>ANSA-BOX/Fondi per la pillola gratis, Lazio rompe tabù



(di Emanuela De Crescenzo) (ANSA) - ROMA, 30 SET - Non solo parole, ma anche fatti. Il dibattito riaperto sul diritto all'aborto segna prese di posizione da parte delle Regioni dopo l'annuncio del governatore dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini che ha deciso di distribuire la Ru486 nei consultori. La Regione Lazio, che cinque anni fa ha fatto questa scelta non ospedalizzando l'aborto farmacologico, si incammina a rompere un altro tabù, ovvero quello della contraccezione gratuita. L'assessore alla sanità Alessio D'Amato ha deciso di istituire un tavolo tecnico per procedere con un protocollo sperimentale per la gratuità della pillola contraccettiva per le ragazze tra i 15 e i 19 anni. Una richiesta che era arrivata anche dalle due giovani studentesse che in piazza hanno avuto uno scontro verbale con la parlamentare Laura Boldrini.
    Ma altre Regioni, come il Piemonte governato dal centrodestra, prendono un'altra strada: qui una delibera attuativa creerà un fondo 'pro vita" con 400 mila euro a disposizione. Soldi da destinare alle donne in difficoltà economica: la Regione si impegna a pagare tutto ciò che serve per sostenere e non rinunciare alla gravidanza dai canoni di locazione o le rate del mutuo, le bollette, abbigliamento, alimenti, farmaci, pannolini e carrozzine. Un dibattito animato in un Paese dove il ricorso all'aborto è tra i più bassi al mondo e soprattutto in continuo calo, come sancito dall'ultima Relazione al Parlamento sull'attuazione della legge 194.: Nel 2020 le interruzioni di gravidanza sono state poco più di 66mila, pari al 9,3% in meno rispetto al 2019. Rimane sempre alta, seppur in diminuzione, l'obiezione di coscienza che riguarda 2 ginecologi su 3 e quasi 1 anestesista su 2. Secondo la Relazione, nel 2020, la percentuale di ginecologi obiettori su scala nazionale è scesa al 64,6% rispetto al 67% dell'anno, precedente anche se le differenze tra regioni, sempre secondo la relazione, sono amplissime: a Bolzano l'obiezione dei ginecologi è l'84,5% dei ginecologi, mentre in Valle d'Aosta del 25%. Difficoltà anche per la pillola Ru486 che dapprima veniva somministrata esclusivamente negli ospedali e da due anni a questa parte anche negli ambulatori e nei consultori ma solo in alcune Regioni come Lazio, Alto Adige, Toscana, Campania e Lombardia. Nella maggior parte delle Regioni la somministrazione avviene però attraverso protocolli ospedalieri. Per Eleonora Mizzoni di "Obiezione respinta", un progetto di mappatura dell'obiezione di coscienza in Italia, nato da 'Non Una Di Meno', "la Ru486 fino a due anni veniva utilizzata in Italia solo nel 18% dei casi ed eravamo l'unico paese in Europa ad avere il limite delle 7 settimane e l'ospedalizzazione per la sua assunzione. Poi sono state varate dal ministero delle linee di indirizzo che hanno consentito di utilizzare la pillola entro le 9 settimane e la possibilità di non essere ospedalizzati ma di poter la assumerla nei consultori". Tra i problemi segnalati da Mizzoni c'è anche l'obiezione dei farmacisti per la pillola del giorno dopo. Ma la preoccupazione maggiore è la riduzione dei consultori pubblici: "in Lombardia il numero dei consultori privati Pro-life ha superato quelli pubblici, mentre a Pisa ce ne è uno solo pubblico nonostante 80 mila abitanti e 60 mila studenti fuorisede". "Non si tratta di dare fondi alle associazione o dei luoghi dove andare - sottolinea Jocopo Coghe portavoce nazionale di Pro Vita e Famiglia - ma di finanziare aiuti per le donne che ne hanno bisogno. Ed è in fondo quello che prevede la prima parte della legge 194". (ANSA).
   









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