«Grazie per l’amore che hai dato ad Arco» 

Commovente addio della comunità ad Albino Marchi: in lacrime don Carlo, il ricordo del Rock Master e dei dipendenti Amsa


di Gianluca Marcolini


ARCO. Le lacrime di don Carlo Speccher, e la sua voce rotta da un’emozione impossibile da trattenere, hanno finito per descrivere meglio di tante parole il sentimento di un’intera comunità, quella arcense, che ieri pomeriggio ha riempito la Collegiata per dire addio ad Albino Marchi, protagonista della vita sociale, politica e sportiva di Arco per almeno un trentennio. Il parroco di Romarzollo, coetaneo e amico di Marchi, ha faticato non poco ad arrivare alla fine della sua omelia, messa a dura prova dal pianto strozzato a fatica in gola e dagli occhi affondati nella tristezza. «Albino ha speso tutta la sua vita, con amore, per il bene della sua comunità, per la città di Arco, quindi mandiamogli un ringraziamento sincero», ha concluso il sacerdote, facendo partire un applauso che si è alzato a riempire la navata.

In tanti, e non poteva essere altrimenti, hanno voluto essere presenti nella grande chiesa arcense (preferita anche per questo a quella di Varignano) per stringersi in un abbraccio colmo di affetto intorno alla famiglia di Albino, la moglie Maria e i figli Daniele e Giuliana, prima dell’ultimo viaggio terreno del loro amato. A rendere omaggio alla salma era presente l’intera giunta comunale di Arco, con il sindaco Betta e gli assessori, ma anche diversi consiglieri municipali, amministratori di altri Comuni, tantissimi cittadini e gli alpini impegnati in un picchetto d’onore in chiesa e fuori, sul sagrato, prima della partenza verso il cimitero di via Mantova.

Ma ieri era presente tutto il suo mondo. Anzi, i tanti mondi che lo hanno visto artefice, fautore, precursore, protagonista assoluto, a partire dal carnevale che per quasi quarant’anni ha diretto al fianco di Marisa Angelini e Bepi Filippi e in un continuo e acceso dualismo, che era tale solo nelle dichiarazioni sulla stampa ma non nei fatti e soprattutto non nell’animo dei due, con l’amico Mario Matteotti, ieri piegato in due dallo sconforto.

Poi, il calcio, altra sua grande passione, che lo aveva visto prima giocatore e quindi giovane allenatore dell’Olimpia (il primo a guidare una squadra degli allievi nel torneo Beppe Viola) e infine presidente dell’Usd Arco, finora l’ultimo capace di riportare i gialloblù nel massimo campionato dilettanti d’Italia. A salutarlo, oltre al presidente Roberto De Laurentis e al suo vice Elio Proch, una folta rappresentanza del settore giovanile.

Ma non poteva mancare l’Amsa, l’ex municipalizzata che Marchi ha guidato per tre mandati di fila, dal 1981 al 1995, prima di assumere l’incarico di assessore nella giunta Mantovani. Un impegno lunghissimo che lo ha reso, alla fine, molto più di un semplice presidente, come ha ricordato Katia Giuliani. «C’è una cosa che mi rende felice: frequentandoti anche dopo il tuo periodo in Amsa, con l’amica e collega di sempre ti abbiamo detto spesso quanto ti volevamo bene. Tu sorridevi anche con gli occhi ed è questo il ricordo che mi porterò sempre di te», le parole della dipendente dell’Amsa.

Infine, il Rock Master, la sua creatura meglio riuscita, nata quasi per scherzo, o per gioco, su iniziativa di un gruppo di amici e divenuta un fenomeno sportivo e turistico di incalcolabile importanza, anche economica, per il territorio del Garda Trentino. L’ex sindaco arcense Mario Morandini, uno di quei pionieri che nel 1986 ebbero la “visione” dell’arrampicata sportiva, in queste settimane non ha lasciato l’amico fraterno neppure per un momento, e anche ieri, come martedì, faceva fatica persino a parlare. A ricordare il presidente di Rock Master, a nome di tutta l’associazione, ci ha pensato Angelo Seneci, il braccio destro di Marchi nell’arrampicata sportiva. «Coerenza e visione sono le caratteristiche con cui, come un filo verticale, dal 1986 ad oggi Albino e un gruppo di visionari coerenti hanno letteralmente trasformato il tessuto economico di Arco proiettandola verso un futuro che nessuno si sarebbe mai immaginato», le parole del direttore tecnico di Rock Master. «Albino era ed è il presidente di Rock Master senza che avesse bisogno di ricordarlo. Lo era di fatto, per le fatiche fisiche che ha sempre profuso, e di diritto, per le fatiche organizzative che si è addossato. Trascinava con l’esempio e la disponibilità a ricoprire qualsiasi ruolo, dal più umile a quello di responsabilità. I talenti di Albino sono sempre stati investiti per la comunità. Senza di lui non sarà facile ma la via è già tracciata».

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