TrentinoInJazz Club, c’è Sonata Islands con “Letter to Evans” 

rovereto. Il lavoro di Sonata Islands “Letter to Evans”, dedicato al grande pianista Bill Evans, fu presentato dall’organico guidato da Emilio Galante nel 2015, in un concerto a Trento, con...


Giuseppe Segala


rovereto. Il lavoro di Sonata Islands “Letter to Evans”, dedicato al grande pianista Bill Evans, fu presentato dall’organico guidato da Emilio Galante nel 2015, in un concerto a Trento, con formazione che comprendeva Stefano Colpi al contrabbasso, Stefano Bertoli alla batteria e il pianista Roberto Cipelli in qualità di ospite speciale. Ora, nel primo appuntamento a Rovereto della nuova stagione di Trentino In Jazz Club, il progetto è nuovamente proposto, domenica 2 giugno al Circolo Operaio Santa Maria (ore 21), con organico strumentale diverso che non comprende il pianoforte: accanto ai flauti di Galante e al contrabbasso di Colpi incontriamo la chitarra elettrica di Giuliano Cramerotti e la batteria di Gianlorenzo Imbriaco. Una scelta significativa, quella di affrontare il repertorio del grande pianista senza il suo strumento, una possibilità di scandagliare il lavoro compositivo sviluppato da Evans in brani celebri, tra cui “Time Remembered”, “Five”, “We Will Meet Again”, “Twelve Tone Tune”.

Accanto alla sua vasta produzione in trio e in solo, quest’ultima sviluppata anche con profetiche sovraincisioni, lo stesso Evans aveva realizzato dischi coinvolgendo due grandi flautisti, Herbie Mann e Jeremy Steig, registrando negli anni Sessanta album di pregio, come “Nirvana” e “What's New”. La proposta di Sonata Islands si concentra sull’aspetto compositivo di Evans, importante nel suo lavoro artistico, anche se meno appariscente rispetto al ruolo da lui giocato nella storia del pianoforte jazz e nella definizione dell’interplay: il dialogo alla pari tra strumenti. Sotto il punto di vista compositivo, tanti brani composti dal pianista sono diventati classici del repertorio jazz. Anche il celebre “Blue In Green”, nell'album “Kind Of Blue” di Miles Davis, che il trombettista aveva attribuito a sé stesso, pare sia frutto della penna di Evans.

«Raramente si è prestata la dovuta attenzione all’attività compositiva di Bill Evans – precisa Galante -, forse perché lui stesso non si considerava un compositore a tempo pieno. In realtà egli ci ha lasciato un patrimonio vasto di bellissime composizioni, alcune con riferimenti molto chiari alla forma canzone, altre che seguono addirittura procedimenti vicini ai meccanismi della musica colta. Ancora oggi, a quasi quarant’anni dalla sua scomparsa, la musica di Bill Evans è poco suonata e il quartetto intende, almeno in piccola parte, colmare questa lacuna».

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