«La mia danza ha nuova linfa vitale» 

Lanfranco Cis tra le soddisfazioni come consulente del S.Chiara e novità in arrivo a Oriente Occidente



TRENTOA. Una vita dedicata alla danza, quella di Lanfranco Cis, che in questi giorni passa il testimone della consulenza di settore per la programmazione della stagione di danza regionale del centro Culturale Santa Chiara a Emanuele Masi. Un’eredità maturata stagione dopo stagione ma anche come direttore artistico e anima, assieme a Paolo Manfrini, del Festival Oriente Occidente di Rovereto e della creazione del Cid, il Centro internazionale della danza sempre a Rovereto, nonché direttore artistico per dieci anni di Bolzano Danza. Con Lanfranco Cis si è fatto un bilancio a tutto tondo.

Qual è il bilancio, allora?

«Dal 1994 collaboro con il Centro Santa Chiara per la danza e da tre anni è una collaborazione formale con termine a fine stagione. Per dieci anni ero direttore artistico di Bolzano Danza che ho visto crescere negli anni e da sempre lego il mio nome al Festival Oriente Occidente. Con il Centro Santa Chiara la scommessa è stata quella di portare la danza sul territorio dal nulla, con tutto ciò che comporta, ossia individuare un pubblico e proporre spettacoli differenziati che incrociassero la qualità e un pubblico capace di goderne. Negli anni abbiamo affinato un pubblico curioso, mission che mi ero imposto, a volte anche osando, ma sempre ripagato poi dai risultati».

Quindi non solo una programmazione, ma più una passione condivisa?

«Non abbiamo sempre solo puntato su nomi certi, ma abbiamo solleticato curiosità e a volte spiazzato. Anzi direi che “spiazzamento” è stato uno degli obiettivi che spesso hanno dettato scelte come quella di proporre anni fa una compagnia australiana che ha portato in scena miti ancestrali aborigeni con “Spirit”, o portare a Trento danza legata all’arte circense. A Trento sono arrivate le maggiori compagnie estere oltre che nazionali per offrire il più ampio ventaglio di esperienze della danza».

Un impegno che ha guardato anche il territorio?

«Sì, in quanto le richieste ministeriali hanno portato il Santa Chiara a dirigere la programmazione prima provinciale, quindi sui Comuni e poi in un secondo tempo regionale e quindi a Bolzano con l’accordo stretto con il Teatro Stabile. Qui le scelte sono state di permettere anche alle periferie di vedere spettacoli all’altezza di quelli dei teatri cittadini e di iniziare a creare quella curiosità di cui si parlava. Ora il prossimo passo si lega alla mobilità del pubblico sui teatri periferici o anche fra Trento e Bolzano, ancora difficoltosa pur essendoci una serie di servizi che rendono la cosa agevole. Questo è uno dei nodi che si stava studiando come sciogliere».

E ora?

«Ora mi dedicherò al Festival Oriente Occidente, che è già in fermento. Sono certo che si manterranno rapporti virtuosi così da far crescere tutta la danza a livello regionale. Si sta per firmare la convenzione di collaborazione con il Cid che permette ulteriormente di sostenere realtà come quella della Danza Verticale per esempio, ma anche l’attività formativa, le residenze. Ecco Oriente Occidente sempre più ha puntato sulla danza nazionale, il supporto ad artisti giovani che ora stanno raggiungendo interesse europeo. Credo che sia compito di chi fa programmazione farsi virtuoso sostenitore del bel panorama maturo della danza italiana, che può diventare ambasciatore della nostra cultura all’estero».

L’emozione?

«Ho sulle spalle oltre mille spettacoli organizzati con Oriente Occidente e senza esagerare altri tre-quattrocento con le stagioni, quindi sono soddisfatto e mi auguro che il frutto di questo lavoro, come Bolzano Danza, possa proseguire anche con nuova linfa vitale e cambiamento. Punto sulla collaborazione fra realtà e sono sicuro che la rete permetta a tutti di offrire sempre maggior qualità. Sono sicuro che sarà la scelta che verrà fatta».

Una chicca?

«Anticipo una grande novità del Festival Oriente Occidente legata all’esperienza fatta come direttore artistico delle stagioni regionali, dove ho visto come il pubblico ami essere protagonista e farsi coinvolgere. Avremo una serata di balera in vero stile romagnolo in cui la Piazza del Mart si trasformerà in una balera con danzatori che insegneranno al pubblico, musica, spezzoni di film d’autore e declamazione di versi di poeti romagnoli, e ovviamente uno spettacolo di punta a tema. E poi piadinerie, puro spirito romagnolo...».(k.c.)

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