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Donne in vetta: le pioniere che sfidarono le Alpi e i pregiudizi

Ne parla un libro scritto da Linda Cottino, responsabile della rivista Alp, edito dalle Edizioni Bottega Errante (nella foto: la copertina)


di Daniele Peretti


TRENTO. L’alpinismo della prima ora era coniugato al femminile e nonostante le lunghe gonne che si ghiacciavano ad alta quota o si appesantivano quando pioveva, senza remore le donne hanno scalato le Alpi affrontando ghiacci e crepacci. Loro erano Elizabeth Aubrey, Le Blond Marie Pailon, le sorelle Pigeon e Kathleen Richardson. La prima scalata risale al 1929 quando una cordata tutta femminile, Miriam O’Brien e Alice Damesme conquistarono una delle cime più ostiche del Monte Bianco: l’Aguille du Grèpon.

Le loro storie non solo di montagna, ma anche di vita sono raccontate nel libro “Una parete tutta per sé” edito dalle Edizioni Bottega Errante e scritto da Linda Cottino, responsabile della rivista Alp. Ma chi erano queste donne controcorrente che si affrancavano da un’educazione aristocratica che sul finire dell’ottocento scelsero le Alpi piuttosto che una tranquilla vita famigliare? Sconfissero non solo gli stereotipi della società civile, ma anche la diffidenza del mondo dell’alpinismo che sin da allora era esclusivamente maschile tanto che era consuetudine che un alpinista non prestasse nemmeno una corda ad una compagna di scalata.

Erano donne aristocratiche con una posizione che permetteva loro di andare nettamente controcorrente allontanandosi da quei ruoli che la tradizione avrebbe loro assegnato, riuscire a rafforzare il loro corpo per arrivare in cima alle montagne. Nulla era facile come ben capì Lucy Walker, la prima donna a scalare il Cervino costretta a nascondere la gonna prima di iniziare la scalata per indossare i pantaloni.

In un altro libro – “Nina devi tornare al Viso” – Linda Cottino racconta la storia della piemontese Alessandra Boarelli che nel 1863 era quasi arrivata in cima al Monviso, ma fu fermata dall’indecisione della guida e dal brutto tempo. L’impresa le riuscì un anno dopo, senza però ricevere i giusti riconoscimenti.

La sua impresa fu sminuita a tal punto da affermare: se una donna arriva in cima a montagne giudicate inaccessibili, da allora qualsiasi turista si sarebbe creduto in grado di farlo.













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