Alla Settimana della critica c’è la pellicola girata in Trentino

Trento. Diverse sequenze sono state girate in Trentino. Nella parte dei monti Lessini che fa parte del territorio comunale di Arco e a castel Pietra a Calliano; a castel Campo (Campo Lomaso) come a...



Trento. Diverse sequenze sono state girate in Trentino. Nella parte dei monti Lessini che fa parte del territorio comunale di Arco e a castel Pietra a Calliano; a castel Campo (Campo Lomaso) come a Stenico fino al lago di Levico in Valsugana. “The book of vision” (letteralmente “Il libro della visione”) del regista italo-svizzero Carlo S. Hintermann che in passato ha lavorato anche con Terrence Malick (“La sottile linea rossa” tra i suoi film) che qui è produttore esecutivo, sarà, il 2 settembre, la “pellicola” d'esordio della Settimana della critica alla Mostra del cinema di Venezia che terminerà il 12. La Settimana della critica, giunta alla 35esima edizione, è una sezione autonoma del festival lagunare, dedicata alle opere prime ed è organizzata dal Sindacato nazionale critici cinematografici (Sncci).

Sostenuto dalla Trentino film commission, “The book of vision” racconta una storia “sospesa tra fantasy e mistero, fra passato e presente”. Protagonista è una giovane dottoressa, Eva, che lascia la professione per rimettersi a studiare. Incontra un collega, Henry e scopre con lui ciò che c'è di più profondo in un libro, quello che dà il titolo al film, scritto da un medico prussiano del XVIII secolo che raccoglie speranze, paure e sogni di oltre 1800 pazienti. Il cast è di quelli internazionali. Ne fanno parte l'inglese Charles Dance (“Il trono di spade”), Lotte Verbeek e Isolda Dychauk (già nella serie tv sui Borgia), Sverrir Gudnason, il tennista Bjorn Borg in “Borg McEnroe” e l'italiano Filippo Nigro (“La dea fortuna” di Ferzan Ozpetek, tra gli ultimi lavori cinematografici a cui ha partecipato). «La possibilità di attraversare il tempo – afferma il regista – mi ha sempre affascinato. “The book of vision” fa di questa possibilità un elemento di forza. Il meccanismo che lo sorregge è la possibilità di aprire una porta verso una dimensione inaspettata, verso il fantastico. Dal punto di vista visivo, sia la parte contemporanea che quella del passato tengono conto di questa porta. Ogni luogo, ogni oggetto, ogni azione ha una valenza ambigua, in bilico tra due dimensioni. E le storie raccontate dal medico prussiano daranno alla protagonista del film la forza di vivere appieno la propria vita, facendole comprendere che niente si esaurisce nel proprio tempo”. PA.PI.













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