itinerari

Tra Vallagarina e Pasubio, in bici per cercare l'anima delle montagne

Suggestioni geografiche e storiche ispirate alla via romana Claudia Augusta: ecco una divagazione fra paesaggi incantevoli, per pedalare a lungo in ambienti dominati dalla natura e dalla memoria

1 - NATURA A zigzag tra Vallagarina e altopiano della Lessinia
2 - IL CIPPO In una villa troviamo una rara pietra miliare militare

3 - ALTO ADIGE Nella storia verso Caldaro, Merano e Rablà
4 - TRENTO Verso la Valsugana sulle tracce della Claudia Augusta


ZENONE SOVILLA


Il nostro viaggio ispirato dalle suggestioni storiche della via romana Claudia Augusta, per esplorazioni creative lungo i confini del Trentino, si conclude con un tuffo in un angolo affascinante e ricco di natura selvaggia: il Pasubio, deviazione immaginaria dell'antico percorso imperiale.

La «Claudia Augusta», completata nel 47 dopo Cristo, passava, infatti, in valle dell'Adige, con il suo ramo Veronensis (proveniente da Ostiglia, sul Po), mentre il tratto Altinate (dall'Adriatico, vicino all'attuale Venezia) attraversava la Valbelluna e poi proseguiva in Valsugana, per congiungersi con l'altro a Trento.

La via romana attraversava poi le Alpi collegando l'area mediterranea con il nord, cioè l'attuale città bavarese di Augsburg e il vicino Danubio. Nelle puntate precedenti abbiamo girovagato in altri angoli sfiorati o toccati dal presunto tragitto della strada.

Tra Vallagarina e Pasubio, natura selvaggia e memoria

In bicicletta lungo un percorso ad anello in Trentino con passaggi in provincia di Vicenza, attraverso valli cullate dai monti, boschi infiniti e pascoli, ma anche molte suggestioni storiche [foto: Z. Sovilla] - QUI L'ARTICOLO

Abbiamo pedalato tra la Vallagarina e il Veronese, con un passaggio archeologico alla villa Romana di Isera, per proseguire sul confine dei monti Lessini.

Siamo stati nel Bellunese, immersi nel verde ai piedi delle Dolomiti, a Cesiomaggiore, dove è conservata una delle due pietre migliari, uniche testimonianze sull'esistenza della via Claudia Augusta.

Abbiamo incontrato l'altro cippo storico successivamente, in Alto Adige, a Rablà di Parcines, vicino a Merano.

Ci siamo lasciati sedurre dagli itinerari dedicati all'antica via sulla collina di Trento.

Oggi torniamo dunque a cavallo del confine provinciale, per un giro che nel nostro soppralluogo ciclistico nel Pasubio (e dintorni) ha avuto Volano come punto di partenza e arrivo.

Preso nella sua interezza è un anello piuttosto esigente dal punto di vista del profilo altimetrico, adatto dunque a ciclisti allenati che amano la salita (in tutto circa cento chilometri e quasi 2.500 metri di dislivello).

Tuttavia, sarà facilmente possibile isolarne dei singoli tratti qui descritti, per personalizzare le escursioni adattandole ai propri desideri e inserendo varianti su altre vie. L'idea di partire da Volano (189 metri slm) è legata sia alla volontà di privilegiare arterie a bassa densità di traffico sia di vivere il paesaggio, dominato da vigneti, sulla strada che sale (ripida ripida) verso Saltaria e Zaffoni, per poi scendere in picchiata a Noriglio.

Qui riprenderà la nostra scalata verso Terragnolo (785 slm), il primo dei comuni del Pasubio che incontriamo nell'itinerario fra i territori delle province di Trento e di Vicenza. A Terragnolo fra i siti degni di nota figura la segheria veneziana del Settecento (visite venerdì, sabato e domenica dalle 14 alle 18, info), dove è stato recuperato a scopi dimostrativi e didattici l'impianto alimentato con le acque di questo ramo secondario del torrente Leno (l'altro scende da Vallarsa, poi si unificano per gettarsi nell'Adige a Rovereto).

Il giro prosegue verso la frazione Zoreri e quindi sulla strada selvaggia e per lo più «pedalabile» che sale ai 1.207 metri del passo Borcola (confine regionale). Il valico ospita una malga-punto di ristoro e può essere base di interessanti escursioni a piedi verso le cime del Pasubio, che insieme ad altri gruppi compone l'area delle Piccole Dolomiti (in circa tre ore e mezzo di cammino si raggiunge, per esempio, il rifugio Lancia).

Dopo lo scollinamento ci si lascia alle spalle la valle di Terragnolo e si entra in quella di Posina, scendendo rapidamente verso l'omonimo comune di origine cimbra. Siamo all'estremo orientale di questa area montuosa che fu tragicamente segnata da pagine sanguinose della Prima guerra mondiale della quale conserva molte testimonianze, come la Strada degli eroi, da Pian delle Fugazze (che ricorda anche Battisti, Chiesa e Filzi) e la celebre Strada delle 52 gallerie, percorribile solo a piedi, che fu realizzata dall'esercito italiano per risalire al riparo da Bocchetta di Campiglia (1.216 slm) allo snodo militare realizzato alle Porte del Pasubio (1.928 slm).

Il nostro giro in bici prosegue invece in direzione di Arsiero (356 slm), sede fra l'altro di un cimitero militare che ospita caduti italiani e austriaci, paese che lambiremo a nordovest, per riprendere l'ascesa di circa dieci chilometri che ci porterà a Tonezza del Cimone (991 slm).

Anche qui esistono varie testimonianze della Grande Guerra, a cominciare dal cimitero austro-ungarico che ospita le salme di mille soldati uccisi: dopo il recente restauro, a opera dell'associazione Fanti vicentini, è stato denominato Monumento alla concordia e alla pace.

A Tonezza fu istituito, nella Seconda guerra mondiale, uno dei circa 250 campi di concentramento utilizzati dal regime fascista per deportare, fin dall'inizio del conflitto, cittadini ebrei, stranieri, rom e sinti, oppositori politici.

Anche qui come nella gran parte degli altri casi, in tutta Italia, il regime utilizzò strutture preesistenti (solo raramente furono realizzati lager ad hoc), in questo caso, che risale al dicembre 1943 (dunque sotto la Repubblica sociale), si trattò della colonia alpina «Umberto I», dove furono rinchiusi 45 ebrei, 42 dei quali nel gennaio 1944 vennero deportati dai nazisti al campo di sterminio di Auschwitz; non fecero mai ritorno.

Dai pensieri dolorosi di questi eventi storici orribili possiamo passare a uno sguardo antropologico, sempre a Tonezza, visitando il Museo etnografico sulla civiltà rurale di montagna (fuori stagione aperto su prenotazione).

Il nostro percorso prosegue attraverso paesaggi bucolici fino ai 1.500 metri slm dell'altopiano dei Fiorentini, per sbucare a passo Sommo e da qui scendere a sinsitra verso Folgaria, Besenello e infine Volano per chiudere il cerchio. (5/fine]













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