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Ha studiato antropologia ma poi la svolta: adesso è designer dei fiori

Ha capito che la carriera universitaria non era la sua strada, così Sara Maniscalco si è dedicata alle piante diventando "flower designer". Le sue installazioni si trovano ad Arco, in alcune ville sul Lago di Garda, ma anche a Milano e in Toscana


Daniele Peretti


ARCO. Arrivare a compiere i primi passi di quella che sarebbe potuta essere una prestigiosa carriera universitaria per fermarsi, capire che non sarebbe stata la strada giusta e ricominciare tutto daccapo. È stata questa la scelta di Sara Maniscalco che da ricercatrice e antropologa è passata al Flower Design.

Un cammino tutto da raccontare.

Mi sono diplomata al Liceo Scientifico Maffei di Riva, a seguire mi sono laureata in Antropologia e Etnologia all'Università Bicocca di Milano.

Era già affascinata dall'idea di viaggiare?

Mi è sempre piaciuto e per me la scelta personale dev'essere una sintesi del confronto con altre realtà. Bene l'università a Milano, ma ancor meglio confrontare quell'esperienza con una realtà universitaria molto dinamica come lo è Barcellona.

Una scelta fortunata?

Decisamente, perché ho vinto una borsa di studio che mi ha permesso di andare a studiare al Mahre Center alle Maldive sulla base di una convenzione in atto tra l'Università Bicocca e la Repubblica delle Maldive per un progetto di ricostruzione della barriera corallina.

Nell'ambito dell'antropologia cosa l'affascinava di più?

Lo sfruttamento ambientale che porta come conseguenza diretta allo sfruttamento delle popolazioni che è senza confini e senza tante differenze territoriali.

In questo senso come è stata la sua esperienza?

Bellissima, grazie ad un bando di partenariato della Comunità Europea, Sbep, ho avuto la possibilità di andare in Uzbekistan a studiare lo sfruttamento del cotone tramite coltivazioni intensive, ma anche dei lavoratori.

Presupposti ottimi. Cos'è stato a farla andare in crisi?

Prima di tutto ho preso progressivamente coscienza di quanto sia difficile e chiuso l'ambiente universitario; in più sia con l'esperienza alle Maldive che con quella in Uzbekistan non sono riuscita ad andare oltre alla saggistica come unico mezzo di comunicazione dei miei studi che però non era assolutamente il mio metodo comunicativo.

A quel punto?

A quel punto ha prevalso l'ottica umanistica dell'ambiente. Mi piaceva l'idea che gli stessi elementi sfruttati dall'uomo, potessero avere una vita diversa passando da un valore commerciale minimo, ad un valore che ridesse loro dignità. Così ho frequentato diversi corsi di Flower Design all'Italian Design Institute e mi sono specializzata.

E così è nata l'Isola Di Flores-floral Design che è?

Il nome nasce da un'Isola dell'Indonesia dove in un periodo compreso tra circa 190mila e 54mila anni fa ha vissuto l'Homo Floresiensis, un ominide che da alcuni resti ritrovati potrebbe risalire fino a 12mila anni fa. La scoperta è avvenuta solo nel 2003 in una caverna della località Liang Bua, sull'isola di Flores. Il ritrovamento consiste in uno scheletro abbastanza completo con cranio ed in altre ossa appartenenti ad almeno altri otto individui, mal conservati e con cranio non conservato. Quindi un nome guida che racchiude tutti i miei studi, che ho deciso in qualche modo di tenere vicini a me.

In concreto?

Si tratta di installazioni floreali permanenti sia per il pubblico che per il privato. Chi è interessato può vederle al Bar Centrale di Arco, ma anche allo stesso Castello di Arco. Mi hanno chiamata in alcune ville sul Lago di Garda a Toscolano Maderno, alla Tenuta delle Stelle in provincia di Lucca, poi a Milano, ancora in Toscana ed in Sicilia.

Per le sue realizzazioni cosa utilizza?

Esclusivamente fiori, anche recisi e piante di provenienza italiana che opportunamente trattati garantiscono una durata nel tempo.

Di certo un lavoro per nulla facile che l'ha fatta emozionare…

Quando ho la conferma di essere l'unica ad organizzare workshop ed eventi nell'Alto Garda; quando la mia agenda non ha più spazi per tutta la stagione oppure quando mi chiamano agenzie internazionali e si iniziano collaborazioni che non ho la minima idea di dove mi possano portare.

Progetti?

Purtroppo il Trentino non è la Toscana ed è per questo che mi piacerebbe promuovere la mia attività. Ad esempio in Toscana è l'ente pubblico a creare eventi cercando di coinvolgere i giovani. Da noi c'è un sostanziale immobilismo. Poi mi piacerebbe creare una Flower Factory nel cui ambito possa rientrare un laboratorio sia sperimentale, ma adatto anche a piccoli eventi: insomma una realtà tutta da costruire.

Tra tanto entusiasmo c'è stata una delusione?

La giungla burocratica che condiziona tutto. Appena metti il naso fuori dalla porta devi stare attenta a tutto, tanto che posso capire chi invece di creare eventi preferisce rinunciare.

La sua fortuna?

Sia il fatto che credo nelle mie idee e non ho mai nemmeno avuto il dubbio di non farcela, sia il sostegno della mia famiglia che nei momenti difficili è fondamentale.

La gente arriverà con delle idee, qual è stata la più originale?

Quella che alla fine mi sono rifiutata di realizzare.

Racconti.

Mi avevano chiesto un allestimento floreale per la festa di Halloween che avrei dovuto allestire con dei pannelli che poi si possono riutilizzare. Ho rifiutato perché mi è sembrata una cosa troppo infantile, ma c'è anche l'idea realizzata.

Che è stata?

L'allestimento scenografico per il matrimonio di una coppia sudcoreana in una villa sul Lago di Como che alla fine è risultato un mix tra la cultura occidentale e quella orientale.













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