Ciclismo: Daniel Oss, maledetta primavera

Influenza, caduta alla cronosquadre, foratura: «Sfortuna sì, ma non solo»


Luca Franchini


TRENTO. La fortuna non è certo stata dalla sua parte, ma Daniel Oss è sereno e sincero come non mai. La parziale "debacle" nella prima parte di campagna del Nord (Gand Wevelgem, La Panne e Giro delle Fiandre) non è figlia della sola sfortuna. «La jella ha avuto sicuramente un ruolo determinante - spiega Oss -, ma i primi 10-15 corridori vanno ancora troppo forte per me».
Alla Gand Wevelgem il 24enne perginese della Liquigas Cannondale aveva fatto corsa di testa fino al decisivo finale di gara, dove gli era mancato lo spunto veloce.
La forma sembrava essere in crescita, le prospettive nuovamente rosee. Poi la Tre Giorni di La Panne, dove Daniel ha vissuto di alti e bassi, con un mezzo crollo nella terza ed ultima frazione. Domenica, al Giro delle Fiandre, l'ennesima spallata della sfortuna, con una foratura nel momento chiave della corsa che lo ha messo fuori gioco anzitempo.
E così, quella che doveva essere la settimana "clou" di Daniel Oss si è tramutata in una settimana di passione. Faticosa e infruttuosa passione, quando ormai resta da correre la sola Parigi-Roubaix di domenica prossima.
Prima l'influenza alla Tirreno-Adriatico, poi la caduta nella cronosquadre della Settimana Internazionale Coppi e Bartali e, infine, la foratura al Giro delle Fiandre.
Non si può certo dire che la dea bendata sia stata benevola con Daniel, ma non si può nemmeno ridurre tutto alla sfortuna.
«Ovvio che sfortuna e malattie abbiano influito sui risultati - spiega il perginese dalla sua camera d'albergo in Belgio -. Mi sembra una cosa ovvia e non mi va nemmeno di ripeterlo e di piangermi addosso. Ero in crescita di forma, ma con l'influenza ed i tempi ridotti per il recupero, non sono più riuscito a ritrovare la miglior condizione. In corse come le classiche del Belgio se non sei al 100% non vai da nessuna parte. Il 90% non basta ed io probabilmente ero addirittura all'80%. Era difficile pensare di ottenere un buon risultato in queste condizioni».
Un Daniel Oss al "top" della forma a cosa avrebbe potuto aspirare?
«Voglio essere sincero, prima di tutto con me stesso - continua il passista della Luiquigas -. Se anche fossi stato al 100% ed avessi fatto una bella corsa (perché anche la tattica gioca un ruolo determinante), la mia massima aspirazione sarebbbe stata quella di arrivare nei primi trenta, massimo nei venti».
Non ha forse sentito il peso della responsabilità? A 24 anni già capitano per le classiche del Nord di una squadra come la Liquigas.
«La responabilità non c'entra proprio nulla. Non mi ha condizionato. Quel tipo di pressioni non le ho sentite. La questione è semplice: i primi dieci-quindici vanno ancora troppo forte per me. C'è da lavorare, lavorare a testa bassa. Come ho sempre cercato di fare».
Domenica prossima la sua campagna del Nord si chiuderà con la Parigi-Roubaix. Alla luce di quanto detto, che tipo di gara si aspetta?
«Per domenica parto sereno, senza alcuna prospettiva. Voglio solo pensare a correre. Vedremo quel che viene e ne parleremo poi».













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