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Marco Oradini: “Io e la mia grande famiglia di allevatori: una vita fra mandria e agritur”

Alla guida di un’azienda con molteplici attività in Val di Ledro


di Carlo Bridi


BEZZECCA. Siamo nel bel mezzo delle festività di fine anno, ieri era il Santo Natale, a fine settimana sarà il primo giorno dell’anno nuovo, ma i nostri allevatori non hanno tregua. Anche in queste giornate di festa sono impegnati dall’alba al tramonto nell’accudire le proprie vacche. A loro ed in particolare ai tanti giovani che hanno scelto di fare l’allevatore con passione ben coscienti dei grandi sacrifici che questa professione comporta, deve andare un grande riconoscimento anche per il ruolo che la zootecnia da latte ha in una terra di montagna come la nostra. Proprio per un omaggio a questa categoria abbiamo voluto chiudere l’anno delle nostre storie con un giovane che di professione fa l’allevatore in una terra difficile di montagna come la Val di Ledro. Parliamo di Marco Oradini, 29 anni, che conduce assieme ai suoi famigliari un’azienda mista con criteri molto intelligenti. Siamo in fatti di fronte al più bel modello di azienda di montagna per il nostro Trentino. Mandria non troppo numerosa, una cinquantina di capi, dei quali solo 30 in lattazione, ma con annesso caseificio per la lavorazione del latte, (mediamente 5 quintali al giorno), e locale agrituristico ricavato nel vecchio fienile e nella vecchia stalla.

Anche dal punto di vista produttivo Marco non punta ai record produttivi ma piuttosto ad avere una mandria in perfetta salute ed un latte di ottima qualità. In quest’ottica del benessere animale va vista anche la recente ristrutturazione della stalla che ha portato fra l’altro ad un netto calo di farmaci in stalla in quanto il bestiame è molto più sano. Certo, ha una grande importanza anche la monticazione che per le vacche è una grande occasione per rinforzare muscolatura e sviluppo equilibrato.

Azienda molto articolata

Siamo di fronte ad un’azienda che punta alla valorizzazione di tutte le produzioni, ma che nello stesso tempo ha un grande ruolo per la conservazione dell’ambiente della valle. Sono ben 34 gli ettari di prati che la famiglia sfalcia mantenendo verde la valle, mentre malga Tremalzo, sulla quale viene fatta la monticazione ad un’altitudine di 1600 metri, ha una superficie di altri 76 ettari. E’ una malga raggiungibile con la macchina e pertanto l’estate è meta di molti turisti che diventano i clienti privilegiati dei prodotti del caseificio. Proprio per avere a disposizione una sufficiente quantità di latte e quindi di formaggi, tutte le vacche vengono fatte partorire a primavera in modo che l’estate abbiano una buona produzione di latte, che viene trasformato in malga in una miriade di prodotti tutti eccellenti visto l’erba che brucano le vacche. Si va dalle caciotte fresche, ad un tipo Fontina, ad un formaggio fresco da fare alla piastra, alla ricotta, al burro allo yogurt. Ma la famiglia si è dotata anche di un agriturismo con servizio completo: 5 stanze con 15 letti, una sala ristorante con 40 posti a sedere, aperto per 7 mesi da primavera ad autunno e poi gli altri 5 mesi il fine settimana. L’alimentazione è fatta solo a secco, con foraggi dell’azienda.

Le forze lavoro coinvolte sono una potenza: oltre a Marco ci sono altri 2 fratelli che in tutti i momenti più impegnativi dell’anno danno una mano in azienda, ma c’è anche mamma Marina, grande cuoca che sa valorizzare al meglio tutti i prodotti dell’azienda dagli ortaggi, ai formaggi, alla carne: tutti prodotti che diventano pietanze della cucina tipica trentina. Alla base del menù troviamo infatti la polenta gialla, la polenta di patate, le nostre carni provenienti dalle vacche fine carriera che diventano fra l’altro degli ottimi ragù, ai dessert tipici trentini. “Certo, un ruolo importante lo gioca anche papà Daniele ancora molto giovane”, afferma. “Ma per le festività, causa Covid, purtroppo le prenotazioni sono calate”.

Fra i progetti futuri c’è l’ampliamento dell’ospitalità, ma anche dei locali per un maggior invecchiamento dei formaggi vista la forte richiesta di stravecchio, stagionando anche il formaggio di malga.

“Ma ci sono ancora altri piccoli progetti che per ora lascio nei sogni ma il più importante è quello di realizzare un’azienda nella quale anche i miei figli possano crescere e se lo vorranno proseguire nella nostra attività. Un’attività della quale io non sono affatto pentito, anzi che rifarei 100 volte”, dice Marco.

Il quale tiene a sottolineare che se non ci fossero loro, gli allevatori, l’ambiente sarebbe compromesso, e purtroppo di questo non c’è una sufficiente consapevolezza fra i cittadini. Oradini è membro del direttivo della Federazione Allevatori per la sua valle, in rappresentanza della decina di allevatori tutti con un giovane in azienda, che operano in valle. Il poco tempo libero lo dedica alla bicicletta, perché c’è anche una famiglia con la quale bisogna fare i conti. E’ sposato con Petra, che quando può gli dà una mano in azienda, ha 2 bambini: Diego di 7 anni e Gabriele di 3.













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