al belvedere di varignano 

L’Accademia nel tempio della carne salada

ARCO. L’Accademia Italiana della Cucina, la delegazione di Rovereto e dell’Alto Garda guidata dall’avvocato Germano Berteotti, ha fatto nuovamente tappa nella Busa. Questa volta i simposiarchi di...



ARCO. L’Accademia Italiana della Cucina, la delegazione di Rovereto e dell’Alto Garda guidata dall’avvocato Germano Berteotti, ha fatto nuovamente tappa nella Busa. Questa volta i simposiarchi di turno, Vittorio Rasera e Anna Maria Di Mauro, hanno scelto uno dei “templi” del tipico trentino, ovvero la trattoria Belvedere di Varignano, luogo di culto per gli appassionati di un piatto che nell’Alto Garda ha trovato l’eccellenza, la carne salada. Ospiti d’onore il questore di Trento Massimo D’Ambrosio, il direttore del Muse Michele Lanzinger e la neo direttrice del Museo Civico di Rovereto, Alessandra Cattoi. La serata è stata anche l'occasione per la cerimonia di accoglienza di un nuovo socio dell’Accademia, il ventisettesimo, il medico rivano (ma di origini toscane) Stefano Marzini.

Anna Maria Di Mauro ha introdotto la serata, ricordando innanzitutto le origini antiche dei canederli (in tutte le declinazioni, comprese quelle dolci con prugna e albicocca) e della carne salada, descritte già nei ricettari del Duecento i primi e del Quattrocento la seconda. La carne salada solo nel Settecento è passata da pietanza prodotta e consumata in casa a cibo destinato alla commercializzazione grazie a due famiglie di Tenno. Curiosità: ogni produttore di carne salada (e quindi anche la famiglia Santorum, titolare del Belvedere) ha, nella composizione degli ingredienti, un segreto che custodisce gelosamente.

Tra una portata e l’altra c’è stato spazio anche per gli intermezzi culturali. Vittorio Rasera ha dissertato sull’oggettività e sulla soggettività del critico gastronomico, mentre Michele Lanzinger ha raccontato il successo del Muse. Un successo partito dal basso, dalla definizione degli spazi che avrebbero ospitato il nuovo museo alle Albere: «Renzo Piano ci ha ascoltati e solo dopo ha iniziato a progettare, senza imporre nulla», ha detto Lanzinger. Lo stesso Lanzinger ha sottolineato come la cultura oggi debba cambiare il modo di presentarsi per essere vincente: «Se oggi il Muse (600 mila presenze nel 2017 ndr) è un cavallo vincente, è perché questo cavallo ha saputo cambiare».

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