Il fiemmese Sandro Pertile è l’ Ecclestone del salto nella FIS

Predazzo. Sandro Pertile, 49 anni, fiemmese, è il nuovo “race director” dello Ski Jumping all’interno della FIS. Pochi sanno, probabilmente, che tra le discipline invernali sotto l’egida della FIS il...



Predazzo. Sandro Pertile, 49 anni, fiemmese, è il nuovo “race director” dello Ski Jumping all’interno della FIS. Pochi sanno, probabilmente, che tra le discipline invernali sotto l’egida della FIS il salto dal trampolino è quella che televisivamente ha il maggior numero di ascolti. In questa stagione appena archiviata il salto ha avuto 700 milioni di telespettatori contro i 550 dello sci alpino, i 390 del fondo! Dunque un ruolo strategico nel mondo dello sci, tra il resto lo ski jumping si svolge sia in versione invernale che estiva. Un dirigente dell’ambiente nel fargli i complimenti lo ha definito il “Bernie Ecclestone del salto”, paragone forse irriverente ma che rimarca il ruolo, importantissimo, di Sandro Pertile.

Passione trasmessa dal papà

Lo incontriamo, ovviamente, ai trampolini di Predazzo, quasi una seconda casa per lui. La passione per il salto con gli sci gli è stata trasmessa da papà Piero, originario di Asiago, il quale ha cominciato a saltare da bambino, poi nel 1950 si è arruolato nelle Fiamme Gialle e si è trasferito a Predazzo. È stato atleta fino al 1955 poi una caduta a Dobbiaco - proprio l’anno prima delle Olimpiadi di Cortina – blocca la sua carriera agonistica, ma diventa allenatore, ruolo che ricopre fino al 1965. È stato l’allenatore dell’unico atleta italiano che ha stabilito il record mondiale di salto, Nilo Zandanel olimpionico negli anni ’50 e ’60 e recordman nel 1964 con 144 metri. Con orgoglio Sandro ci ricorda «i suoi sci sono ancora a casa nostra».

Sandro Pertile e il fratello Ivo non sono mai stati spinti in famiglia a praticare il salto. È stata una scelta naturale, frequentando i trampolini a Predazzo. Ivo riesce a fare una bella carriera, 2 Olimpiadi e 3 Mondiali, Sandro invece è fermato da un infortunio a 16 anni, una brutta caduta a Tarvisio.

E poi… «Subito la mia prima esperienza ai Mondiali del ’91 in Val di Fiemme, facevo l’assistente a mio padre, direttore di gara nel salto, poi nel 2003 ho ricoperto io lo stesso ruolo, esperienza davvero emozionante perché a distanza di 12 anni il testimone è passato di padre in figlio. Poi l’opportunità di fare il delegato tecnico internazionale e da allora ho coordinato più di 100 gare di Coppa del Mondo, quindi l’inserimento nella Commissione Internazionale FIS e l’incarico di delegato tecnico alle Olimpiadi di Vancouver. Ho avuto un’esperienza bellissima alle Olimpiadi di Torino 2006, e poi ai Mondiali del 2013 ancora in Val di Fiemme come direttore marketing. Successivamente ho avuto la proposta da Falun (Mondiali sci nordico 2015) e per 1 anno e mezzo ogni mese passavo una settimana in Svezia. Nel frattempo ero stato eletto consigliere FISI e il presidente Roda mi assegna il ruolo di direttore sportivo per l’area nordica. 4 anni altrettanto intensi, fino alle Olimpiadi di Pyeongchang. Infine c’è stata la proposta, quasi inaspettata, da parte del comitato dei Mondiali di Anterselva come responsabile dell’area TV».

Hofer in pensione

Questo è solo un sunto dello speciale curriculum di Sandro Pertile. La figura che va a sostituire è quella del tedesco Walter Hofer, race director del salto mondiale da 27 anni e che ora va in pensione. Con lui lo ski jumping è decollato nel vero senso della parola. «Il mio primo pensiero è stato che la persona che avrebbe preso quel posto doveva essere matta - prosegue Pertile - perché succedere a Walter Hofer vuol dire caricarsi di responsabilità e aspettative, per tutti è un manager di altissima qualità. Durante l’estate sistemando il mio curriculum mi sono reso conto di due cose: che sto diventando vecchio, ho 49 anni, e che negli ultimi 20/25 anni ho fatto un sacco di cose, sono partito dal mio lavoro in banca nel 1990, poi la passione per il salto mi ha fatto fare esperienze importantissime, dunque forse qualche carta da giocare l’avevo pure io».

