È di Roglic il “Primoz” round 

La cronoscalata di San Luca. Lo sloveno rispetta i pronostici della vigilia e si mette dietro tutti i big nella frazione di apertura. Secondo Simon Yates a 19”, terzo un buon Nibali a 23”, più in ritardo Dumoulin. Bravo il nostro Benedetti, 37esimo a 1’09”, già fuori tempo massimo Nishimura 


Adolfo Fantaccini


Bologna. Severa e ripida, ricolma di calore ed entusiasmo come solo il ciclismo, la salita verso il santuario della Madonna di San Luca, dove ieri si è conclusa la prima tappa del 102esimo Giro d’Italia, ha emesso la prima sentenza. Non definitiva, ma perentoria ed estremamente indicativa. Primoz Roglic, uno dei big più attesi, non ha fallito l’appuntamento con la prima maglia rosa del 2019, aggiudicandosi la crono individuale partita dal cuore di Bologna, proprio sotto le due torri. A 204 metri d’altezza, dopo 8 chilometri di sfida alle lancette dei cronometri, lo sloveno (che ha portato la prima rosa al proprio Paese), ex saltatore con gli sci, salito in bici quasi per caso, ha firmato un formidabile 12’54”, condito da una media assai convincente per un prologo di una grande corsa a tappe: 36,200 km/h.

Yates “vento in faccia”

Roglic, che ha fatto registrare anche un intertempo di 6’48” dopo 5,9 km, ha domato una salita con pendenze fino al 16 per cento, che portava al traguardo della prima fatica di questo Giro, precedendo di 19” un Simon Yates letteralmente scatenato, che ha imposto un’andatura straordinaria malgrado il vento in faccia che soffiava a 45 km/h. Il britannico ha scavalcato in extremis Vincenzo Nibali (13’17” al traguardo e terzo intertempo con 6’52”, dietro Jos Van Emden), terzo, ma apparso già in buona forma. È caduto in piedi anche il corridore che non t’aspetti, Miguel Angel Lopez. Fortissimo in salita, in una prova non adatta alle sue caratteristiche, il colombiano ha limitato a 28” il ritardo da Roglic, piazzandosi al quarto posto, davanti a un altro big per una questione di centesimi.

Delude Dumoulin

Chi esce sconfitto, sebbene i tempi siano tutt’altro che maturi per i verdetti, è Tom Dumoulin, quinto a 28” sul terreno a lui più congeniale: la prova contro il tempo. Resta da capire se quella odierna sia stata una débacle momentanea, oppure se la forma dell’olandese - vincitore nel 2017 a Milano - non gli consente di rimanere al riparo dalle trappole della prima settimana di corsa. Questione di certezze.

L’exploit di Ciccone

È sprofondato a -46” il lussemburghese Bob Jungels, mentre Davide Formolo si è posizionato a 50” dal vincitore. Il vertice della generale è già lontano. Ottima la prova di Giulio Ciccone che, con il tempo di 6'02”, è stato il più veloce nella salita finale. Un vero exploit che fa ben sperare l’abruzzese nella corsa per la maglia azzurra di miglior scalatore. Ieri l’ha indossata e già domani sull'Appennino, da Bologna e Fucecchio, dovrà difenderla in un paio di Gran premi della montagna. La prima tappa in linea darà altre indicazioni. Ciccone, per la cronaca, ha stabilito il nuovo record di salita - lunga 2,1 km - verso il santuario di San Luca.

Bravo “Cece”

Buonissimo il tempo di Cesare Benedetti: il grestano della Bora-Hansgrohe ha chiuso in 14’03”, a 1’09” dal vincitore, classificandosi 37esimo. 75esimo in 14’26” (a 1’32” da Roglic) il perginese Nicola Conci (Trek-segafredo). Fuori tempo massimo il giapponese Hiroki Nishimura (Nippo Vini Fantini Faizanè), al traguardo in 17’30”, a 4’36” da Roglic, già escluso dal Giro d’Italia.

Le parole di Nibali

Vincenzo Nibali, qualche secondo prima dell’arrivo del vincitore, ha anche accarezzato il sogno di indossare la maglia rosa dopo tre anni, poi si è consolato con una prestazione di livello. «Comunque - le parole del siciliano - sono soddisfatto di come ho risposto. È stata una cronometro difficile: conoscevamo bene il percorso, perché l’abbiamo affrontato tante volte al Giro dell'Emilia e in allenamento. Roglic sarà uno degli avversari da battere, ha fatto benissimo, ma non dobbiamo abbassare la guardia: le sorprese potrebbero arrivare anche da altri corridori. Dumoulin? Non è andato benissimo, ma vuol dire poco. Oggi ha fatto meno bene lui, domani potrebbe accadere a qualcun altro».













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