Un agritur a 1400 metri: a Cereda la famiglia Broch

L’azienda zootecnica è condotta da Giacomo, figlio del fondatore Antonio «Tutto qui è naturale, potremmo avere la certificazione Bio ma non ci serve»


di Carlo Bridi


PASSO CEREDA. A Passo Cereda, a 1400 metri d’altezza, c’è ancora circa un metro di neve, ma durante l’inverno è arrivata anche a un metro e 80 centimetri: è questo l’ambiente nel quale la famiglia Broch ha scelto di realizzare una fiorente azienda zootecnica e agrituristica. Tutto è cominciato con Antonio Broch, venuto a mancare prematuramente agli inizi degli anni 2000, ma è proseguito con grande passione e professionalità dalla moglie Maria, ancora punto di riferimento e da due dei sei figli. Oggi, l’azienda zootecnica è condotta dal figlio di Antonio, Giacomo che presidia con amore e passione il Passo con il vasto clan famigliare. Sesto figlio, di Antonio e Maria, dopo cinque sorelle, due delle quali sono impegnate nell’attività turistica e agrituristica sul Passo, Giacomo si è diplomato all’Istituto Agrario di San Michele nel 1996, si è insediato nell’azienda familiare diventando pochi anni dopo il titolare per la prematura scomparsa i papà Antonio. La mamma Maria è rimasta comunque punto di riferimento per tutto il clan familiare ed è ancora lei l’ottima cuoca dell’agritur che viene condotto dalla sorella di Giacomo Daniela, ma nel quale collabora regolarmente anche sua moglie. L’azienda zootecnica è piuttosto impegnativa: bovini, cavalli, maiali, e a molti animali da cortile che, oltre ad essere il diletto dei bambini che, numerosi frequentano l’Agritur diventano la base per la cucina di Maria che punta quasi esclusivamente sui prodotti dell’azienda nel confezionare il suo ricco, ma nel contempo molto genuino menù. «La nostra è un'azienda condotta in forma assolutamente naturale, favoriti in ciò anche dalla collocazione, e potrebbe fregiarsi tranquillamente del marchio bio, ma i nostri clienti sanno come noi lavoriamo», afferma Giacomo, «e pertanto a oggi non riscontriamo la necessità di chiedere la certificazione». Nel contempo è convinto che «l’agricoltura del Primiero e del Vanoi anche per il suo isolamento da qualsiasi contaminazione, può dare il suo contributo alla creazione di quel progetto Greenway Primiero tanto caldeggiato dal sindaco di Transacqua nonché presidente del Consorzio dei Comuni Marino Simoni». «Il nostro bestiame», sottolinea Giacomo, «è alimentato quasi esclusivamente, salvo un po’ di mangime dai nostri foraggi, quindi anche la qualità del latte della carne sono eccezionali e i frequentatori dell’agriturismo lo riconoscono. Si tratta di una clientela quasi esclusivamente veneta data la nostra collocazione geografica. Certo, lavoriamo molto bene nei fine settimana dal venerdì alla domenica in quanto il Centro di fondo realizzato al passo è meta di molti turisti, particolarmente a livello di famiglie, ma abbiamo anche una nostra fondista, Ilaria Debertolis, che dopo essersi allenata sulle nostre splendide ed impegnative piste, ha partecipato ai recenti campionati mondiali della Valle di Fiemme, portando così alto il nome del Passo Cereda», ricorda con entusiasmo Giacomo.

Seguendo l’esempio del papà, leader dell’agricoltura locale con incarichi anche nella Giunta esecutiva dell’Esat, per molti anni, Giacomo è presidente dell’Unione Allevatori di valle, membro del Cda del Caseificio del Primiero, e per conto degli allevatori trentini è membro del Cda di Confcooperative. Ma, non solo, ora è entrato anche nella Giunta esecutiva di Coldiretti. La sua visione sul futuro dell’agricoltura in Primiero, nonostante la crisi, i limiti climatici e di altitudine è positiva: «Anche perché su 60 aziende, oltre una quindicina sono condotte da giovani, più di un quarto, aziende saldamente legate al territorio senza ambizioni dei grandi numeri ma con voglia di diversificare integrando l’agricoltura e il turismo con un ruolo finalmente riconosciuto anche dalla società».













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