«Il futuro è nella sostenibilità» 

Turismo nella valle del Sarca, sala gremita per il convegno a Dro


di Elena Baiguera Beltrami


DRO. La Valle della Sarca ha un turismo sicuramente più lento rispetto alle grandi stazioni sciistiche o lacustri. In quella che Aldo Gorfer definisce una “monumentale valle glaciale” non esistono le stagioni, si arrampica, si va in bicicletta, si organizzano trekking e ferrate tutto l’anno, ma pur avendo l’outodoor connotazioni intrinseche di sostenibilità, rimane un problema di traffico e di gestione di questa massiva frequentazione. A dare qualche risposta ci hanno provato sabato al Centro Culturale di Dro, in occasione del convegno “Valle Sarca visione di un futuro” alpinisti, ambientalisti, amministratori, un agricoltore, ed il pubblico stesso grazie alla moderazione di Giorgio Daidola scialpinista e docente universitario. Heinz Grill alpinista e asceta tedesco trapiantato in Trentino, che sulle falesie ha tracciato ben 109 vie nuove, parte da un’idea meravigliosa che se condivisa potrà tradursi in realtà, ma non indica quale. Ad addentrarsi negli aspetti viabilistici è il sindaco di Dro e senatore Vittorio Fravezzi, per il quale dopo la Loppio Busa e il piano di mobilità interna alla valle, il sogno rimane legato al tunnel del Brennero che dovrebbe trascinare nuovi collegamenti su rotaia, i più amati dal turismo del nord Europa e gli unici in grado di garantire nel tempo un turismo sostenibile. Per Roberto Bombarda sostenibilità significa salvare e rispettare il fiume e dunque di riflesso un sostegno al Parco Fluviale della Sarca e ad una valorizzazione degli aspetti naturalistici della valle come tutta l’area delle Marocche. È però grazie a Marco Furlani che si riscoprono le origini alpinistiche di alcune aree, ora consacrate all’arrampicata, grazie ad un filmato degli anni 80: il Diedro Maestri, la Canna d’Organo di Bruno Detassis, il Monte Casale con la via Alba Chiara e la via Missile. Questo amarcord ha fornito, a fine serata, lo spunto ad Alessandro Gogna, alpinista, guida alpina e storico dell’alpinismo italiano, per scendere nel concreto. «Gli alpinisti, i biker, gli escursionisti è gente che si accontenta – sottolinea – non servono grandi cose. Servono però idee molto chiare: no all’ampliamento della pista di motocross, no alle spaccature nelle montagne per far passare i biker, no al “tutto e subito” ma a scelte lungimiranti, ragionate, condivise e quindi sostenibili per definizione. In una parola sì allo stile, alla salvaguardia della bellezza e del paesaggio senza compromessi».















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