tribunale

Benno Neumair, al via il processo per diffamazione a “Chi l’ha visto?”

Prima udienza il 9 maggio a carico dell’autore di un servizio e della conduttrice Federica Sciarelli. Sondaggio sull’impatto del caso sulla popolazione



BOLZANO. È stata fissata al 9 maggio davanti alla giudice Julia Dorfmann la prima udienza a carico di Giovanni Loreto Carbone e di Federica Sciarelli responsabile della trasmissione tv «Chi l'ha visto?".

Il primo è l'autore di un servizio tv andato in onda a livello nazionale; la seconda è invece la responsabile del programma.

L'ipotesi di accusa è di diffamazione nell'ambito del processo a carico di Benno Neumair, condannato in primo grado a due ergastoli per aver assassinato il padre e la madre. A presentare querela sono stati gli avvocati difensori Flavio Moccia e Angelo Polo.

Nel servizio si affermava che «... nei vari interrogatori, sicuramente su consiglio degli avvocati, Benno tentò di restringere sempre più l'intervallo di tempo tra lo strangolamento del padre e l'arrivo in casa della madre» per evitare l'aggravante della premeditazione nell'omicidio della donna.

IL SONDAGGIO

Lo scorso gennaio, per cercare di capire quale impatto abbia avuto sulla popolazione del caso Neumair, il Servizio Psichiatrico di Bolzano aveva avviato uno studio scientifico con la compilazione in forma anonima di un questionario online.

Ora Astat ha reso noti i dati di quello studio. Si scopre così che la reazione più frequente nel sentire la notizia del recente episodio di parenticidio è stata la tristezza, provata da oltre metà delle persone.

Rabbia e disgusto sono provati da oltre il 20 per cento. Una persona su quattro, inoltre, non se la sente di valutare il modo col quale i media hanno riportato il processo: non erano presenti in aula. Il resto pensa di poter dare una valutazione e, quasi in parti uguali, che i media siano stati rispettivamente affidabili o piuttosto tendenti al sensazionalismo.

A chi ha deciso di compilare il questionario è stato anche chiesto se c'è la possibilità di evitare crimini come quelli commessi da Benno Neumair. L'opinione delle persone altoatesine è letteralmente divisa a metà.

Il 47 per cento pensa che si possano evitare, spesso o talvolta. Il resto pensa che sia difficile oppure non sa rispondere. Parallelamente alla domanda precedente, una metà della popolazione altoatesina pensa che sia possibile individuare segnali premonitori. In questo caso, però, è più alta la percentuale dei «non so» oppure di chi lascia tale giudizio alle esperte e agli esperti del settore. Molte persone non se la sentono di dare un giudizio su un eventuale legame tra malattia mentale e aumentato rischio di episodi criminali: il 51 per cento preferisce non esprimersi.

Una persona su tre è invece convinta che esista un legame. Per quanto riguarda le relazioni interpersonali con soggetti con disturbi mentali, nel campione esaminato, due bolzanini su tre sarebbero disposti ad averne uno come collega di lavoro, nel vicinato di casa o tra le amicizie. Solo uno su tre, invece, sarebbe disposto a viverci assieme.Il metodo usatoPer raccogliere i dati, Astat ha utilizzato un panel che, in statistica, è un campione cui si ricorre per la raccolta ripetuta di informazioni statistiche ed è quindi caratterizzato dal fatto che la sua composizione (rispondenti) resta invariata nel corso di successive ondate (waves) per sondaggio. La perdita di rispondenti, al passare delle waves, è detta attrition (abbandono).

l panel probabilistico Astat "Così pensa l'Alto Adige" è stato istituito nel 2022 per rispondere alle esigenze di un'informazione rapida su diverse tematiche, mantenendola affidabile e imparziale.













Scuola & Ricerca

In primo piano