Storia

Da Peter Paternelli a Tania Cagnotto in un secolo di Giochi

Il trentino fu il primo nel 1912, la bolzanina è la star di Rio I regionali protagonisti (e non) nella storia delle Olimpiadi


di Marco Marangoni


TRENTO. Il primo regionale alle Olimpiadi estive fu Peter Paternelli, nel 1912, a Stoccolma. La prima medaglia in assoluto, invece, fu l’oro nel 1956 a Melbourne. Il contingente più numeroso quello di Pechino, nel 2008 con ben 15 atleti. È dalla quindicesima edizione, quella di Helsinki nel 1952, che almeno un rappresentante del Trentino Alto Adige è presente ai Giochi estivi: 64 anni per un totale di 16 edizioni. Si va dalla partecipazione in pieno spirito decoubertiano alla conquista della medaglia più ambita e pregiata.

La storia regionale ai Giochi parte da Peter Paternelli. Il 4 luglio del 1912, nell’impianto di Råsunda, il 56enne di Storo, inserito nella squadra austro-ungherese assieme ad Adolf Michel, Heinrich Elbogen ed Eberhard Steinböck, giunse quarto alle spalle di Svezia, Stati Uniti e dell’allora Granducato di Finlandia nella gara di tiro a segno, specialità bersaglio mobile a squadre. Il primo altoatesino ai Giochi, invece, fu il pioniere dei tuffi Carlo Dibiasi nel 1936 a Berlino. Dopo le due edizioni annullate causa la seconda Guerra Mondiale, la presenza regionale alle Olimpiadi ritorna dal 1952. A Helsinki furono addirittura tre i trentini in azzurro, Bruno Fait nella 10 chilometri di marcia, Eva Maria Belaisek, detta “Minnie”, nella 4x100 stile libero azzurra, ed Augusto Fiorentini nel sollevamento pesi. Trascorrono quattro anni ed ecco la prima medaglia. E’ l’oro di Albert Winkler, altoatesino di Castelbello-Ciardes, operaio alla Moto Guzzi. Il 27 novembre del 1956, nelle acque del lago Wendouree a Ballarat, nei pressi di Melbourne, Winkler, assieme a Franco Trincavelli, Romano Sgheiz, Angelo Vanzin e al timoniere Ivo Stefanoni, sale sull’Olimpo del “quattro con” del canottaggio. Per festeggiare il trionfo i cinque canottieri ritornarono in Italia in nave arrivando dopo Capodanno. A Roma ‘60 l’unico regionale fu Karl Putz, nono nella gara a squadre del pentathlon moderno. A Tokyo ‘64 si apre l’era di Klaus Dibiasi. Nella terra del Sol Levante, a soli 17 anni, il bolzanino è subito d’argento dalla piattaforma. L’angelo biondo di Bolzano, nelle tre edizioni successive, scrive definitivamente il suo nome nella storia dello sport mondiale. Dalla piattaforma è oro a Città del Messico ‘68, a Monaco di Baviera ’72 e a Montreal ’76. In mezzo anche l’argento dal trampolino in Messico.

Ai Giochi del ‘72 - quelli che cambiarono per sempre la macchina della sicurezza alle Olimpiadi a seguito del tremendo attacco alla palazzina degli israeliani al villaggio olimpico - il Trentino è rappresentato da quattro atleti, il giavellottista Renzo Cramerotti, il ciclista Francesco Moser, il nuotatore Marcello Guarducci e l’astista Renato Dionisi.

A Mosca 1980, quelli del boicottaggio, quindi con l’Italia priva dei suoi atleti militari, si fa conoscere il pesista meranese Norbert Oberburger che quattro anni dopo a Los Angeles salì sul tetto dell’Olimpo nella categoria fino a 110 chilogrammi. I Giochi negli States fecero conoscere al mondo Edith Gufler, giovane benzinaia meranese che vinse l’argento nella carabina ad aria compressa. È la prima medaglia al femminile. Un nuovo appuntamento con la storia per lo sport regionale arriva all’edizione del Centenario, quella di Atlanta ’96: il Trentino con sei atleti tocca il contingente più alto di sempre. L’Alto Adige è presente con solo due atlte. Ovvero Antonella Bellutti ed Ylenia Scapin. La prima si laurea campionessa olimpica nell’inseguimento del ciclismo su pista, la seconda centra il bronzo nello judo, categoria 72 kg. Atlanta fu anche la località dello storico argento della pallavolo azzurra di Lorenzo Bernardi e colleghi al termine dell’epica finale contro l’Olanda. Nel 2000, l’Alto Adige è presente con sette atleti, compresa l’allora quindicenne Tania Cagnotto. Le attenzioni maggiori sono, però, rivolte su Bellutti e Scapin. La prima è d’oro sempre nel ciclismo su pista ma questa volta nella gara a punti, la seconda è ancora di bronzo (70 kg). A Pechino nel 2008, la provincia di Bolzano è rappresentata da ben 10 atleti, il contingente più elevato di sempre, solo quattro sono nell’atletica leggera. Il 22 agosto è una data memorabile. Un biondino della zona di Vipiteno conquista l’oro nella 50 km di marcia: è Alex Schwazer. Il marciatore di Calice di Racines salirà agli onori delle cronache, purtroppo negative, alla vigilia delle successive due edizioni dei Giochi. Nel 2012 viene trovato positivo a pochi giorni dalla partenza per Londra, nel 2016 è accusato di un controllo antidoping (su 64 negativi) positivo e adesso attende il via libera dal Tas.

A Londra 2012, altoatesini (7) e trentini (2) non sono assistiti dalla fortuna. Lechner e Kerschbaumer restano attardati nella mountain bike mentre Tania Cagnotto torna a casa tra le lacrime. È quarta di pochissimo sia nell’individuale che nel sincro con Francesca Dallapè. La rabbia è immensa. La rivincita a Rio.

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