Calcio

C’è Cornelio Donati nel nuovo Parma del "mister" Scala

In Emilia da giocatore ha vinto la Coppa delle Coppe, ora il tecnico chiesano è alla guida degli Esordienti regionali


di Daniele Loss


TRENTO. Nevio Scala li ha voluti tutti a fianco a sé per ricostruire da zero il Parma, che partirà dalla serie D (chissà che il Levico, e forse il Dro, non se lo trovino come avversario: mai dire mai) dopo il fallimento della scorsa primavera. Gigi Apolloni in panchina, Lorenzo Minotti a capo dell'area tecnica, Fausto Pizzi a comandare il settore giovanile e il chiesano Cornelio Donati a guidare la squadra Esordienti regionali fascia B 2003.

Cosa hanno in comune i sopracitati calciatori, oggi dirigenti e allenatori, compreso il trentino Donati? Semplice: tutti facevano parte di quel Parma “delle meraviglie” che, ad inizio anni '90, fu la grande rivelazione del calcio italiano e s'impose anche a livello europeo conquistando la Coppa delle Coppe nel 1993 dopo aver battuto l'Anversa nel “tempio” di Wembley.

Il Parma ripartirà da chi ha l'ha reso grande vent'anni fa. Compreso Donati, oggi 57enne, che quella sera a Londra alzò anch'egli la coppa e, dal lontano 1989 risiede all'ombra del Battistero, ma il legame con la “sua” valle del Chiese è ancora forte. Anzi, fortissimo.

Partiamo dall'attualità: come sarà il “nuovo” Parma?

«Un progetto serio, ambizioso costruito sulla falsariga del modello tedesco. Ci sono gli imprenditori ma anche la componente “popolare” è molto forte con i tifosi e gli azionisti che potranno “vigilare” sull'operato della dirigenza. Alla base di tutto c'è l'enorme amore per questi colori e per una società che potrebbe essere ancora tra i professionisti. Di positivo c'è il fatto che è stata fatta una “pulizia” totale».

Lei, che da anni operava nel settore giovanile gialloblù, ha vissuto dall'interno il dramma “sportivo” del Parma Calcio.

«Una situazione semplicemente pazzesca, surreale e difficile anche da raccontare perché sono accadute cose che mai mi sarei aspettato di vedere o vivere in prima persona. Mi limito a una considerazione: se chi di dovere fosse intervenuto prima probabilmente oggi il Parma non sarebbe in serie D e la scorsa stagione sarebbe certamente terminata in modo diverso. A cosa mi riferisco? La società era stata esclusa dall'Europa League già in estate, ma nessuno si è preoccupato di capire il perché e di effettuare le opportune verifiche».

E adesso si riparte da Nevio Scala presidente.

«Eravamo abituati a chiamarlo mister – se la ride Donati – e adesso, invece, dobbiamo parlargli da presidente. Scherzi a parte la sua presenza è garanzia di serietà: persone come lui ne esistono poche nel mondo del calcio e se ha accettato di ricoprire tale ruolo vuol dire che alla base c'è un progetto solido. E poi capisce di calcio, su questo non c'è dubbio: mica male avere un presidente così».

Appena il Parma è fallito tutte le società si sono buttate a capofitto sui giocatori ormai svincolati. Anche il suo gruppo è stato smembrato?

«Purtroppo è successo questo. Nel calcio di oggi accadono fatti incommentabili. Siamo partiti un po' tardi sia con la prima squadra che in ambito giovanile. Ma ce la faremo e tra un paio di settimane saremo in campo ad allenarci».

E nella sua Darzo torna ogni tanto oppure ormai è un parmigiano doc?

«Certo che sì, anzi molto spesso. Un paio di volte al mese salgo in Trentino a trovare i parenti. La Valle del Chiese è bellissima».













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