In molti lo hanno incoraggiato a puntare al ruolo e così ha incontrato il presidente della FIS Gian Franco Kasper. Il resto è storia recente, il meeting FIS di Dubrovnik ha assegnato a Sandro Pertile la carica a partire dalla stagione 2020/2021, perché prima intende rispettare gli impegni con Anterselva.

Perchè un italiano nel salto? «Io credo che a livello internazionale non sia la bandiera della nazione che fa la differenza, ma sono le competenze. A Dubrovnik domenica sono stati deliberati due nuovi race director, Peter Gerdol per lo sci alpino femminile ed il sottoscritto, a fare compagnia a Markus Waldner dello sci alpino maschile. Io in questo mondo ci sono dal ‘97 quando ho diretto la prima gara di Coppa del Mondo, e la gente ti pesa per quello che fai. Credo fortemente nel rapporto umano, che cerco di privilegiare nel mio lavoro. La Val di Fiemme è stata il trampolino di lancio e sono riconoscente al comitato Nordic Ski per avermi dato le chance per giocarmi un posto così importante, non posso dimenticare da dove sono partito».

Il futuro della Val di Fiemme

Viene logico chiedersi cosa potrà fare Sandro Pertile per il salto italiano: «Credo di aver fatto già molto, ho fatto tanto anche nel quadriennio olimpico, ho dato tantissimo all’intera area nordica; andando a ricoprire un posto internazionale dovrò cercare di curare gli interessi per l’intera famiglia del salto. Gli atleti sono tutti uguali e meritano rispetto, nel mio lavoro cerco di essere imparziale. Il primo passo importante sarà incontrare tutte le persone che seguono e gestiscono il salto mondiale, Walter Hofer in primis, poi tutte le persone dello staff FIS per ascoltare e capire, è chiaro che alcune proposte le ho, in questi anni ho maturato le mie esperienze. Ritornando a Fiemme, credo che aver completato il centro di Predazzo con il trampolino da 60 metri, finalmente dopo 13 anni di attesa, sia stato un regalo eccezionale per questa disciplina. Oggi credo sia importante rilanciare la promozione in maniera importante, abbiamo uno stadio che è paragonabile ad un autodromo di Formula 1, deve essere valorizzato. Gli impianti per essere sostenuti hanno bisogno di grandi eventi, la Val di Fiemme è sulla strada giusta».

Il ruolo della famiglia

Sandro ha moglie e due figlie, una scelta difficile quella di rivestire il ruolo di Walter Hofer. «In famiglia dopo tanti anni da “zingaro” si sono abituati, certo non è facile, durante l’anno di Pyeongchang sono stato via 180 giorni, devi avere una famiglia che ti supporta e sopporta, e che è felice di vederti contento quando torni a casa. Certo sarà una nuova sfida perché un direttore di Coppa del Mondo viaggia dai 220 ai 250 giorni l’anno, cercherò di dare qualità al rapporto di chi mi aspetta a casa».

Il suo motto è «We have no problems, only challenges», lo diceva sempre il competition manager dell’hockey a Torino 2006. Sandro è davvero amato nell’ambiente del salto ed ha ricevuto complimenti da tutto il mondo. «La cosa più importante del mio ruolo sarà la decisione dei calendari, la qualità e il prestigio del calendario danno anche valore alle discipline. Poi avrò il rapporto con le TV internazionali, un aspetto molto importante, quando hai dati di ascolto televisivi elevatissimi bisogna mantenere lo stesso livello di qualità e creare un prodotto estremamente attrattivo. Creare contatti con le aziende, gli sponsor specifici della disciplina, lo sviluppo dei materiali e tutte le regole sull’equipaggiamento, poi seguire tutte le ispezioni per le Coppe del Mondo, i Mondiali e le prossime Olimpiadi, tutti i meeting internazionali di coordinamento, tanto lavoro dietro le quinte. Fino al 2020 sarò ad Anterselva, un’esperienza che mi sta sorprendendo in maniera positiva; ad Anterselva c’è un comitato organizzatore di altissima qualità, non avrei dubbi a definirlo il miglior comitato sulla neve d’Italia, perché quando organizzi eventi con oltre 20.000 spettatori paganti vuol dire che dietro c’è una struttura che sa fare il proprio lavoro e lo sa fare bene. “We have no problems, only challenges” devo dire che è un motto che dal 2004 mi ha cambiato la vita, da allora qualsiasi cosa succeda la prendo come una sfida e non come un problema, ti cambia completamente l’approccio perché il problema è una visione negativa e diventa un peso, mentre la sfida tira fuori il meglio di te: Per me questa nuova opportunità in FIS è una grande sfida».

Buon volo, Sandro!

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