alla Galleria Civica è stata curata da Roberto Mantovani e Angelo Ponta. Dalle prime scalate alle ultime esplorazioni, con enorme talento e una dedizione senza compromessi, per tutta la vita Walter Bonatti andò alla scoperta del mondo e di sé stesso. A muoverlo era il desiderio di avventura, ma non solo: il suo rapporto con la wilderness era caratterizzato da una ricerca che all'inizio fu quasi inconsapevole, ma con gli anni si fece sempre più lucida e determinata, fino a diventare un vero e proprio esperimento. E se il suo approccio alla montagna, alla natura, all'Altro, è molto personale, sono invece universali gli spunti che ci offre per recuperare una relazione "sana" con un pianeta e una modernità alterati, nella consapevolezza della necessità di un nuovo sguardo sul mondo e sul ruolo dei suoi abitanti. La mostra non vuole tanto ricostruire la storia di Walter Bonatti, quanto mettere in luce quel filo che lega le sue avventure e le sue emozioni, dalla montagna al mondo. Nel farlo si attinge non solo alle immagini, agli oggetti e alle parole che rendono prezioso il suo Archivio, ma anche "riproducendo" alcuni degli ambienti nei quali Bonatti si è immerso, dalle grandi pareti delle Alpi ai confini del pianeta con ghiacci, foreste e vulcani, provando a suscitare nel visitatore qualche suggestione e a sviluppare una partecipazione emotiva al mondo bonattiano.

GLI EVENTI COLLATERALI.

Fuori dalla Galleria Civica, altre iniziative dedicate a Bonatti saranno uno spettacolo, una conferenza e una serata di proiezioni: il 24 novembre al Teatro di San Giacomo andrà in scena lo spettacolo teatral-musicale "Walter Bonatti. Sognare ancora" a cura del regista Angelo Ponta e del Centro Nazionale Coralità del Cai. Il Coro Rosalpina sarà, insieme al soprano Lorenza Maccagnan, ad un pianoforte e a due voci recitanti, il filo conduttore del racconto. Un percorso di lettura e una colonna sonora per far riecheggiare le emozioni lasciando correre la fantasia. Non con le immagini, ma con l'immaginazione. Sarà poi lo Spazio Costellazione di Oltrisacrco ad ospitare, il 16 novembre, il documentario "Fratelli si diventa. Omaggio a Walter Bonatti, l'uomo del Monte Bianco", con la regia di Alessandro Filippini e Fredo Valla. Al centro, il ritratto del personaggio simbolo dell'alpinismo mondiale, delineato da Reinhold Messner, che ha raccolto il testimone di Bonatti sulle montagne più alte della terra, in un'ideale staffetta fra due generazioni. I due alpinisti nel documentario si affrontano in un faccia a faccia serrato, scoprendosi appunto fratelli. Nel film vengono ripercorse alcune delle più importanti imprese di Bonatti. Sarà poi la Nuova Librieria Cappelli ad ospitare, il 23 novembre, una conferenza intitolata "Walter Bonatti. La montagna incantata". Le cime, gli amori, le carte e l'archivio. La libreria infinita e la biografia "impossibile" di un grande uomo d'avventura. Storie da un viaggio nel tempo, nel quale ci accompagnerà Angelo Ponta, co-curatore della Mostra e regista dello spettacolo su Walter Bonatti. È giornalista, autore e curatore di numerosi lavori sulla vita di Bonatti, tra i quali due mostre e i volumi "In viaggio", "Il sogno verticale", "Scalare il mondo".

LA MOSTRA AL MUSEO CIVICO.

Si inaugurerà il 29 novembre la mostra abbinata dal Cai a quella che si terrà alla Galleria Civica. Una mostra che diventa prezioso omaggio al cineasta di montagna Mario Fantin. Durante le lavorazioni del film sulla storia di questo cineasta, il regista Mauro Bartoli ha ritrovato il taccuino originale che Fantin aveva con sé durante la scalata al K2, nel quale appuntava impressioni, emozioni, disegnava le inquadrature da riprendere, segnava il lavoro fatto e da fare. Su questo taccuino è costruita la mostra, ideata e curata dallo stesso Bartoli. E nell'ambito di questa iniziativa, sono in programma due proiezioni all'esterno del Museo: il Pippo Stage di Via Cadorna ospiterà il film di Fantin "Il mondo in camera", che racconta al storia del noto cineasta, mentre sarà lo Spazio Costellazione di Via Claudia Augusta ad ospitare "Italia K2" film di Marcello Baldi sulla spedizione himalaiana. Il 31 luglio 1954 la spedizione al K2 del Club Alpino Italiano, guidata da Ardito Desio, raggiunse per la prima volta la vetta della seconda montagna più alta del mondo (8.611 metri). Furono Achille Compagnoni e Lino Lacedelli, dopo mesi di faticose rotazioni e grazie a un eccellente lavoro di squadra, a riuscire nell'impresa, che rappresentò un vanto per tutto il Paese. La storica produzione CAI, diretta da Marcello Baldi, viene proposta in una nuova edizione restaurata dalla Cineteca di Bologna in 4k, che restituisce splendore alle potenti immagini girate da Mario Fantin al K2. Da segnalare che nell'esposizione ospitata al Museo Civico verrà proposto un pannello dedicato a Erich Abram. Un pannello che si apre a libro: da una parte il testo, dall'altra una foto. Su progetto originale, è costruito in legno e ferro, con i materiali all'epoca utilizzati per la spedizione. Abram, bolzanino, svolse una grande attività alpinistica ma fuori dai clamori e dalla grande visibilità, di cui l'alpinismo degli anni '50 e '60 ancora godeva. Prima della Seconda Guerra studia ad Innsbruck, dove inizia ad arrampicare già su altissime difficoltà e dove conosce suoi futuri compagni di cordata come Gombocz (con lui sulla sua via forse più famosa, lo Spigolo Sudest del Piz Ciavazes dell'anno 1950) ed altri grandi come Hermann Bühl. Nel corso della guerra fu arruolato e mandato in Russia, dove sopravvisse alla terribile epopea delle truppe alpine italiane, quindi in Grecia per poi chiudere la guerra in un campo di concentramento russo, rientrando a casa nel 1948, uno fra i pochi sopravvissuti del campo. Negli anni Cinquanta è grande protagonista sulle Dolomiti, prima di essere chiamato per la spedizione italiana sul K2. Su Erich Abram, il 1° dicembre potremo vedere allo Spazio Costellazione un video con intervista e il film "La cosa più bella era arrampicare" in una serata condotta da Augusto Golin, alla presenza della vedova di Abram, Carla.













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