Dalla Baviera a Riva in treno, il sogno ora può diventare realtà 

Il caso della settimana. Un collegamento transfrontaliero potrebbe accentrare risorse europee da integrare con quelle di un bond provinciale. Ci vogliono 450 milioni: ma mai come in questo momento le condizioni sono ideali


Luca Petermaier


Trento. «Mai come in questo momento sussistono le condizioni per finanziare il collegamento ferroviario Rovereto-Riva del Garda. Ma solo a patto che si coinvolga lo Stato e l’Europa e che l’opera venga presentata come transfrontaliera, vale a dire un collegamento tra la Baviera e le rive del lago».

L’ex assessore ai trasporti Mauro Gilmozzi si è speso una vita per immaginare, progettare e poi finanziare il collegamento ferroviario tra Rovereto e Riva del Garda, tornato in questi mesi alla ribalta con la decisione della giunta provinciale di finanziarne uno studio di fattibilità e ora con l’ipotesi - rilanciata proprio dal Trentino - di farne il fulcro del bond provinciale che il governatore ha in animo di attivare per raccogliere fondi da destinare a opere per il territorio.

A Gilmozzi (e al centro sinistra autonomista) va riconosciuto il merito di aver sempre creduto nel progetto ferroviario, ma - ironia della sorte - tocca in dote al centro destra, oggi, la reale possibilità di realizzarlo.

I costi

L’ostacolo, negli anni passati, si è sempre chiamato “vincolo di bilancio” o “fiscal compact”, ovvero impossibilità di indebitarsi oltre una certa soglia. Per collegare Rovereto a Riva con una ferrovia a scartamento normale ci vogliono tra i 400 e i 450 milioni, impossibile trovarli nei bilanci della Provincia né tantomeno finanziarli a debito. Coinvolgere un partner privato che investa in una ferrovia così breve, poi, è come cercare l’acqua nel deserto.

Una possibile soluzione, già nel 2013, l’assessore Gilmozzi l’aveva però individuata: se il Trentino fosse riuscito a far comprendere l’importanza strategica dell’opera a livello statale ed europeo (un collegamento ferroviario non provinciale, ma transfrontaliero, tra la Baviera e il Garda) forse le risorse si sarebbero trovate. L’asse con il ministro Delrio e con la Ue venne avviata alla ricerca di fondi, per altro dentro un progetto ancora più ampio (e che oggi potrebbe tornare di grande attualità): oltre alla Rovereto-Riva, anche il finanziamento dell’interramento della ferrovia a Trento e la connessione ferroviaria verso il Veneto. I governi poi cambiarono e i dossier sono rimasti per anni a prendere polvere sulle scrivanie, di Trento, Roma e Bruxelles. Oggi, però, la crisi pandemica ha determinato le condizioni perché i singoli Stati e l’Europa possano tornare a indebitarsi per realizzare opere pubbliche e investimenti. E il collegamento Rovereto-Riva ha tutte le caratteristiche per poter rientrare tra quelle opere già ad uno stadio avanzato di fattibilità visto che - tra l’altro -sarebbero gestibili anche eventuali problemi di natura urbanistica poiché la Comunità di valle si è già pronunciata sulla pianificazione di dove potrebbero avvenire gli scambi ferroviari e dove collocare le eventuali stazioni.

Il Trentino del futuro

Cambiando gli scenari finanziari - con la possibilità di indebitarsi sia per lo Stato che per la Provincia e con le risorse del Recovery Fund pronte a finanziare progetti di grande respiro e sviluppo green - ecco che tornerebbe di grande attualità anche l’interramento della ferrovia a Trento. Il finanziamento potrebbe avvenire in parte dallo Stato e in parte con un bond provinciale, ma l’importante è che le due opere siano presentate come strategiche e rientranti in un disegno di mobilità sostenibile a livello extra-provinciale. A questo punto - volendo sognare - si potrebbe inserire anche il progetto di elettrificazione della linea della Valsugana fino a Belluno.

E lo sviluppo verso est, da Trento, Lavis, val di Cembra, val di Fiemme fino in val di Fassa? Beh, qui sarebbe un po’ più complicato. «Le nostre stime - ricorda oggi l’ex assessore Gilmozzi - parlavano di una spesa di 1,8 miliardi di euro per realizzare il cosiddetto trenino dell’Avisio da Trento». Un po’ troppo non solo per un eventuale bond trentino, ma anche per le eventuali risorse del Recovery Fund.











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