«Aiutare altre ragazze sarà come averla salvata» 

I genitori di Alba Chiara Baroni hanno presentato il progetto intitolato alla figlia alla serata sul “dolore di chi resta”. Sul palco altre toccanti testimonianze


di Sara Bassetti


TENNO. Sopravvivere al dolore più atroce, la morte di un figlio. Convivere con l'assenza, il vuoto, le cose non dette, e tutti quei gesti di affetto che non sono più traducibili in scambi di parole, abbracci, confronti quotidiani di voci, sguardi e carezze. Ritrovare un senso, anche quello di essere nuovamente sereni, di amare la vita fino a ricominciare a gioirne. Affrontare il lutto è complicato e doloroso, ma è necessario. Perché le persone che perdiamo trovano il modo di trasformarci, in un percorso che, tra ostacoli e cadute, ci porta alla consapevolezza di quanto sia fondamentale “vivere”, con la gioia negli occhi. Ancora con loro e per loro. «Salutare Alba Chiara è stata dura per tutti, ma quando nella vita si perde, non bisogna perdere la lezione».

Sono le parole del sindaco di Tenno, Gianluca Frizzi, che domenica ha introdotto con delicatezza “Angeli – Storie di vite raccontate da chi resta”, la serata (moderata da Paolo Tagliente, giornalista del “Trentino”) voluta fortemente dall’amministrazione e organizzata al teatro don Bosco in collaborazione con la Fondazione Famiglia Materna di Rovereto. Un momento dedicato al tema del dolore, quello della perdita ma anche quello che ogni giorno accompagna il percorso di chi resta mentre la persona cara è stata strappata alla vita, nato per ricordare in modo costruttivo il dramma che lo scorso luglio ha sconvolto la comunità tennese. «Dobbiamo imparare a rispettare ogni giorno la vita altrui – ha proseguito Frizzi – e ad aprirci al dialogo, per guardare l’orizzonte e superare i confini degli stereotipi, dei giudizi pressapochisti e del buio». Un viaggio coraggioso in una cristalleria condotto da Leonia Floretta, mamma di Samuele Daves, che decise per il gesto estremo nel giorno del suo compleanno, Elvio Pederzolli, papà di Stella, che ha incontrato la morte nella sua casa di Pregasina, Luciano Galli, papà di Roberto, strappato alla vita da un incidente motociclistico a Malcesine, e Loredana e Massimo Baroni, genitori di Alba Chiara, la ragazza a cui è stato tolto il sorriso per mano di quella persona che lei aveva amato. Tutti protagonisti, loro malgrado, di vicende drammatiche, che hanno raccontato sorrisi spezzati nel fiore delle loro esistenze, traumi e sgomenti, ma anche la forza del ricordo e l’immensità dell’amore.

«Amare significa fare tutto ciò che si può, anche andando contro idee che ti eri precostituito – ha affermato Leonia – in una società aperta a tante influenze possiamo sopravvivere solo se decidiamo di rispettare le diversità e Samuele è stato testimone della necessità di lottare ogni giorno perché ogni persona possa sentirsi rispettata e amata fino in fondo per la sua unicità». «Dobbiamo vivere con forza ogni istante, per nostra figlia, e perché la vita è sacra – ha aggiunto Elvio Pederzolli – bisogna andare avanti colorando ogni giorno, e apprezzando ogni cosa bella». Un lutto, per chi riesce nella grandissima impresa, può trasformarsi in un dono per gli altri. «Roberto amava profondamente la vita, la famiglia e il suo territorio – ha commentato Luciano Galli – il parco ludico e tutti i progetti realizzati dall’associazione che porta il suo nome, sono il suo dono al prossimo». «L’elaborazione del nostro lutto è solo all’inizio – ha commentato il papà di Alba Chiara, che domenica avrebbe compiuto 23 anni – siamo già certi, però, che il prosieguo di questo cammino lo dobbiamo a lei». Un cammino che sta per essere condiviso anche dal “Progetto Alba Chiara”, «nato – come ha spiegato Emanuela Skulina di Famiglia Materna – in collaborazione con Amici di Famiglia per sensibilizzare sul tema della violenza di genere e per aiutare le donne nei percorsi di reinserimento sociale e di riconquista dell’autonomia”. “Quel 31 luglio non siamo riusciti a fare nulla per Alba Chiara – ha aggiunto mamma Loredana – ma se riusciremo a salvare altre ragazze, avremo salvato anche lei». «Il cambiamento deve partire da ognuno di noi – ha commentato in conclusione Marilena Guerra – e tutti possiamo fare qualcosa per diffondere la cultura del rispetto per gli altri, e per loro scelte». Nella vita, e anche nell’amore.















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