L'incubo che ti fa salire (tu che non sai nuotare) su una carretta della morte



World Press Photo 2014 - General News Singles - 2nd Prize

Massimo Sestini (World press photo 2014)

Non sai nuotare. Mai visto il mare, figuriamoci una piscina. Eppure, vincendo la paura che ti supplica di non farlo, sali su quel peschereccio stracolmo di persone che – come te – hanno consegnato tutti i loro soldi (di più: tutti i soldi raccolti dalle loro famiglie) a un mercante di uomini che ti ordina di entrare in quella porticina e infilarti nella stiva. Ma cosa sono i soldi, quando possono comprare l’ultima speranza? Guardi per l’ultima volta il mare nero della notte ed esegui l’ordine senza fiatare. Sempre meglio che finire in sala macchine, perché hanno nascosto qualcuno pure lì, a respirare le esalazioni di un motore ormai esausto. In mano stringi una bottiglietta di plastica piena d’acqua, la stessa che ti servirà più tardi per raccogliere l’urina. Là sotto si sta in piedi, uomini, donne, ci sono pure i bambini, e uscire all’aria è impossibile perché la porticina – ora – è chiusa a chiave. E resterà chiusa anche quando la barca, rovesciandosi, si inabisserà lentamente portando sul fondo del Mediterraneo il suo carico di uomini.

Ce ne siamo accorti solo perché erano 700. O forse 900. Perché se ci fosse stato uno zero in meno non avrebbe fatto notizia. Ma almeno ora che inorridiamo di fronte all’ecatombe, cerchiamo di immaginare (e ricordare!) qual è l’incubo da cui fuggivano questi disperati – ambasciatori del miliardo di persone che sopravvivono in condizioni di estrema povertà – tanto da salire senza fiatare su una carretta della morte. Loro che non sapevano nemmeno nuotare.













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