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Universitari trentini campioni di videogiochi

L’associazione UniTN eSports riunisce studenti appassionati. Quattro di loro si sono aggiudicati il secondo posto al torneo Amazon


di Johnny Gretter


TRENTO. Un mercato dal valore stimato di 396,18 miliardi di dollari nel 2023, migliaia di industrie e milioni di appassionati in tutto il mondo. Anche questi pochi dati danno un’idea di quali dimensioni abbia raggiunto l'industria dei videogiochi, un colosso che dal 2017 ha aumentato i suoi ricavi di oltre duecento miliardi l’anno. Questo non stupisce se si pensa a quante persone acquistano e usano quotidianamente i videogiochi. Alcune di loro giocano per hobby, altre invece, come molti youtuber, lo fanno per lavoro. Per altre ancora i videogiochi sono come uno sport, esperienze di competizione in cui giocare di squadra e mostrarsi più abili dei propri avversari.

All’Università di Trento, l’associazione UniTN eSports riunisce studenti e studentesse appassionati di videogiochi competitivi, i cosiddetti “e-sport”. «La nostra associazione è nata circa un anno fa» spiega Nicolò Marchini, studente di informatica e membro fondatore dell’associazione. «Il professor Paolo Bouquet, presidente della commissione sport di UniTrento, aveva portato a Trento una delegazione della facoltà di educazione fisica e sport dell’Università Carolina di Praga, un ateneo con una propria squadra di e-sport.

Il professore aveva invitato me e altri studenti a conoscere questa delegazione e in quell’occasione abbiamo capito come creare un nostro gruppo di videogiocatori. Così abbiamo raccolto sempre più membri e siamo diventati un’associazione ufficiale riconosciuta da Opera universitaria».

Cosa rende un semplice videogioco un e-sport? Prima di tutto deve esserci di mezzo una competizione. Ad esempio, in un gioco sparatutto come Counter-Strike, la squadra dei giocatori difensori deve disinnescare la bomba piantata dalla squadra degli attaccanti, quindi c’è una squadra che vince e una che perde. Ma non è tutto: in giochi come questi sono richieste diverse abilità, avere riflessi pronti, comunicare in modo efficace coi compagni, saper usare oggetti come granate fumogene o accecanti a proprio vantaggio.

Nonostante si tratti di giochi piuttosto complessi, in Italia esiste ancora un pregiudizio negativo verso gli e-sport. «È vero, molti italiani sono schizzinosi verso di loro, ma lo stesso accade anche per certe discipline sportive», sottolinea Nicolò. «A parte sport estremamente seguiti come il calcio, il resto rimane in ombra. Questo vale anche per i videogiochi, che all’estero sono considerati diversamente: ad esempio, l’Università Carolina ha una propria arena dove giocare, e lo stesso ateneo sostiene eventi dedicati agli e-sport, come il torneo GSPORT2 per cui stiamo cercando di creare una nostra squadra di Counter-Strike. Chiunque voglia unirsi può scriverci su Instagram».

UniTN eSports non riunisce al suo interno solo giocatori competitivi, ma è aperta a chiunque voglia giocare in compagnia, senza fare distinzioni. «Uno stereotipo vecchio e non più corrente vede i videogiochi come un passatempo quasi unicamente maschile», conclude Nicolò. «In realtà la comunità videoludica è divisa equamente tra maschi e femmine, anche a livello di e-sport. Purtroppo, esistono molti giocatori tossici che tendono a insultare le ragazze che giocano: in una comunità così numerosa diventa più probabile incontrare persone tossiche. La nostra associazione, però, è aperta a tutti e tra di noi è presente una componente femminile, anche se minoritaria».

Tra i membri dell’associazione spicca la squadra del videogioco Valorant, formata da Ettore (nickname: Sa1g), Simone (Hunt3r), Stiven (Stiv), Ilias (Ell) e Alex (Temper). Una squadra che ha ottenuto il secondo posto al torneo Amazon University E-sports del 2023, arrivando in finale contro la squadra della Sapienza. «Valorant è un gioco simile a Counter-Strike, dove una squadra deve disinnescare la “spike” che è stata piantata dall’altra», spiega Ettore Saggiorato, laureato in ingegneria informatica e giocatore competitivo da diversi anni. «La differenza è che su Valorant, a inizio partita, ogni giocatore sceglie un personaggio con un ruolo ben definito: qualcuno fa da supporto curando i compagni, qualcuno fa da retroguardia e copre le spalle alla squadra e così via, mentre su Counter-Strike i personaggi sono tutti uguali. È il classico sparatutto strategico di squadra, dove sono necessarie strategia, flessibilità, comunicazione rapida».

Queste caratteristiche rendono Valorant un gioco adatto alle competizioni. «Tra tutte queste abilità, la chiave per la vittoria resta la comunicazione», aggiunge Ettore. «Devi essere rapido e preciso nel dire ai tuoi compagni di squadra dove si trovano i nemici o se stanno correndo qualche pericolo di cui non sono a conoscenza, senza fargli perdere tempo. Penso che comunicare in modo diretto e veloce sia un’abilità utile anche fuori dal gioco, ad esempio nel lavoro».

Il risultato ottenuto al torneo di Amazon è stata una soddisfazione enorme per i giocatori di UniTN E-Sports, specialmente considerando il poco tempo in cui si sono preparati. «Siamo arrivati al torneo solamente con pochi allenamenti alle spalle», conclude Ettore. «Non eravamo coordinati come le altre squadre, ma i nostri giocatori erano comunque molto forti e abbiamo tenuto un’ottima qualità di gioco in quasi tutte le partite. Dato che tutti ci conoscevano come “la squadra di UniTrento” abbiamo iniziato a sentire anche un senso di appartenenza. Anche se bisogna ammettere che all’estero si sente di più il calore del pubblico rispetto all’Italia, dove gli e-sport sono meno promossi».













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