«Segnali positivi, ma la crisi c’è ancora»

L’analisi di Dalpez: «Troppe imprese ingozzate dai contributi pubblici. Calando il fiume di soldi, emergono i problemi»


di Roberto Colletti


TRENTO. Ci sono timidi segnali positivi, ma la crisi è ancora qui. Ridotto all'essenziale è questo il messaggio contenuto nell'ultima indagine congiunturale dell'Ufficio studi della Camera di commercio relativa al quarto trimestre 2013. “In alcuni settori si registrano piccole inversioni di tendenza ed il fatturato complessivo delle aziende trentine, per il secondo periodo consecutivo, cresce del 2,7%. Ma non facciamoci illusioni” avverte Adriano Dalpez “il 2014 sarà ancora un anno pesante, soprattutto per le piccole imprese”. E lancia l'invito: “Le ragioni delle difficoltà stanno nella crisi da cui l'Italia, più di altri paesi europei, fatica ad uscire. In Trentino, tuttavia, dovremmo guardare anche in casa nostra ed individuare qui, non altrove, le ragioni delle nostre debolezze. La crisi, del resto, le ha messe in piazza: troppe imprese nate e cresciute in un mercato alimentato dalla domanda pubblica, ingozzate con abbondanti contributi e poco, per non dire per nulla, abituate alla concorrenza, non dico con l'estero, ma nemmeno con Verona. Ora che questo fiume dei soldi cala, emergono i problemi.”

Diagnosi non nuova. “Certo, ma le vecchie abitudini mentali restano” continua il presidente della Camera di commercio, commentando i dati appena illustrati dal responsabile dell'Ufficio studi, Massimo Pavanelli. “Si cercano altrove cause e responsabilità: nelle tasse, nella burocrazia, nell'accesso al credito. Le associazioni imprenditoriali ripropongono oggi le stesse cose già raccontare quindici anni fa nei Patti per lo sviluppo. Nodi veri, sia ben chiaro. Ma nel frattempo la realtà produttiva è rimasta la stessa: frammentata, sottodimensionata, incapace di mettersi in rete. É per questo – con poche eccezioni - che le nostre aziende perdono le gare d'appalto non appena si presenta un concorrente da fuori. Insomma, la crisi c'è per tutti, ma una buona dose di deficit imprenditoriale ce lo procuriamo da soli.”

Un'analisi impietosa, ma non lontana dal vero, che è un invito a non lasciarsi consolare dalla (molto) timida inversione di tendenza rilevata nel quarto trimestre 2013. Inversione che non si rispecchia nell'occupazione, ancora in calo anche se non con la medesima intensità, né nelle vendite che, se crescono del 6,4% nelle piccole imprese con 5-10 addetti e del 5,1% in quelle con 25-50 addetti, crollano del - 3% nella fascia mediana.

La misura delle difficoltà, inoltre, non si trova tanto nell'indagine campionaria, bensì nell'andamento delle sofferenze bancarie, in forte crescita. “Perciò insisto: è giusto che i pochi segnali positivi alimentino lo spirito imprenditoriale, ma non nascondiamoci la realtà di cui siamo tutti consapevoli. Forse è tempo di lasciar perdere gli argomenti di parte e di fare un'analisi severa e serena delle nostre qualità e delle nostre debolezze. La Camera di commercio, istituzione non partigiana, è il posto giusto per fare quest'esame” propone Dalpez. Proponendo, con ciò, il tema di un confronto che, da qui a luglio, si concluderà con l'elezione del nuovo consiglio camerale e del nuovo presidente. La maratona è iniziata.

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