Simoni, benedizione con riserva: «Manca  un arrivo in salita» 

Promozione a pieni voti, invece, da parte del c.t. Cassani «I percorsi sono stati disegnati in modo impeccabile»



MILANO. Tappe brevi, intense ed esigenti, trasferimenti agevoli. Un mix che piace ai corridori, che possono testarsi in vista del Giro d’Italia lontani dallo stess, e che è stato promosso anche dal c.t. Davide Cassani e da Gilberto Simoni, anche se, secondo quest’ultimo, «manca un vero arrivo in salita».

Cassani guiderà la selezione azzurra, che andrà ad aggiungersi ad altre 19 squadre, per un totale di 20 team al via. Lo scorso anno furono nove le formazioni World Tour in starting list, con gli organizzatori del Gs Alto Garda che puntano a confermare (o incrementare) tale numero. L’obiettivo per il 2019 è quello di riportare sulle strade del Tour of the Alps Vincenzo Nibali, già vincitore del Giro del Trentino nel 2013, così come quello di vedere nuovamente ai nastri di partenza il Team Sky, che per l’occasione potrebbe schierare il talento di casa Gianni Moscon, prossimo a prendere il via al suo primo Giro d’Italia.

Sicura è la presenza della selezione italiana, che lo scorso anno schierò anche il giovane perginese della Trek Segafredo Nicola Conci. «Un ragazzo di cui sentiremo parlare» ha commentato Cassani, che promuove la formula del Tour of the Alps. «Si rivelerà una grande corsa, a due settimane dal Giro d’Italia – ha aggiunto il c.t. – I percorsi sono stati disegnati in modo impeccabile. I corridori vengono da grandi blocchi di lavoro e devono finalizzare, testarsi. L’unico modo per farlo è cercare la vittoria. Basta guardare la classifica dello scorso anno, quando vinse Pinot, Pozzovivo fu secondo e poi migliore degli italiani al Giro, con Froome quarto e poi vincitore della corsa rosa». La tappa decisiva secondo Cassani? «Penso quella di Cles», ha replicato il commissario tecnico.

Anche Gilberto Simoni promuove il format, ma puntualizza: «Siamo sulle Alpi, forse manca un arrivo in salita, come quello all’Alpe di Pampeago della scorsa edizione – ha commentato il campione di Palù di Giovo – Penso al Passo Pordoi, allo Stelvio. È vero che a fine aprile il meteo è spesso incerto, ma una bella salita non ci starebbe male».

Che idea si è fatto del Tour of the Alps 2019? «Sarà una corsa incerta, aperta» ha replicato Simoni, che vinse il Giro del Trentino nel 2003, anno in cui centrò la sua seconda affermazione al Giro d’Italia. «In quegli anni ho combattuto con Bugno e Rominger prima, con Pantani, Garzelli e Casagrande poi – ha aggiunto Simoni – Nel mezzo, c’è stata gloria anche per me. Tutti i grandi campioni sono sempre passati dal Giro del Trentino: essere protagonisti lì, significava poterlo essere al Giro d’Italia. È un banco di prova. Nella scorsa edizione vedemmo Aru in difficoltà ed è stato così anche al Giro, mentre Froome mi stupì: si vedeva che gli mancava qualcosa, ma voleva essere protagonista. Non si è fatto da parte pensando solo al Giro d’Italia».

«Per il Trentino, l’edizione 2019 del Tour of the Alps è l’occasione per rappresentare anche la parte rurale del territorio, da cui sono nati grandi campioni come Fondriest, Simoni, Moser, Moscon e Paternoster – ha detto Maurizio Rossini (Trentino Marketing) – Forse c’è anche un legame tra questi aspetti: la fatica e il mondo rurale con i grandi corridori del ciclismo trentino». (l.f.)

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