L'INTERVISTA sandro beretta 

«Il Levico Terme ha il pieno diritto di giocare in D» 

Il caso. Il presidente dei gialloblù non ci sta: «Questa categoria spetta a noi e alle altre squadre retrocesse a tavolino senza che si debba aver bisogno di ricorrere a carte bollate per ottenere ripescaggi o deroghe»


Daniele Loss


Levico Terme. Il dado è tratto e le 36 società di serie D retrocesse “a tavolino” sono pronte a dare battaglia. Nessuna intenzione di fare un passo indietro, anzi: la conference call di sabato pomeriggio è servita ad unire ancora di più gli intenti dei sodalizi interessati che, senza usare mezzi termini, si sentono torteggiati.

Il Levico Terme, ovviamente, è una di queste e l’amarezza dei gialloblù è enorme, visto che i trentini si ritrovano in Eccellenza pur occupando la quart’ultima posizione, ad una sola lunghezza dal Villa Valle, con 11 giornate ancora da disputare. Di lasciar perdere e accettare la decisione il presidente Sandro Beretta non ne vuole proprio sentir parlare.

Beretta, come giudica il provvedimento della Lega?

Il provvedimento assunto dal Consiglio Direttivo della Lega Nazionale Dilettanti è stata vergognoso: come si può parlare di merito o demerito sportivo quando sono stati disputati due terzi di torneo? Non esiste che venga presa questa decisione: l’unica soluzione accettabile, stante l’impossibilità di far ripartire i campionati, era di annullare la stagione. E poi si parla di bloccare le retrocessioni nei campionati regionali e la serie D è l’unica, dico l’unica, categoria in cui, invece, vengono applicati criteri assurdi? No, non ci sto e non ci stiamo in tutta Italia. Per me il merito sportivo è quello acquisito, o non acquisito quando le cose vanno male, sul terreno di gioco. Se non vi è la possibilità di emettere i verdetti sul campo si ferma tutto e si annulla.

Sabato ha partecipato alla conference call con i presidenti o i rappresentanti delle altre società coinvolte. La posizione è unitaria? Siete decisi ad andare sino in fondo?

Assolutamente sì e, pensate, che alla call hanno partecipato anche realtà che, anche senza il verdetto, non si sarebbero iscritte al prossimo campionato per altri motivi. C’è grande solidarietà e grande unione d’intenti nei confronti di un provvedimento che tutti noi presidenti consideriamo inaccettabile.

Immaginiamo il suo stato d’animo: al momento dello stop il Levico Terme era pienamente in corsa per la salvezza.

La lotta per mantenere la categoria è uno dei grandi motivi d’interesse della serie D e la formula dei playout è prevista espressamente dal regolamento, proprio per dare significato a tutte le partite del calendario, sino all’ultima giornata. Per quanto ci riguarda come possiamo accettare il fatto di essere quartultimi e retrocedere con 33 punti ancora a disposizione? Prima dell’ultima partita disputata eravamo noi ad essere quint’ulmini, dunque salvi secondo questi criteri, e ora ci ritroviamo retrocessi per aver pareggiato, nemmeno perso, una gara? Il merito sportivo, ribadisco, dove sta? Me lo devono spiegare, perché proprio non lo capisco. Il presidente Sibilia, qualche giorno prima del Consiglio Direttivo, aveva detto che “poche società sarebbero state scontente”, ma non credo che 36 realtà provenienti da tutta Italia siano poche.

Nel vostro caso, tra l’altro, a meno di una modifica delle regole, non vi sarebbe nemmeno la possibilità di presentare la domanda di ripescaggio.

Sì, ma è assurdo solo parlarne! Io non mi ritengo retrocesso, perché verdetti così delicati, che possono cambiare le sorti di una società, non debbono essere presi a tavolino e con decisioni politiche. Io non voglio pensare alla domanda di ripescaggio, ma voglio che i miei diritti siano tutelati e, come me, anche gli altri presidenti coinvolti. Ma come funziona? Non si possono disputare i playout e, allora, automaticamente arriva la retrocessione e bisogna mettersela via serenamente? Non esiste proprio.

Uno dei provvedimenti straordinari potrebbe essere l’apertura del ripescaggio a tutte le società intenzionate a farne richiesta, indipendentemente dal fatto che ne abbiano o meno diritto.

Mi aspetto anche questo, anche se nessuno lo ha detto, ma è una questione di principio e di metodo. Io ritengo che il Levico e le altre squadre coinvolte in questa brutta situazione abbiano il pieno diritto di disputare il torneo di serie D 2020 - 2021, senza bisogno di carte bollate, ripescaggi o deroghe.

Insomma: siete pronti a dare battaglia anche nelle aule dei tribunali sportivi, se necessario.

Certo. Aspettiamo che la decisione venga ratificata dal Consiglio Federale per capire come muoverci, perché abbiamo poche speranze che il provvedimento sia oggetto di ulteriori modifiche. Di fronte all’ufficialità ci muoveremo di conseguenza: né io né i colleghi con i quali ho avuto modo di confrontarmi abbiamo intenzione di accettare in maniera prona quest’assurda decisione.

I tempi potrebbero dilatarsi, con tutte le difficoltà del caso per chi deve costruire uno staff tecnico e allestire una rosa.

Al momento quello sarebbe il minore dei problemi. Abbiamo sempre dovuto fare i conti con difficoltà e, in alcune occasioni, anche con tempistiche assolutamente complicate da gestire, ma ce l’abbiamo sempre fatta. Ciò che mi preoccupa è di dovermi confrontare con dei vertici che prima dicono una cosa e poi ne fanno un’altra e, soprattutto, che in tutto questo tempo hanno partorito una decisione che è “comoda” per loro e terribilmente penalizzante per le società.

Dunque non è proprio il momento di parlare di direttori sportivi, allenatori e giocatori.

No: purtroppo adesso non sappiamo quale categoria affronteremo nella prossima stagione anche se sappiamo bene qualche sarebbe la categoria che meriteremmo.

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