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Trentino, nel 2022 occupazione al 69,5% e disoccupazione al 3,8%: sono i dati più positivi degli ultimi cinque anni

Registrato un +0,3% di occupati nel primo semestre del 2023. Il numero delle occupate è di 110.900, il più alto dal 2018



TRENTO. Dati migliori degli ultimi 5 anni, presentati da Agenzia del lavoro Nel 2022 il tasso di occupazione in Trentino era al 69,5% e il tasso di attività al 72,3%, mentre il tasso di disoccupazione si è fermato al 3,8%. Si tratta dei dati più positivi degli ultimi cinque anni, ha precisato Isabella Speziali, direttrice dell'Ufficio dati e funzioni di sistema delle politiche del mercato del lavoro dell'Agenzia del lavoro, in occasione della presentazione del 38/o rapporto sull'occupazione in provincia di Trento.

Secondo i dati Istat, nel 2022 ci sono stati 243.200 lavoratori in provincia di Trento (+5.800 rispetto al 2021), mentre la disoccupazione è calata a 9.600 unità. Il quadro occupazionale è stato "coerente con lo scenario economico del 2022, che ha visto una crescita del Pil del 4,1%", ha aggiunto Speziali. Negli ultimi cinque anni si è rafforzata la presenza delle donne nel mercato del lavoro, che nel 2022, rispetto al 2021, è cresciuta più di quella maschile (2,6% contro 2,4%). Premiata durante il 2022 anche l'occupazione giovanile: il tasso di occupazione è salito al 54,9%, mentre quello di disoccupazione è sceso al 6,9%.

In crescita anche il numero di occupati stranieri (+5,3%). Nei dati amministrativi sull'occupazione dipendente, il peso della componente straniera sfiora il 16%. Aumenta, negli ultimi cinque anni, il lavoro dipendente e aumenta anche l'occupazione stabile (+4,9%), mentre gli occupati a termine calano del 5,5%. Rispetto al 2021, nel 2022 il lavoro stabile è cresciuto del +1,3%, ma è cresciuto anche il lavoro a termine (+6,4%): un dato legato in parte alla crescita del turismo. Nel 2022 sono cresciute l'occupazione a tempo pieno (+3,6%) e calano i part-time (-1,7%). Anche la richiesta di cassa integrazione ha visto un rallentamento, mentre come criticità si è manifestata la carenza di manodopera. 

Nel primo semestre del 2023 sono cresciuti, anche se di poco (0,3%), gli occupati in Trentino, mentre le persone in cerca di occupazione hanno subìto una contrazione del 6,6%. Nel 2023 "prevale una crescita degli indicatori economici, anche se in chiave rallentata rispetto all'anno precedente", ha affermato Isabella Speziali, direttrice dell'ufficio dati dell'Agenzia del lavoro. Gli occupati aumentano solo grazie alla positiva dinamica delle donne (+1,1%), che compensa la lieve flessione maschile (0,5%). Il calo dei disoccupati coinvolge invece, anche se in misura diversa, sia maschi (-3,4%) sia femminile (-9,1%). Il numero delle occupate si è portato a 110.900, il dato più elevato dal 2018, con un peso che sale dal 45,2% al 45,6% dell'occupazione complessiva. Prendendo in esame tutti i settori dell'economia, si nota come la crescita occupazionale sale soprattutto nelle costruzioni (+8,3%), mentre il settore dell'agricoltura e del terziario manifestano una flessione (-1,4% e -0,7%).

L'occupazione dipendente conferma il proprio ruolo principale nell'aumento dell'occupazione, con un rialzo dello 0,6%. Gli occupati dipendenti stranieri (+7,5%) aumentano più degli italiani (+2,3%). L'incidenza straniera sale quindi al 16,2% degli occupati dipendenti, dal 15,5% di un anno prima. Sono i pubblici esercizi a guadagnare quasi la metà della nuova occupazione rilevata in tutto il terziario (in crescita del 3,1% rispetto al primo semestre del 2022). Tra gennaio e giugno 2023, in Trentino si contano 77.529 assunzioni, un ammontare di quasi 3.100 unità e del 3,8% inferiore rispetto a quello rilevato nello stesso periodo del 2022, ma maggiore rispetto a quello degli anni precedenti. Le 67.333 cessazioni lavorative del primo semestre 2023 sono 5.218 in meno rispetto a quelle dei primi sei mesi del 2022 (-7,2%). Le ore in cassa integrazione autorizzate nella prima metà del 2023 ammontano a 1.107.050, il 46,5% in più di un anno prima. Un incremento che deriva in particolare da un maggior ricorso alla cassa integrazione ordinaria (+57,3%).













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