Calcio

Dalfovo, un anno dopo. E il Lavis torna al successo

12 mesi fa la lesione al legamento crociato anteriore di un ginocchio: dopo tanto lavoro con il preparatore Bisoffi, il figlio del grande Max è tornato al gol



TRENTO. Dalfovo is back. Ad un anno di distanza dall’ultima volta il Lavis riabbraccia il suo bomber. Dopo due turni senza vittorie e con tanti dubbi, la squadra rossoblù festeggia il primo successo in campionato e sulla vittoria contro il San Martino c’è anche la “griffe” di Davide Dalfovo, tornato al gol dopo dodici mesi di astinenza. I corsi e ricorsi storici del calcio regionale sono clamorosi: lo scorso anno il figlio d’arte (anche se papà Max il pallone lo prendeva a “sberle”) iniziò nei migliori dei modi la propria stagione segnando all’esordio proprio contro il San Martino. Poi due partite senza reti, prima del grave infortunio patito contro il Calciochiese alla quarta giornata.

La diagnosi fu impietosa: rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio e addio campionato. Dalfovo ha lavorato sodo: si è messo nelle mani del preparatore atletico Matteo Bisoffi, specialista anche della riabilitazione e, al ritmo di tre sedute a settimana, è tornato quello di prima. Anzi più maturo di prima. In Coppa Italia aveva timbratoil cartellino contro la Bassa Anaunia, ma segnare in campionato ha tutto un altro sapore. Con tanto di dedica, anzi doppia dedica, per la compagna Veronica e la piccola Athena, nata a fine agosto e a cui il centravanti rossoblù ha rivolto il primo pensiero dopo aver spinto il pallone in rete.

«E non potrebbe essere altrimenti – racconta il centravanti lavisano – il gol è tutto per un attaccante ed è il momento di massima felicità per un centravanti. L’associazione di idee è stata immediata: alla più grande gioia sportiva ho abbinato quella che è la gioia più grande della mia vita, ovvero la mia piccola. La rete è tutta per loro due, sperando sia la prima di una lunga serie».

Un anno fa il grave infortunio, adesso il ritorno in campo. Con l’obiettivo di recuperare il tempo perduto. «Il mio primo pensiero è sempre stato quello di tornare e di stare bene e avercela fatta è già motivo di soddisfazione. Poi, non lo nego, in questo momento mi sento benissimo e credo di poter dare un grosso contributo alla causa. Il lavoro di riabilitazione è stato lungo e duro: ci ho messo tutto l’impegno che potevo e, devo dire, “Biso” (Matteo Bisoffi, ndr) mi ha seguito in maniera incredibile».

Si punta alla doppia cifra? «No, sarebbe presuntuoso. Prima voglio conquistare una maglia da titolare, poi si vedrà – conclude Dalfovo – A 29 anni non mi sento arrivato, l’entusiasmo è quello di un ragazzino». (d.l.)

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano