Il ballo come architettura del corpo 

Il coreografo Diego Tortelli e il suo workshop in arrivo al Cid: «Il mio lavoro di ricerca parte da Dedalo»


di Katja Casagranda


ROVERETO. Con il nuovo anno riprendono le attività al Cid, Centro internazionale della danza, che in questo mese di gennaio vedrà ospite il coreografo Diego Tortelli per un workshop di improvvisazione e composizione coreografica. S’intitola “Il labirinto di Dedalo” e vedrà Tortelli lavorare assieme ai danzatori dal 12 al 14 nelle sale del Cid di Rovereto. Da qui un estratto del lavoro confluirà in una coreografia che verrà presentata al pubblico durante il Festival Oriente Occidente 2018. Diego Tortelli è un danzatore e coreografo italiano che ha maturato una lunga esperienza accanto ai grandi della danza contemporanea, militando in svariate compagnie internazionali. Una lunga lista di coreografi (Ohad Naharin, Angelin Preljocaj, Gustavo Ramirez Sansano, Carolyn Carlson, Emio Greco, Pieter Scholten, Olivier Dubois, Richard Siegal, William Forsythe, Lucinda Childs e molti altri) arricchisce il suo curriculum formativo e lavorativo. È Tortelli che si racconta e anticipa alcune fasi del workshop creativo a Rovereto.

Iniziamo dal workshop: come sarà strutturato?

«È finalizzato a una coreografia di cinque minuti riassuntivi che sarà poi presentata al Oriente Occidente e si sviluppa in tre giorni di lavoro legato molto all’iterazione con i danzatori che mi troverò davanti. Ho voluto titolarlo “Labirinto di Dedalo” perché prosegue idealmente il mio lavoro di ricerca sul corpo inteso come ricerca della genialità e follia dell’architetto che fu Dedalo. Il corpo infatti si divide in due realtà: quella della follia ed elaborazione e quella meccanica di linee che costruiscono e distruggono come in un’architettura. Il lavoro è quindi un percorso che segue il movimento, il labirinto e la perdita ma anche il la follia e la possibilità».

Quali caratteristiche devono avere i danzatori che cerca per questo lavoro?

«Dovranno essere danzatori formati ma non necessariamente in tecnica classica. Cerco la consapevolezza del proprio corpo e movimento e sono aperto al mondo del popping e della danza di strada. Per la coreografia mi farò ispirare dai danzatori che troverò. Un lavoro diverso da quello che svolgo con il mio gruppo di Milano dove invece preparo coreografie finite pensate su di loro perché li conosco».

Uno studio sul corpo che nasce dove?

«Da sempre sono stato affascinato dalla ricchezza del movimento e dei movimenti del corpo. Inizialmente come esperienza personale in veste di danzatore e poi come ricerca sugli altri in veste di coreografo e quindi con l’occhio esterno. Da ragazzo a Milano ho iniziato questo percorso che poi ho proseguito anche grazie all’incontro con coreografi da cui ho imparato».

La sua esperienza?

«Sono stato fortunatissimo perché amo viaggiare e quindi non mi è pesato spostarmi per lavoro, non sono mai stato molti anni nello stesso posto e quindi ho cambiato spesso compagnia di danza. Ora forse avrei voglia di tornare in Italia come coreografo con i miei ragazzi con cui ho questo progetto a Milano ma ho anche creato coreografie per il Balletto di Toscana, la “Bella addormentata” che è stata anche da poco in Trentino. Ma non sono stanco di viaggiare per danzare e fare nuove esperienze».

Progetti?

«Sto lavorando a un progetto su Garcia Lorca, poeta che porto nel cuore e di cui traduco in danza ispirazioni legate alle sue opere, con AterBalletto. Per lo spettacolo ho collaborato con il compositore Francesco Sacco che ha creato brani inediti di accompagnamento e la scelta di brani adatti. A Torino Danza a settembre sempre con AterBalletto porterò un lavoro su Bach con musiche eseguite dal vivo e rivisitazioni delle Suite bachiane».

Un consiglio ai chi sogna di danzare per professione?

«Viaggiare molto e “rubare” dai grandi, non sentirsi mai arrivati ma guardarsi intorno e lavorare su una continua evoluzione anche quando si crede di aver trovato una propria poetica o estetica, avere la curiosità di inventarsi e ricrearsi sempre. Tutto questo accanto a una robusta preparazione fisica e tecnica che poggiano su uno studio continuo».

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