Quelli che hanno inventato la pista ciclabile «solare» 

Viaggio nell’innovazione/7. InfinityHub ha sede al Progetto Manifattura di Rovereto A Villasimius realizzerà un percorso che produrrà energia. Presto un progetto anche a Lavis


Luca Petermaier


Trento. L'idea è piovuta dal cielo così, all'improvviso, mentre Massimiliano Braghin (già dal 2006 impegnato in progetti sulle energie rinnovabili) passeggiava lungo la pista ciclabile di Borgo Sacco, gustando un gelato al pistacchio. Era il 15 luglio 2014 e l'illuminazione fu la seguente: «Perché non collegare un punto A ad un punto B con una pista ciclabile che sia in grado anche di produrre energia?». Nacque così – nella mente di Massimiliano – un progetto che a breve diventerà realtà nel comune sardo di Villasimius: una pista ciclabile, appunto, fatta di pannelli solari su cui circolano pedoni e biciclette e che – anziché obbligare il Comune ad interventi di manutenzione – sarà lei stessa a produrre ricchezza grazie all'energia generata dal sole.

Il cuore di questa tecnologia è tutto trentino e batte dentro il Progetto Manifattura di Rovereto. Del resto l'ossessione di Braghin è l'”hub”, ovvero il luogo dove idee diverse si possono incontrare e dare forma a qualcosa che prima non c'era. Progetto Manifattura – sotto il profilo dell'energia green – rappresenta oggi l'hub più importante d'Italia. Lui la chiama “interdisciplina”: avvicinare concetti della mente all'apparenza senza alcun contatto, dare una bella shakerata e aspettare che questi si contaminino generando innovazione.

È ciò che è accaduto anche per la pista ciclabile solare che – dal 2014 – impiega circa di due anni per passare dal cervello di Braghin all'idea fondativa di una società che nasce il 22 giugno 2016 e che si chiama “Infinity hub”, con sede a Rovereto. Il progetto di Villasimius si chiama B(y)s, Bicy Solar Street Sardegna. Il percorso sorgerà nei pressi del resort di lusso Pullman TimiAma, con il quale InfinityHub ha stretto una partnership per garantire la fornitura di energia solare che sarà in grado di soddisfare un terzo dei consumi annuali della struttura. Il tratto di ciclabile, di forma triangolare, che sarà quindi costruito nei pressi del resort sarà lungo 400 metri e largo quattro. Spiega Braghin: «Abbiamo puntato sulla esclusiva ciclabilità/pedonalità dell'opera, attenti ai costi di realizzazione e ai rendimenti energetici e finanziari. Rispetto ad altri progetti europei, dai costi elevati, si è cercato infatti di procedere con un’attenta verifica tecnica ed economica con un rientro dell'investimento di circa dieci anni».

Dietro all'opera non ci sono brevetti, ma tutto è basato sull'idea dell'open source: si mettono assieme tecnologie che già ci sono creando dei pacchetti che Braghin chiama l'”Ikea della ciclabile” nel senso che possono essere replicate ovunque. Il concetto di fondo, poi, è sempre lo stesso: la condivisione del risparmio energetico a favore sia dei Comuni sia degli investitori, visto che le opere di InfinityHub si finanziano (anche) con cospicue parti di crowdfunding (il 20% del totale).

La pista ciclabile solare, però, arriverà anche in Trentino e del resto non poteva essere altrimenti vista la rete di percorsi che la nostra provincia può vantare. L'idea è quella realizzare con pannelli solari un tratto della nuova ciclabile che unirà Lavis con la val di Fiemme attraversando la (soleggiatissima) val di Cembra. Anzi, c'è di più, perché l'ufficio piste ciclabili della Provincia ha contattato Braghin per chiedere la disponibilità ad estendere la tecnologia delle piste “solari” a tutti i percorsi del Trentino, utilizzando i pacchetti che InfinityHub mette a disposizione per completare con questa tecnologia i tracciati ancora da ultimare. «È un percorso da definire – spiega Braghin – poiché vanno trovati i percorsi giusti, soleggiati, poco trafficati e va poi individuata l'azienda a cui cedere l'energia prodotta, ma è importante che anche il Trentino abbia colto le potenzialità di questa idea».

L'attività di InfinityHub non si ferma alle ciclabili solari, che rappresentano comunque il “file rouge” che tiene insieme tutto il progetto. La startup – partita con 20 soci e che ora ne ha più di 51 – ha riqualificato il palazzetto dello sport di Busto Arsizio, ma ha curato anche interventi in alcune Rsa, tutti legati dalla stessa idea di fondo: eliminare gli sprechi e produrre nuova energia.













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