Cani in gabbia e maltrattati: condannato 

Tre mesi all’imprenditore rendenese accusato di aver tenuto in condizioni precarie i propri animali. Enpa: «Fatta giustizia»



TRENTO. Condannato a tre mesi per maltrattamento di animali, al pagamento delle spese processuali e al pagamento di mille euro destinati al loro mantenimento in canile. Si è conclusa ieri in tribunale a Trento la vicenda che ha visto sotto accusa l’imprenditore rendenese Giuseppe Mor. L’uomo era accusato di aver tenuto i propri animali, due lupi cecoslovacchi, in condizioni non idonee. Chiusi nelle proprie gabbie, di due metri per tre, con una libertà di movimento di pochi minuti al giorno. Fuori dalle gabbie potevano stare poco, troppo poco e ne avevano subito le conseguenze anche a livello comportamentale. La loro riabilitazione, attualmente, non è ancora terminata. Anche la cura quotidiana degli animali, dei due lupi, era insufficiente, a partire dal contenuto della loro ciotola. L’acqua, ad esempio, in inverno, gelava. E così sarebbe rimasta, sotto le bocche dei lupi. L’Enpa si era costituita parte civile nel processo e commenta la sentenza con grande soddisfazione. Ivana Sandri, presidente dell’ Ente, dice: «È stata fatta giustizia» e descrive la sentenza di ieri come «una pagina importante. È la condanna di un maltrattamento di animali che ha tenuto conto di indizi e testimonianze precise e strutturate. Enpa ha seguito questo caso dal gennaio del 2017, con la forestale di Pinzolo e la veterinaria della Asl. I lupi ora si trovano al parco canile di Marco di Rovereto. Stanno recuperando, anche dal punto di vista comportamentale». Sandri parla anche in qualità di guardia zoofila e tecnica dell’ Enpa.

La denuncia lo scorso anno, quando l’ ufficio distrettuale della guardia forestale di Tione, che ha lavorato assieme alla guardie zoofile dell’Enpa, aveva appurato che i due animali erano tenuti in condizioni precarie. Erano chiusi, ciascuno, nella propria piccola gabbia di due metri per tre. Sarebbero stati “abbandonati a sè stessi” nel cortile di un’azienda, con la possibilità di uscire solo per poche decine di minuti al giorno. Ma loro, i cani, avrebbero avuto la necessità di correre, di muoversi, di lasciare quella gabbia e ne hanno patito le conseguenze. C’era stata anche una perizia di un etologo, la quale aveva valutato i due animali come depressi. Le reazioni che si erano manifestate erano state differenti, per l’uno e per l’altro animale. Uno dei due cani restava praticamente immobile, mentre l’altro era iperattivo e continuava a muoversi in circolo nella gabbia. Un insieme di informazioni che avevano portato la procura ad ipotizzare il reato di maltrattamenti d’animale nei confronti del proprietario dei due lupi, l’ imprenditore della Rendena. Nessuna possibilità di movimento e scarse cure. In inverno la ciotola dell’acqua degli animali non sarebbe stata cambiata e quindi spesso gelava. Chiesto e ottenuto il sequestro, i cani erano stati prelevati dalla Rendena e portati al canile di Rovereto. Il padrone degli animali si era però opposto al provvedimento ed aveva presentato ricorso al riesame.









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