A Perugia il progetto 'Per Aspera Ad Astra'



(ANSA) - PERUGIA, 24 APR - Torna a Perugia per la sua sesta edizione il progetto "Per Aspera Ad Astra - riconfigurare il carcere attraverso la cultura e la bellezza" con lo spettacolo "La popola del futuro ama", in scena giovedì 9 maggio alle 18.00 nella casa circondariale di Capanne e lunedì 13 maggio alle 19.00 al Teatro Morlacchi. La messa in scena diretta da Vittoria Corallo - promossa da Acri, l'Associazione nazionale delle fondazioni di origine bancaria, realizzata con il sostegno di Fondazione Perugia e prodotta dal Teatro Stabile dell'Umbria - è il sesto capitolo di una ricerca portata avanti insieme ai detenuti che hanno partecipato alle precedenti cinque edizioni di Per Aspera ad Astra all'interno della stessa casa circondariale di Perugia Capanne.
    Per Aspera Ad Astra è nato nel 2018 e in corso oggi in 15 carceri italiane. L'iniziativa, promossa da Acri e sostenuta da 11 Fondazioni, ha coinvolto oltre mille detenuti dal 2018 che partecipano a percorsi di formazione professionale nei mestieri del teatro, che riguardano non solo attori e drammaturghi, ma anche scenografi, costumisti, truccatori, fonici, addetti alle luci.
    La sesta edizione del progetto, pensato per contribuire al recupero dell'identità personale e alla risocializzazione dei detenuti, è stata illustrata in occasione di una conferenza stampa in cui sono intervenuti: Cristina Colaiacovo, presidente di Fondazione Perugia, per il Teatro Stabile dell'Umbria Stefano Salerno assistente di direzione, Antonella Grella direttrice della casa circondariale di Capanne, il Direttore generale di Fondazione Perugia Fabrizio Stazi e la regista Vittoria Corallo.
    "Un'avventura sociale, culturale, artistica e relazionale.
    Davvero uno dei progetti più riusciti fra quelli sostenuti dalla nostra Fondazione, poiché racchiude in sé una pluralità di obiettivi e valori costituzionali, riuscendo ad andare ben oltre le nostre normali attività", ha commentato Cristina Colaiacovo.
    "I detenuti anche quest'anno saranno scritturati come attori dal Teatro Stabile dell'Umbria - ha spiegato il direttore Nino Marino - per presentare, prima in carcere e poi al Teatro Morlacchi, il frutto di un lavoro che ha un duplice valore artistico e pedagogico. Rispetto ai progetti passati, quest'anno sono state coinvolte le scuole superiori di Perugia i cui allievi hanno svolto dei laboratori sia all'interno del carcere che presso il Teatro Morlacchi. Uno spettacolo, quindi, che dà voce a chi più di altri necessita di ascolto e partecipazione e che stimola la comunicazione tra il mondo carcerario e la società civile di Perugia." Secondo la direttrice della casa circondariale, Grella, "rimanere nell'inattività, aspettando che il tempo passi senza un impegno intellettuale o manuale, non aiuta a riflettere su di sé e sulle vicende della propria esistenza che hanno portato a vivere nell'illegalità e a ritrovarsi in carcere. L'inattività può determinare una cronicizzazione di modi di pensare, di agire e di relazionarsi agli altri che non sono corretti e che inevitabilmente porteranno il soggetto, una volta terminato di scontare la pena, a ripetere gli stessi comportamenti, a ripercorrere strade già note o ancora più pericolose. E per questo è importante che all'interno degli istituti penitenziari vi siano proposte trattamentali che aiutino i detenuti a rielaborare l'esperienza di vita per ridefinirsi e dare un senso e una direzione diversa alla propria esistenza. La dimensione teatrale, nell'affrontare l'umano da diversi punti di vista, dà l'occasione di sperimentarsi, di rivelare qualcosa di più di se stessi, della propria ricchezza, delle proprie capacità e risorse personali. Il teatro consente di creare percorsi che possono aiutare nella trasformazione della persona apportando contribuiti positivi in termini relazionali e di benessere personale. Grazie al potere terapeutico dell'arte teatrale possono aprirsi nuove vie di cambiamento".
    "Quest'anno - ha riferito la regista Vittoria Corallo - abbiamo collaborato con alcune studentesse e studenti del liceo scientifico G. Galilei e del liceo artistico Bernardino di Betto che hanno condiviso la lettura del testo di Bell Hooks Tutto sull'amore con i detenuti, partecipando anche ad alcune giornate di laboratorio in carcere. Alcuni di loro hanno deciso di proseguire l'esperienza partecipando allo spettacolo. Bell Hooks riporta l'amore sul tavolo, su tutti i tavoli, lo immagina capace di ribellarsi al ruolo marginale che la sfera pubblica e politica gli concedono, lo riconsegna alla sua natura universale di guida e radice dell'umanità". (ANSA).
   









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