il caso

Michelin e le stelle cadenti nei ristoranti trentini

Bocciati Scrigno del Duomo di Trento ed Hermitage di Madonna di Campiglio. L’Alto Adige avanti per 19 a 8, ma anche i “cugini” non possono sorridere


di Pierluigi Depentori


TRENTO. Il firmamento gastronomico regionale è dunque un po’ più scuro, se è vero che in un sol colpo tre “stelle” sono andate spegnendosi. Le temibili forchette della Guida Michelin hanno infatti tolto l’ambito riconoscimento allo Scrigno del Duomo di Trento, alla Stube Hermitage di Madonna di Campiglio e all’Alpenroyal Gourmet di Selva Valgardena.

Tre stelle perse, nessuna conquistata, e l’amara considerazione che sull’asta dell’Adige, lungo la valle che unisce le due province autonome, a tenere alti gli onori gastronomici sono rimasti - per la Michelin - solo la Locanda Margon di Ravina, Maso Franch di Giovo, all’ingresso della valle di Cembra e lo storico Zur Rose di Herbert Hintner di Appiano. Ci sarà da ragionare non poco sull’assenza dalle tavole che contano di Bolzano e di Rovereto (i tempi stellati di chef Rinaldo Dalsasso e del suo Borgo sono solo un lontano ricordo), mentre Trento rimane aggrappata con le unghie (e con le forchette) alla Locanda Margon dei Lunelli - e di chef Alfio Ghezzi - ma nel giro di tre anni ha visto spegnersi le stelle del (pur gustosissimo) Due Spade e dello Scrigno del Duomo nel cuore del centro storico.

Tra Alto Adige e Trentino, la Guida Michelin ci dice che la partita continua ad essere piuttosto impari: 19 a 8 il conto totale delle stelle, senza considerare che in Alto Adige ci sono tre ristoranti che hanno mantenuto la doppia stella, il sempre più osannato St.Hubertus di quel geniaccio che risponde al nome di Norbert Niederkofler a San Cassiano, il Jasmin del giovane Martin Obermarzoner a Chiusa e il Trenkerstube di Gerhard Wieser a Tirolo.

In Trentino mantengono la stella conquistata l’anno scorso Maso Franch con il giovane dalle belle speranze (già diventate realtà) Diego Rigotti, il Dolomieu di Madonna di Campiglio e di chef Enrico Croatti e ’L Chimpl di Vigo di Fassa di chef Stefano Ghetta. Conferme nell’Olimpo delle forchette che contano anche per El Molin di Cavalese dove Alessandro Gilmozzi inventa e sperimenta con risultati eccelsi, Il Gallo Cedrone di Campiglio con chef Vinicio Tenni, Malga Panna di Moena con chef Paolo Doneie l’Orso Grigio di Ronzone, dove Christian Bertol prosegue dritto per la sua strada “a tutto gusto” tra stelle confermate, show in tv e libri sempre più venduti.

In Alto Adige la lista dei stellati è molto più lunga (si veda la tabella pubblicata in alto), ma è sicuramente da segnalare il “triplete” dell’Alta Badia, dove al fianco del St.Hubertus con le sue due stelle si confermano La Siriola e La Stüa de Michil. Doppia stella a Sarentino con Alpes e Terra, e pure a Merano con Sissi e Castel Fragsburg, a far risaltare ancor di più l’assordante «silenzio di stelle» del capoluogo altoatesino.

A livello nazionale, la Guida Michelin conferma che la nuova tendenza è quella delle chef in rosa: su un totale di 110 cuoche stellate nel mondo, ben 47 lavorano nei fornelli di locali italiani. Confermati gli 8 ristoranti italiani capaci di conquistare le ambitissime tre stelle: Piazza Duomo di Alba, Da Vittorio a Brusaporto, Dal Pescatore a Canneto Sull’Oglio. Le Calandre a Rubano, l’Osteria Francescana di Modena , l’Enoteca Pinchiorri di Firenze, La Pergola di Roma e il Reale di Castel di Sangro.

Non mancano tuttavia le novità, con due ristoranti che guadagnano due stelle, 27 nuovi ristoranti stellati e 30 nuovi «Bib Gourmand». I due locali che passano alle due stelle sono Il Piccolo Principe di Giuseppe Mancino a Viareggio e la Taverna Estia di Francesco e Armando Sposito a Brusciano (Napoli). Arrivano così a 29 gli esercizi che - secondo la definizione tradizionale - «meritano una deviazione». Nonostante la lusinghiera statistica sulla parità di genere in cucina, solo una chef donna compare fra i cuochi dei 27 nuovi locali stellati: si tratta di Ilaria Di Marco, alla guida di Le Tre Lune di Calenzano (Firenze) con Matteo Lorenzini e Tommaso Verni.













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