«Ferrovia, risarcimento per l’Alto Garda» 

Il caso della settimana. Il sindaco di Arco Alessandro Betta chiede alla giunta di credere nel collegamento Rovereto-Riva: «Occasione  per il Basso Trentino, ma anche per il resto della provincia. Con oltre 1 milione di turisti all’anno serve un nuovo modello di sviluppo»


Luca Petermaier


Trento. Ci crede, eccome, il sindaco di Arco Alessandro Betta. Il collegamento ferroviario tra Rovereto e Riva vedrebbe il suo comune al centro del percorso. «Sarebbe - dice - una sorta di risarcimento nei confronti del Basso Trentino, fin troppo trascurato dagli investimenti della Provincia in questi ultimi anni a favore di altre zone che neanche si avvicinano ai nostri numeri turistici».

Betta è sempre stato favorevole alla ferrovia e lo è ancor più oggi. Per tanti motivi. «Prima di tutto perché questa pandemia ci ha insegnato che la salubrità dell’ambiente non è solo un concetto astratto, ma diventa elemento di sanità pubblica nel momento in cui un virus che colpisce le vie respiratorie si abbatte sull’umanità. Meglio andare verso la sostenibilità della rotaia piuttosto che verso l’inquinamento di auto e tir».

La sostenibilità, poi, si lega alla mobilità e quindi anche al turismo: «Immaginare un turista tedesco che può salire solo con la sua bicicletta e le valigie a Monaco e arrivare sul Garda senza usare l’auto rappresenta una meravigliosa e innovativa idea di offerta turistica di qualità che ha ricadute dirette anche sul territorio. Ormai Arco, Riva e l’intero Alto Garda sono presi d’assalto dalle auto e dai camper. Non è più sopportabile, serve un’alternativa. E la ferrovia lo sarebbe. Anzi, dico di più: siamo già in ritardo. Basta osservare l’Alto Adige per capirlo» - confessa il sindaco.

Ecco perché Betta rivolge una sorta di appello al governatore Fugatti: «Ci creda, punti davvero sulla ferrovia. Il nodo dei finanziamenti, oggi, sembra non essere più insuperabile. Le risorse si potrebbero trovare con il bond provinciale di cui si parla o con i fondi messi a disposizione dall’Europa. L’importante è spingere sull’acceleratore. Del resto, sarebbe anche un modo per caratterizzare questa legislatura che, altrimenti, rischia di essere ricordata solo per Vaia, per il Covid e - me lo lasci dire - anche per l’incompetenza di alcuni politici».

Va detto che in questi anni i sindaci dell’Alto Garda non si sono mossi esattamente come “un sol uomo” nei rapporti con la Provincia, nei rapporti tra loro e nella ricerca di una unità di intenti sulle politiche di sviluppo del territorio che li accomuna: «E su questo - spiega Betta - dobbiamo tutti assumerci le nostre responsabilità. Se guardiamo ai nostri comuni scopriamo che abbiamo dodici campi da calcio ma neanche una piscina sovracomunale, solo per fare un esempio. Ecco perché la ferrovia potrebbe rappresentare anche la chiave di volta per ritrovare una sintonia tra di noi. E in questo senso, rifacendomi ad alcune considerazioni espresse dall’ex assessore Olivi, credo che nella riforma delle Apt ha più senso che Rovereto stia con il Garda trentino piuttosto che in collegamento con Trento. C’è maggiore sintonia in termini turistici e la ferrovia certificherebbe questo stato di cose».

In una chiave più ampia - infine - il sindaco Betta propone una riflessione analoga a quella fatta dal sindaco di Rovereto Francesco Valduga (Trentino di ieri) sul significato in termini di scommessa per il Trentino del futuro: «La ferrovia porterebbe con sé la necessità di investire su collegamenti interni più efficienti, piste ciclabili, trasporti pubblici più rapidi e green. La rotaia, insomma, diventerebbe un volano per un certo tipo di sviluppo di cui oggi, l’Alto Garda, ha bisogno come il pane, soffocato com’è dalle centinaia di migliaia di auto di turisti che lo attraversano ogni anno».









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