IL TEATRO DELLA MERAVIGLIA»PARLA TOMMASO ROSI

TRENTO. Fra scienza e grandi questioni sociali, si dipanerà la terza edizione del Teatro della Meraviglia. Spettacoli, lezioni aumentate, incontri speciali per le scuole e una mostra sono in...


di Maddalena Di Tolla Deflorian


TRENTO. Fra scienza e grandi questioni sociali, si dipanerà la terza edizione del Teatro della Meraviglia. Spettacoli, lezioni aumentate, incontri speciali per le scuole e una mostra sono in programma dal 18 al 23 febbraio. Questa edizione si compone di due parti distinte: TdM Esperienze (il 18 e il 19 febbraio) e TdM Spettacolo (idal 20 al 23 febbraio). TdM Esperienze è una vetrina, fatta anche di confronto, per e con studenti e insegnanti sulle buone pratiche di insegnamento della scienza attraverso storytelling e arti sceniche. TdM Spettacolo è il cuore artistico del programma, composto di quattro spettacoli e due Augmented Lectures. Tutto si svolge al Teatro Sanbàpolis, a Trento.

Lunedì sera si inizia per il grande pubblico e per le scuole con le prime due lezioni aumentate. Lunedì 18 Febbraio alle 10 (per studenti) e alle 21.15 (per insegnanti e per tutti) e ancora martedì 19 Febbraio 2019 alle 17 (per insegnanti e per tutti) va in scena “Hypervision” , ovvero un viaggio nella realtà aumentata alla scoperta della visione dell’Homo Sapiens Sapiens e di altri animali del pianeta Terra. La lezione-spettacolo è di e con Tommaso Rosi, del Dipartimento di Fisica di UniTrento, con musiche composte e suonate dal vivo da Giovanni Formilan. La seconda augmented lecture è dedicata a un tema molto forte e sentito, quelle delle Pandemie. Ne abbiamo parlato con l’autore, Giorgio Guzzetta, ingegnere biomedico e ricercatore alla Fondazione Bruno Kessler. La parte scenica è del video-artist Valerio Oss. “Pandemie” sarà sul palco del Sanbàpolis Lunedì 18 Febbraio alle 9 (per studenti) e alle 20 (per insegnanti e per tutti gli altri spettatori) e in ripetizione martedì 18 Febbraio alle 15.45 (per insegnanti e per tutti).

Guzzetta, lei è uno scienziato e le pandemie sono anche materia sociale. Cosa l’ha ispirata nello scrivere questa lezione declinata in modo artistico?

«Il mio lavoro, innanzitutto. Studio modelli matematici per le malattie infettive dal 2006. Tratterò il ruolo delle pandemie nella storia umana e anche lo stato di quelle emergenti oggi. Le pandemie sono state di enorme importanza nel corso della storia umana, sul piano sociale e culturale. Pensiamo ad esempio allo sterminio dei nativi in America o degli aborigeni in Australia dovuto alle malattie che loro non conoscevano, non solo alle pallottole. Pensiamo anche alla campagna di Russia di Napoleone, che fallì a causa del tifo. Racconterò lo sforzo dell’umanità per emanciparsi dalle pandemie. È una delle grandi sfide della scienza anche oggi, lo è sempre più. È centrale raccontare quanto e come cambia la percezione quando ad esempio una persona su quattro intorno a te muore di una malattia come la peste: le pandemie cambiano la nostra relazione con noi stessi, in modo molto profondo».

Oltre al suo lavoro, cos’altro la ispira su questo tema?

«Per me sin dai tempi della tesi di laurea è sempre stato ed è tuttora molto importante il tema delle ingiustizie sociali, delle disuguaglianze, che determinano anche la diffusione e i rischi delle pandemie».

Come si articola la augmented lecture, dunque?

«Si parte con l’excursus storico, a scala mondiale, delle pandemie. Quindi tratterò una parte scientifica, scendendo nel mio campo professionale specifico, cercherò di spiegare i meccanismi fondamentali della diffusione delle malattie su scala globale. Poi racconterò cosa sta facendo la comunità scientifica e l’umanità per capire le malattie, per ridurle, per evitare le pandemie. Infine, parlerò dei piccoli gradi eroiZ.

Chi sono?

«Persone come Salomè, una giovane donna liberiana, che quando si salvò, guarendo, dall’Ebola, fu ingaggiata come infermiera dai medici sul campo, benché lei infermiera di formazione non fosse, in quanto persona oramai immune dall’Ebola. Salomè accettò con coraggio e grande generosità, curò gli altri malati, nonostante il grande dolore che permanere nelle tende dei malati le procurava. Alla fine morì di parto, un anno e mezzo dopo essere scampata all’Ebola, perché le altre infermiere al momento del cesareo, per ignoranza e paura del suo passato di malata di Ebola, non vollero curarla. Un terribile paradosso».

Accanto ai meccanismi naturali, vi sono quelli sociali, che diffondono le malattie. Ne parlerà?

«Sì, spiegherò come i movimenti in aumento delle persone, il cambiamento del clima, l’urbanizzazione spesso incontrollata e altri fattori socio-economici, fra i quali le diseguaglianze, aumentino il rischio di pandemie. Tutto questo ci riguarda tutti, perché è un fenomeno globale e sociale».

Arte e scienza: funziona?

«Per me questa è stata un’ esperienza molto positiva, insieme a Valerio Oss abbiamo potuto costruire una bella integrazione fra discipline e linguaggi».













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