Cicloamatori, l’Udace scende di sella

L’Acsi chiude le porte all’associazione. Montresor amaro: «Vedremo chi si prenderà l’onere di organizzare le nostre gare»



TRENTO. Addio Udace. Dal 2014, a meno di impronosticabili colpi di scena, i cicloamatori che vorranno gareggiare dovranno farlo sotto l'egida della Federciclismo, con cui l'Udace stessa ha negli anni stretto un arcigno braccio di ferro, una contro l'altra per tutelare i propri numeri e i propri tesserati: la prima (Fci) legittimata dalla propria essenza di federazione nazionale, la seconda dalla pluriennale esperienza nel campo delle due ruote amatoriali, ma non riconosciuta come ente dalla Consulta Nazionale del Ciclismo.

Con un comunicato di alcuni fa, l'Udace ha di fatto indetto il blocco dell'attività, informando che l’Acsi nazionale ha disdetto in data 9 novembre 2013 l’accordo a suo tempo sottoscritto con l’Associazione Udace, ovvero quello che aveva permesso a quest'ultima di proseguire nella propria opera, in quanto associazione non riconosciuta dalla Consulta. «Ferma restando la legittimità dell’atto – recita il comunicato emesso dall'Udace – il Comitato Provinciale Udace e il responsabile provinciale Acsi settore ciclismo di comune accordo hanno deciso il blocco di ogni attività in corso e la sospensione dell’assemblea provinciale annuale prevista per il giorno 7 dicembre 2013 con rinvio a data da destinarsi».

Un comunicato che suona come un amaro messaggio d'addio, un destino che ormai da un paio di stagioni appariva scritto, inizialmente scampato grazie all'appoggio dell'Acsi. Venuto a mancare questo appoggio, il problema è tornato a presentarsi, questa volta (con tutta probabilità) irreparabilmente. «L'Udace non è morta, ma sono riusciti a distruggerla – commenta a margine un amaro Paolo Montresor, storico numero uno dell'Udace trentina – Non so chi ne prenderà l'eredità. Noi siamo in attesa di sviluppi, per capire se ci sarà la possibilità di un nuovo matrimonio e di poter pensare ad un futuro: se ci sarà la possibilità di fare qualcosa bene, altrimenti si chiuderà definitivamente. Tra l'altro, ormai, non ci sarebbe più nemmeno il tempo materiale per accedere ai contributi provinciali, vera e propria linfa vitale per la nostra attività. Una sola cosa mi incuriosisce: chi si sobbarcherà l'impegno, economico e materiale, di portare avanti tutta l'attività finora garantita dall'Udace, ovvero il 70% delle gare amatoriali organizzate sul territorio provinciale? È triste chiudere così una lunga avventura e ora sono proprio curioso di vedere chi recentemente ha fatto la bocca larga dove andrà a correre il prossimo anno. Forse in Veneto o in Lombardia?».

Il ciclismo amatoriale in senso stretto – che negli ultimi anni aveva comunque fatto registrare un significativo calo dei numeri – potrà sicuramente risentire dell'assenza della macchina organizzativa dell'Udace, ma è altrettanto vero che nelle ultime stagioni i cicloamatori si sono spostati sempre di più verso le granfondo. (l.f.)

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