Le grandi firme e il loro 11 ideale / Riccardo Cucchi


di Carlo Martinelli


Tocca ad una delle voci storiche del radiogiornalismo italiano il compito di svelare la sua formazione ideale, il suo undici del cuore. Tocca a Riccardo Cucchi (Roma, 1952):  dopo averci raccontato il calcio (e non  solo) per tanti anni con garbo, competenza e passione mai di parte, ci delizia oggi con la scrittura. Lo fa sia con i libri (già due i titoli, di ottima fattura, dopo il “pensionamento”) sia con una frequentazione misurata ed appassionata sui social. 

Lo fa fedele alla sua idea di raccontare sport”. Ovvero: “Non è necessario conoscere il nome di chi parla alla radio mentre si gioca una partita. La cosa più importante è riuscire “vederla”, quella partita. E a condividere emozioni. Del resto chi è al microfono non conosce i nomi di chi lo sta ascoltando. Anche per questo è stata una magnifica esperienza scoprire qualcuno degli ascoltatori. Grazie al web, al termine della mia avventura di narratore di calcio e di sport. Dopo tanti anni trascorsi negli stadi a parlare dentro un microfono, vorrei davvero essere riuscito a fare quello che un signore ha descritto in un messaggio di sole quattro parole: “ci hai fatto sognare”. Vorrei esserci davvero riuscito. Perché la radio è una straordinaria fabbrica di sogni, un moderno falò intorno al quale si ascoltano storie. E magari si conosce il mondo”. Eccola, dunque, la formazione di Riccardo Cucchi, come ce l’ha raccontata in amabile conversazione. 

 

1. Felice Pulici. “Che il mio cuore battesse per la Lazio l’ho pubblicamente rivelato solo a fine carriera. E per il mio cuore laziale lo scudetto più bello resta quello del 1974, ancora più bello di quello che raccontai dal vivo, dovendo ovviamente frenare le emozioni, nel 2000. E quel primo scudetto biancazzurro ha il volto pulito di Felice Pulici. Faccio un omaggio alla mia lazialità scegliendo un grande portiere che è anche uomo straordinario”.

 

2.  Giacomo Puccini.

3. Richard Wagner. “Sono i difensori della mia grande passione per la musica. Il rifugio sicuro che mi ha accompagnato per tutta la vita. Una fiamma accesa nel cuore ogni giorno. Perché non passa giorno che non  li ascolti. Li amo entrambi, benché così diversi”.

 

4. Luis Sepulveda. “Amo la letteratura sudamericana  in modo viscerale. Ed amo Sepulveda non solo per il suo squisito aspetto letterario ma anche per il modo in cui ha vissuto. Per il suo coraggio  nell’opporsi ad un regime vigliacco come quello di Pinochet. Figura di intellettuale che non ha solo parlato, ma ha agito in prima persona, pagandone le conseguenze”. 

 

5. Antonio Skàrmeta. “Il suo “Sognai che la neve bruciava” è uno dei romanzi che più mi ha appassionato. Una grande capacità di fondere gli eventi, anche tragici, della storia del suo Cile con la storia di un calciatore. Così che passione politica e pallone convivono”.

 

6. Sandro Ciotti. “Per cominciare non dimentichiamo che è stato un ottimo centromediano, di qualità e di sostanza. Poi, certamente un maestro. Un cultore della parola che mi ha insegnato l’uso della parola. Le sue analisi tecniche erano da scuola di giornalismo. Il più  competente tra i giornalisti dell'epoca. Forse perché aveva giocato a pallone. Anche nella Lazio, la sua, la nostra squadra. Al ritmo di Ameri contrapponeva il racconto puntuale, meticoloso, tecnico dell'azione, inventando neologismi che sono nella storia del racconto radiofonico. Talmente suoi da rendere impossibile utilizzarli ancora. Sarebbe stolto imitarli.”

 

7. Giovanna Trillini. “Dopo il calcio lo sport che più amo è la scherma. E mi pare giusto inserire dunque in questa formazione ideale una donna che di questo nobile sport è stata simbolo grandissimo. L’ho vista esordire a 16 anni, l’ho vista trionfare alle Olimpiadi e ai Mondiali e ho avuto il privilegio di raccontare queste sue imprese. La colloco all’ala destra, perché i suoi affondo in pedana mi ricordavano proprio le incursioni delle ali destre leggendarie del calcio. Veloci, imprevedibili, imprendibili”.

 

8. Gelindo Bordin. “Ho raccontato in diretta la sua storica medaglia d’oro alle Olimpiadi di Seul del 1988. Primo maratoneta italiano a riuscire nell’impresa. A rendere il tutto ancora più emozionante il fatto di esserci riuscito esattamente 80 anni dopo la drammatica corsa di Dorando Pietri che alle Olimpiadi di Londra stramazzò a pochi metri dal traguardo, a pochi metri dall’oro. Grande Bordin, cursore intelligente”. 

 

9. Enrico Ameri. “Lo metto al centro dell’attacco, sorta di centravanti di sfondamento. Il perché è presto detto: la voce unica di Enrico Ameri ne ha raccontati tanti di gol alla radio. Un punto di riferimento nella storia delle radiocronache italiane. Anche lui, come Ciotti, un maestro”. 

 

10. Diego Maradona. “Il calcio  più straordinario visto dal vivo è stato il suo. Il più forte tra tutti quelli che ho avuto la fortuna di veder scendere in campo e poi giocare con una classe inarrivabile.  In qualsiasi formazione ci deve essere, sempre”.

 

11. Roberto Baggio. “Se Maradona è il dio del calcio, Roby Baggio ne è la musa. Mi ha emozionato per la sua bellezza, la sua umiltà, il suo sorriso, il suo sguardo. Per la sua capacità di disegnare calcio con  poesia”. 

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12 febbraio 2017. San Siro, Inter - Empoli. L’ultima radiocronaca di Riccardo Cucchi. La giornata iniziata con omaggio delle due squadre che lo premiano con una maglia personalizzata. Poi compare uno striscione in Curva Nord: “A te il nostro applauso per averci emozionato per davvero. In un mondo finto, Riccardo Cucchi simbolo del nostro calcio”. Cucchi entra in Rai nel 1979 per concorso. Il presidente della commissione è Sergio Zavoli. Laureato in lettere, effettua la prima radiocronaca nel 1982 coronando un sogno coltivato da ragazzino. Ha lavorato con i suoi "miti" Ameri, Ciotti e Provenzali. Dal 94 la ”prima" voce di “Tutto il calcio minuto per minuto” e della nazionale. Ha raccontato per la Rai 8 Olimpiadi ( una anche per la tv, Barcellona 92) seguendo atletica, scherma e canottaggio. Sette i mondiali, compreso il 2006 con l'Italia Campione. Dal 2007 responsabile dello sport di Radio 1. Ha condotto la “Domenica Sportiva” nell'ultimo anno di lavoro. Ha scritto tre libri: "Clamoroso al Cibali", "Radiogol" (finalista al Bancarella) e il recente  ”La partita del secolo" (edizioni Piemme).

 













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